Fin dalle prime righe, il romanzo di M. Ageev catapulta il lettore in un piccolo microcosmo di vizi e depravazioni adolescenziali. Il protagonista è il moscovita Vadim Maslennikov, liceale di scarsi mezzi, animato dal desiderio di abbandonarsi a ogni sorta di bassezza.
Bevevo vodka perché era ritenuta un elemento indispensabile di superiorità, il mezzo con cui si dimostrava, chissà perché e chissà a chi, la propria forza.
M. Ageev, Romanzo con cocaina
Il romanzo narra di una caduta morale e spirituale, che si consuma in un crescendo di azioni sempre più sordide e meschine, che lo stesso Vadim confessa con schietta e brutale sincerità: il disprezzo con cui vessa la sua povera, vecchia madre, che incarna con la sua figuretta patetica e misera tutto ciò di cui si vergogna e detesta, salvo poi tormentarsi con i sensi di colpa, il susseguirsi di relazioni amorose improntate al libertinaggio, fino alla caduta finale negli abissi della tossicodipendenza.
Nella scrittura a tratti graffiante a tratti malinconica di Ageev sono presenti gli echi voluttuosi dei Paradisi Artificiali di Baudelaire, la sistematica precisione nel descrivere gli stati deliranti indotti dalla droga delle Confessioni di un mangiatore d’oppio di De Quincey, ma l’impronta è tipicamente dostoevskiana, di cui Ageev era un grande estimatore. Il romanzo è incentrato nel descrivere i conflitti psicologici del protagonista, innumerevoli sono gli omaggi e i richiami a Delitto e Castigo, (se il tormentato Raskol’nikov è colpevole dell’omicidio di una vecchia usuraia, il giovane Vadim è egualmente colpevole di aver, con la sua depravazione, ucciso “metaforicamente” sua madre) ma nell’opera c’è anche molto della disarmante, morbosa sincerità dell’uomo del sottosuolo. L’adolescente di Ageev è intrappolato in un bozzolo di solitudine e di egoismo, incattivito da uno strisciante senso d’inferiorità, di cui è acutamente e dolorosamente consapevole. Il racconto è il dramma di un giovane che, soffocando in sé ogni emozione positiva, consuma in un isolamento volontario, da uomo del sottosuolo per l’appunto, la sua tragedia.
Una moltitudine di pensieri malvagi cominciarono a tormentarmi. E una donna così vecchia avrebbe dovuto capire che il suo abbigliamento mi copriva di vergogna, e che non c’era mica bisogno di gironzolare per il ginnasio; era lei ad avermi costretto a mentire, a privarmi della possibilità di invitare a casa i miei compagni. Guardavo come mangiava la zuppa, come sollevava il cucchiaio con mano tremante spargendone una parte nella scodella, guardavo le sue guance gialle, il naso che arrossiva per via della zuppa calda, e la odiavo in modo furioso e straziante.
M. Ageev, Romanzo con cocaina
È nella sua contraddittorietà che il giovane Vadim acquista forma drammatica e diventa un personaggio letterario a tutto tondo, spaventosamente umano nel suo continuo oscillare tra sentimenti meschini e sensi di colpa, aspirazioni ideali e azioni immorali. La coscienza infatti è un pungolo che seppur lo tormenta non gli impedisce di compiere azioni malvagie. L’approdo alla cocaina è soltanto il culmine di un percorso di auto distruzione che si percepisce fin dalle primissime righe del romanzo. Vuoti, aridi e superficiali sono i rapporti con i compagni di classe; cinica e spietata è la visione della vita che abbraccia. Non vi è spazio per l’ingenuità o l’idealismo, è indifferente alla guerra tanto quanto agli ideali rivoluzionari, nella vita dell’adolescente di Ageev, che ha fatto proprio l’assioma hobbesiano homo homini lupus.
La vita dell’uomo sciocco è più semplice rispetto a quella dell’intelligente, quella del furbo è migliore rispetto a quella dell’onesto, l’avido è più a suo agio del buono, per il crudele è più piacevole del debole, per l’arrogante è un lusso rispetto all’umile, per il bugiardo è più ricca rispetto al giusto ed è più dolce per i lussuriosi invece che per i virtuosi. Così è stato e così sarà in eterno, finché sulla terra sarà vivo l’uomo.
M. Ageev, Romanzo con cocaina
Una svolta nella vita di Vadim avviene quando incontra la bella Sonja; animato dal desiderio di piacere alla ragazza, rompe finalmente la sua corazza di cinismo. La presenza di Sonja sembra esercitare inizialmente un’influenza positiva sull’animo del giovane: “Sonja era riuscita a riportare in vita quei sentimenti che da tempo avevano cessato di respirare dentro di me,” ma non appena ella si allontana dalla sua visuale, ritorna alle sue vecchie abitudini, tiranneggiando la madre ed estorcendo denaro alla sua vecchia bambinaia. In questa fase Vadim oscilla tra il desiderio di amare e rendere felici le persone che gli stanno attorno e una natura attratta dalla violenza. Questa duplicità, di cui è acutamente consapevole, gli impedisce d’instaurare con la sua amata un legame autentico e genuino e di fatto lo condanna a priori a “recitare una commedia”, che mina il suo rapporto con Sonja, rapporto nel quale si consuma tutto il dramma della solitudine e dell’incomunicabilità. Ed è proprio con questa duplicità che ci avviciniamo al nocciolo filosofico che sta alla base dell’intero romanzo.
