Premessa/1. “Aeon” è una rivista digitale, bella, per lo più ‘patinata’, dove si ragiona di tutto un po’. L’hanno fondata, nel 2012, a Londra, i coniugi Hains, australiani di origine. La rivista è ricca di approfondimenti.
Premessa/2. Andrew Marzoni collabora con “Aeon” e a un certo numero di altre riviste. Ha anche un sito internet, in cui si presenta così: “Andrew Marzoni scrive canzoni & fa critica, suona la tastiera & la chitarra, insegna a New York”.
Premessa/3. Su “Aeon” Andrew Marzoni ha scritto un pezzo critico in cui le canta alla cultura ‘di destra’, diciamo così. Il pezzo s’intitola Hate reads, il sottotitolo è esemplare: “Il Canone occidentale non è carente di fascisti. Ma può l’estrema destra fare letteratura degna di questo nome?”.
La sintesi. La sintesi dell’approfondimento di Marzoni – 4100 parole esemplificate dalla fotografia di copertina: un gruppo di ragazzi, skinhead, che ridono, ostentando il braccio teso – è lampante. Bisogna ripulire, purificare il Canone dai ‘fascisti’. D’altronde, chi è di destra non fa letteratura. Fa schifo.
Il ragionamento. “Le accuse di ignoranza e di filisteismo avanzate di frequente contro la destra non sono prive di realtà: è stato dimostrato che livelli di istruzione elevati sono correlati a una visione sempre più liberal; il rifiuto della scienza, tra le altre forme di sapere, è una caratteristica distintiva delle attuali deviazioni del populismo di destra, dall’India al Brasile, da Washington a Mosca”. Insomma: chi è istruito è liberal, chi è cretino è di destra. Un ragionamento, devo dire, impeccabilmente… fascista. Marzoni prosegue fomentando il caos, mescolando T.S. Eliot, “l’arcitradizionalista modernista” (!) al ghiotto mercato dell’autopubblicazione di pamphlet nazistoidi, mixa Nietzsche (“ossessione intramontabile per i giovani arrabbiati”), F.T. Marinetti, Henry Miller, American Psycho, Julius Evola, Michel Houellebecq, Céline, Carl Schmitt e il Divin Marchese, tutti utili alla causa del superuomo di razza bianca e ad alimentare il suo ego funesto.
La resa dei conti. Marzoni conclude così: “L’attuale tendenza della letteratura di estrema destra è pseudo-accademica nelle sue pretese, ma priva di peso: il suo ambientalismo romantico, il culto neoclassico del fisico del maschio, le fissazioni sul determinismo tecnologico, l’ironia, ricordano i libri di inizio XX secolo, anche se lo stile non supera un inglese da liceali. Anche la funzione narrativa è la stessa: alimentare amarezza e solitudine, fomentare una politica reazionaria”. Segue la battuta: “Il fatto che i giovani fascisti vogliano essere presi sul serio come scrittori forse non è preoccupante quanto il loro desiderio di diventare poliziotti – se non altro, è una prova che il romanzo non è ancora morto”.
L’obiezione. Marzoni, con biforcuta spavalderia, mescola piani inconciliabili. Cosa c’entra l’agone politico con quello poetico? Esempio. Posso disapprovare le opinioni politiche di Ezra Pound ma ritenere i Cantos un’opera magnifica; può irritarmi che Giuseppe Ungaretti abbia implorato il Duce di scrivergli la prefazione al Porto sepolto, ciò non toglie che Ungaretti sia un grande poeta. Secondo esempio. Un tizio bravo, buono, sagace, che ha le mie stesse opinioni politiche e mi è pure simpatico può scrivere un romanzo di me*da. Il punteruolo estetico non bada al buon cuore di uno scrittore. Conclusione generica: uno scrittore scrive anche – se non soprattutto – ciò che non pensa, sfonda l’inaudito, sperimenta l’indicibile. Altrimenti, a cosa serve la letteratura?, sarebbe un mero surrogato della saggistica. Chi ha qualcosa da dire sul mondo, scrive saggi; chi inventa un mondo, con tutta la crudeltà inammissibile, scrive romanzi.
