Per aspera

La sfida lanciata dall’amministrazione Repubblicana all’Europa è totale. Le mancanze dell’Unione sono sottolineate senza pietà, e le vittorie storiche sono messe in dubbio. Su ogni fronte si apre una negoziazione serrata. Se oltreoceano si sa chi sia il negoziatore, da queste parti ci sono dei dubbi. Le corde toccate da Donald Trump qualificano le istituzioni belghe, ma appare irrisolta l’incognita italiana. Giorgia Meloni giocherà il ruolo di Mercurio, astuto messaggero e mediatore, o di Cavallo di Troia della fortezza europea?

La locomotiva è l’Europa

Kissinger evidenziava un problema importante nel chiedersi “Chi devo chiamare quando voglio chiamare l'Europa?”. La mancanza, non solo di un interlocutore, ma più in generale di un riferimento per quanto riguarda la politica estera europea ha contribuito al rallentamento del processo di integrazione tra gli Stati Membri più di ogni altra questione sovranazionale. Dal 2019, però, le cose stanno cambiando.

Paura e delirio a Bruxelles

Alla vigilia dell'incontro che scioglierà i dubbi sui "top jobs" europei, i futuri gruppi parlamentari non potrebbero essere più divisi di così. A destra Meloni e il suo ECR si ritrovano a far da cerniera fra popolari ed estremisti (mentre Orban e AfD pensano alla formazione di gruppi autonomi più a destra di Le Pen). Dall'altra parte della barricata manca la fiducia fra socialisti e popolari, mentre i verdi non voteranno la leader uscente senza rassicurazioni sulle politiche green. Nel marasma la possibilità che i franchi tiratori impallinino la spitzenkandidat si fa sempre più concreta. E su cosa accadrebbe in tal caso vige la totale incertezza, ammantata da un velo neanche troppo sottile di paura.

Gli amici e i nemici di Mario Draghi

Il Draghi in versione "consulente" UE ha senza dubbio acceso l'attenzione di molti verso gli ostacoli che rendono in Vecchio Continente meno competitivo nel mercato globale di quanto sarebbe lecito attendersi. Il suo discorso, nell'aprile scorso a La Hulpe, ha provocato così molte reazioni, che abbiamo sinteticamente raccolto.

Sovranità digitale

La raccolta europea dei dati è destinata a raggiungere entro il 2025 il valore di 829 miliardi di euro, così adesso la Commissione Europea tramite Thierry Breton si sta attivando per riappropriarsi del “cloud”.