Dovete rendervi conto che il meccanismo delle nostre anime è il meccanismo dell’altalena, dove dal potente slancio dalla parte della Nobiltà dell’Anima, corrisponde un potente rimbalzo dalla parte della Rabbia Bestiale. Questa ambizione a lanciare l’altalena spirituale dalla parte dell’Umanità e l’inevitabile conseguente rimbalzo verso la Bestialità è una linea meravigliosa e al tempo stesso sanguinosa che attraversa l’intera storia umana, e noi vediamo che proprio le epoche particolarmente appassionate, quelle contraddistinte da forti slanci di direzione dello spirito e della giustizia, ci appaiono particolarmente terribili per l’intermittenza in loro di incredibili crudeltà, di malefatte sataniche.
M. Ageev, Romanzo con cocaina
Secondo Vadim l’uomo non appena prova sentimenti elevati, sente più forte il desiderio, per contrasto, di compiere azioni bestiali. Questa riflessione deve in parte la sua ragion d’essere alle crudeltà, di cui lo stesso Ageev fu testimone, dei rivoluzionari, che all’alba di una nuova era, in nome della libertà, della giustizia e della prosperità, compirono con rabbiosa esaltazione massacri, omicidi e distruzioni, ma è anche una fenomenologia dello spirito. Il fine delle azioni umane non è la realizzazione dell’atto in sé, ma il mantenimento di un equilibrio psichico, una quiete che si realizza soltanto nell’oscillazione tra due moti opposti e complementari. L’etica in effetti non è soltanto confutata, ma scalzata da una visione meccanicistica dei fenomeni psichici.
Se un uomo aspira a rovesciare il governo zarista e un altro un governo rivoluzionario, se uno vuole arricchirsi e l’altro distribuire le proprie ricchezze ai poveri, allora tutte queste aspirazioni contradditorie testimoniano solo la varietà del genere dell’attività umana, varietà, che nel migliore dei casi, potrebbe servire a caratterizzare le singole personalità; al contrario il motivo delle attività umane, per quanto disparate esse siano, è sempre lo stesso: il bisogno di realizzare nel mondo esterno, quegli eventi che poi, venendo riflessi nella coscienza, provocano una sensazione di felicità.
M. Ageev, Romanzo con cocaina
Il giovane Vadim abbraccia o più precisamente soccombe a questa visione della vita, che vede nell’appagamento delle proprie ambizioni, condizione indispensabile per il raggiungimento della felicità, il fine ultimo dell’esistenza. Ma una felicità che dipenda dall’instaurarsi di determinate condizioni è per forza di cose mutevole, soggetta a improvvisi e repentini rovesci di fortuna. Il mantenimento di suddette circostante richiede un costante impegno, una granitica forza di volontà che il più delle volte soccombe, schiacciata dalle circostanze avverse. Ciò determina nell’uomo ansia, angoscia e frustrazione. Gli stoici, per arginare tale angoscia esistenziale, avevano ricercato nell’autarchia, il fondamento della saggezza e della felicità. Il giovane Vadim invece, dopo la drammatica rottura dei suoi rapporti con Sonja, scopre nella cocaina tale ideale d’indipendenza: la cocaina infatti riesce a riprodurre, in assenza di condizioni esterne favorevoli, uno stato di benessere mentale.
Ed è in questo meccanismo che si esplica la forza della cocaina, la sua seducente attrattiva. Nella pretesa di trasformare con un semplice atto di volontà “l’abitacolo di fango” nel quale siamo rinchiusi in un paradiso a portata di mano, vi è un’ingenua e tratti perversa volontà di potenza. Vadim scopre troppo tardi la trappola della droga. Anche quando ormai la cocaina ha smesso di esercitare su di lui il suo influsso piacevole, egli non può, non riesce a liberarsene, perché è subentrata la dipendenza e lentamente precipita in una spirale di allucinazioni, paranoia e deliri. Drammatici e angoscianti sono gli ultimi capitoli, nei quali viene descritta la progressiva dissoluzione del giovane Vadim. Ombre inquietanti si annidano nei meandri della sua stessa mente, soggetta a una terrificante disgregazione psichica:
Io che resto paralizzato per ore vicino alla porta di questa stanza silenziosa, sotto l’effetto della cocaina, impietrito dalla stupida e terribile paura che qualcuno entri e veda i miei terribili occhi. (…) Terrore che peggiorava perché io stesso non sapevo chi o cosa mi faceva paura, e allora per delle lunghe ore, in un terrore selvaggio, sedevo accartocciato accanto alla porta.
M. Ageev, Romanzo con cocaina
Inevitabile e preannunciata è la conclusione del romanzo, che termina, dopo un disperato tentativo di ricovero in ospedale, con il suicidio per overdose del protagonista. Al di là del valore storico, letterario e filosofico dell’opera, la parabola esistenziale del giovane Vadim ci offre un quadro realistico della dipendenza da cocaina, dipana i misteri e gli orrori della droga, scava nei meandri della mente umana, analizzando con spietata lucidità i meccanismi psichici che da sempre predispongono e tentano l’uomo verso l’irraggiungibile idea di un paradiso terrestre a portata di mano.