L’agnizione. Un libro ha l’obbligo di essere scomodo, deve farci urlare d’indignazione. Con un grande libro si lotta. Se ci conforta, non è un grande libro. Uno scrittore deve scrivere ciò che non va scritto, altrimenti, che senso ha scrivere?
La risposta. La risposta a Marzoni la faccio dare da Giovanni Raboni (fa pure rima). Il grande poeta – non proprio uno skinhead –, gran traduttore di Baudelaire e Proust, il 27 marzo del 2002 scrive sul “Corriere della sera” un articolo provocatorio, che trovate facilmente in rete. La sintesi è questa: “non pochi, anzi molti, anzi moltissimi tra i protagonisti o quanto meno tra le figure di maggior rilievo della letteratura del ’900 appartengono o sono comunque collegabili a una delle diverse culture di destra – dalla più illuminata alla più retriva, dalla più conservatrice alla più eversiva, dalla più perbenistica alla più canagliesca – che si sono intrecciate o contrastate o sono semplicemente coesistite nel corso del ventesimo secolo”. Segue lista, fitta, che alloggia sull’arca Borges e Nabokov, Jünger e Ionesco, Orwell, Brodskij, Yeats…
Il canone. Il canone esiste per essere cannoneggiato; se non c’è, siamo orfani della stella polare. Il canone non è un muro, un monolite: s’innalza perché qualcuno lo superi, vi passeggi in cima, alternando inchini a pernacchie. Non è una costituzione, il canone, ma la cartografia delle origini. Il canone può essere imposto o proposto, può essere ‘depurato’; può essere frutto del genio politico. Gli scrittori che oggi sono canonizzati, fateci caso, intervengono sui giornali, in radio, in tivù, dicendo buone cose di pessimo gusto, rincuorando gli animi, rincarando la dose dell’ovvio. Sono scrittori di ‘buon senso’, mentre alla letteratura chiediamo l’insensatezza del bello. Credo nel canone inverso, piuttosto, nei libri che non ‘formano i cittadini’ ma forgiano degli individui, nei libri stellati, che instillano cani nel nostro cervello. Credo nei libri che non danno pace. Eccone una cinquantina, per capirci.
I 50 libri fondamentali
Gli ultramondani
Bibbia
Corano
Veda
I-Ching
Bhagavadgita
Kojiki
Edda
Miti e leggende (a cura di Raffaele Pettazzoni)
Eschilo, Orestea
Virgilio, Eneide; Bucoliche; Georgiche
*
I monoliti
Ovidio, Metamorfosi
Beowulf
Sant’Agostino, Confessioni
Chrétien de Troyes, Perceval o il racconto del Graal
Murasaki Shikibu, Storia di Genji il Principe Splendente
Dante, Divina commedia
Shakespeare, Amleto; Re Lear; Macbeth
Cervantes, Don Chisciotte
Michel de Montaigne, Saggi
Luís Vaz de Camões, I Lusiadi
*
I romanzi assoluti
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
Herman Melville, Moby Dick
Lev Tolstoj, Guerra e pace
Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Joseph Conrad, Cuore di tenebra
Henry James, La tigre nella giungla
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto
William Faulkner, Requiem per una monaca
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte
Hermann Broch, La morte di Virgilio
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La poesia
William Blake, Libri profetici
Friedrich Hölderlin, Poesie
Arthur Rimbaud, Illuminazioni
Dino Campana, Canti orfici
Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi
Thomas S. Eliot, Quattro quartetti
Saint-John Perse, Esilio
René Char, Fogli d’Ipnos
Boris Pasternak, Poesie
Ghiannis Ritsos, Quarta dimensione
*
Gli inclassificabili
Blaise Pascal, Pensieri
Giacomo Leopardi, Zibaldone
Friedrich Nietzsche, La volontà di potenza
Antonin Artaud, Van Gogh il suicidato della società
Franz Kafka, Lettere a Milena
Lev Šestov, Sulla bilancia di Giobbe
Elias Canetti, Massa e potere
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3 libri-amuleto
Inoue Yasushi, Il fucile da caccia
Cormac McCarthy, Meridiano di sangue
Mario Pomilio, Il quinto evangelio