Dopo la globalizzazione

E se sotto il caos voluto del Presidente americano si celasse una certa chiarezza, dimostrata dalle ultime iniziative dell’Amministrazione, sulla metamorfosi indispensabile nella strategia e sul divario tecnologico americano che in un futuro più o meno prossimo possa garantire l’egemonia? La politica americana spasima di capire cosa avverrà dopo la globalizzazione classica. E il mondo con essa. Cercare di fare un bilancio di questi primi mesi di nuova amministrazione statunitense, dunque, non è solo utile, è anche fondamentale per capire dove andrà l'Italia.

Alla ricerca di un nuovo equilibrio di potenza

Per gli Stati Uniti rinunciare alla “globalizzazione”, posto che il controllo sugli oceani resta pressoché assoluto, significa rinunciare alla propria stessa essenza imperiale. Il sogno parallelo e opposto dell’America profonda e dell’America europea. Vivere in maniera isolata o normale, il tutto mentre lo scontro ideologico tra coste e interno potrà assumere col tempo connotati sempre più violenti.

L’eterno ritorno del declino

Tutti gli imperi finiscono. La domanda non è come ma quando.

World War Woke

I Social Justice Warriors vanno alla guerra: come la retorica woke è diventata un’arma, e cosa significa per il futuro della geopolitica.

Il sicario dell’economia

Repubblica contro Impero in America: il dollaro, il debito e il sogno.

Webcrazia

Tra le difficoltà, gli imbarazzi e le ipocrisie di una classe politica culturalmente disarmata, colpevole di aver clamorosamente sottovalutato il rapporto tra democrazia e diffusione del sapere, incapace di regolamentare i giganti del digitale al punto da ritrovarsi nella spiacevole situazione della famosa rana bollita.

Per la patria e per profitto

Stefano Beltrame e Raffaele Marchetti guardano al passato della globalizzazione mettendo a confronto le compagnie mercantili del Seicento e le multinazionali di oggi. Un libro fondamentale.

Bettino, romanziere

La Spectre, dunque, esisteva

La democrazia è disgustosa

Reazionario, antiglobalista, violento. Torna in auge il libro proibito di Thomas Mann, “Considerazioni di un impolitico”. L’artista? Ha il dovere di sabotare lo Stato