Giusva: da attore a killer

La storia di Giuseppe Valerio Fioravanti, il bambino prodigio che diventò terrorista

Ramelli, un ragazzo

“Intuivo la sofferenza che avrebbe provato e già stava provando. Ma qui comincia la mia colpa...”. 26 marzo 1987, parla Marco Costa

Sempre combattere

Dialogo fitto con Alberto Negri. “L’Italia? Un paese di morti viventi. Questo governo andrebbe preso a calci nel sedere...”

Il Nietzsche della catastrofe

Turbolento, psichedelico, apocalittico. È Nick Land, il profeta del disumano troppo disumano, che fonde desiderio macchinino, schizoanalisi, cortocircuiti sociali

La letteratura è propaganda

George Orwell ragiona sui legami tra arte e politica. “La propaganda, in un modo o nell’altro, si nasconde in tutti i libri”

Democrazia da zombie

Contro il “progresso democratico”, etica da parassiti. “L’Illuminismo Oscuro”: il libro sconvolgente di Nick Land

Contro il capitalismo

In un paio di discorsi di memorabile ferocia, Hugo Chavez si scaglia contro il sistema capitalista, il dominio dei ricchi, Obama, il Nobel per la pace che fa la guerra

Gli scrittori italiani sono sfigati

Vincenzo Profeta pubblica un libro impossibile, da samizdat, un autentico manuale della sovversione letteraria. Come portare Philip K. Dick a Kaos. Intervista lisergica

L’assoluto reazionario

Gettati nell’era del transumanesimo, oltre ogni tramonto, leggere Nicolás Gómez Dávila è un’ancora di salvezza per coltivare la nobiltà della reazione. I suoi “Escolios”, per fortuna, continuano a tormentarci

Alla mia patria ovunque essa sia

La modernità ci vuole tutti sradicati: occorre non avere radici né tradizioni né famiglia per essere i perfetti consumatori compulsivi delle metropoli. La soluzione, però, non è il revival del nazionalismo, argine ingannevole alle derive della globalizzazione. Questa vuota retorica è solo una costruzione immaginaria obsoleta, un’invenzione “scadente”, strumentale, imposta dall’alto per capitalizzare politicamente il malumore diffuso. È necessario invece, come insegnano Svevo e Pavese, Pasolini e Levi (scrittori italiani universali proprio in quanto “provinciali”) tornare alle piccole patrie interiori, patrie d’elezione individuali e perciò collettive: perché le uniche radici – multiple e celesti – sono quelle che ognuno decide di avere, le patrie vere sono solo quelle immaginarie, e prima di essere difese, vanno conosciute e interiorizzate.