OGGETTO: Rivoluzione Punk!
DATA: 31 Marzo 2021
Eduard Liminov tratteggia il ritratto del Condottiero ideale
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“Il nostro movimento, bisogna dirlo, si è composto raccattando la generazione dei punk. La non riconosciuta generazione punk, che in sostanza in Russia tranne che a noi non serviva a nessuno, ha unito organicamente la povera gioventù russa. Povera, provinciale, mezza criminale, sul filo del rasoio. Il fatto che l’idolo-punk Egor Letov, innalzandosi alla pari del Condottiero, sia entrato nel movimento ci ha fornito un lungo afflusso di giovani. Sembrava allora senza fine. (…). I ragazzi e le ragazze insorgevano innanzitutto contro le proprie famiglie, contro la quotidianità, dove negli angusti appartamenti vagavano mamme grassissime e padri in mutande impregnati di fumo e mezzi ubriachi. Allo spiccio mondo spirituale degli appartamenti dei propri genitori e a tutte queste mutande e sarafan sporchi i punk opponevano il proprio assordante mondo dell’eccesso, di creste verdi e orribili ululati. (…). Lo so che sembra di sentir parlare uno studioso, e per di più puntiglioso, ma questa è la verità. La generazione dei punk ha instaurato delle anti-norme e un’antimorale e ha così realizzato una vera e propria rivoluzione, può darsi anche più seria della rivoluzione di Pietro Primo. A dire la verità non si è riuscito ad imporla in tutta la Russia. Solo alla gioventù e per un breve lasso di tempo.”

Pag. 18

Egor Letov, icona degli anni 90 e fondatore del gruppo musicale “Graždanskaja Oborona”

Anni 90′, Russia. Questa lapidaria sentenza è l’ineludibile e tremenda cornice di un pastiche letterario non ancora tradotto in italiano: Verrà un Condottiero affettuoso di Eduard Limonov (2019). È evidente il riferimento alla poesia There Will Come Soft Rains della poetessa americana Sara Teasdale.  Questo romanzo breve racconta il fallito tentativo di annessione da parte dell’organizzazione partigiano-terroristica di Limonov della regione nord del Kazakistan, cioè dell’unica regione Altaj a non far parte dell’omonima repubblica e quindi della Federazione Russa. Bisogna subito avvertire chi è avvezzo al carattere tempestoso e risoluto di Limonov: questo libro non narra le gesta eroiche e straordinarie di un’esteta eccentrico. Nessun volo su Vienna. Infatti, almeno due terzi del libro sono occupati da tutte le operazioni preparatorie del gruppo: sopralluoghi, ricerca di finanziamenti ed armi e addestramento (anche se, a dire la verità, abbastanza blando, dai russi ci si aspetta sempre di più!). Ma il tema principale non è nemmeno questo. In questa opera lo scrittore raffigura il proprio ritratto ideale di condottiero politico-militare. L’impianto e le tecniche narrative utilizzate sono interamente rivolti a questo fine. 

Il narratore è un partigiano affiliato all’organizzazione eversiva di Limonov, nome di battaglia Koleso (in russo, ruota), un adolescente non molto istruito. Koleso fa parte di quella generazione underground che nei difficilissimi anni ’90 è allo sbando: essa guarda alla politica come unica ed estrema ragione di vita. Per questi giovani la politica è inconcepibile senza “il ferro”, cioè senza le armi. Molto spesso, soprattutto dopo aver riportato i dialoghi fra terzi o le lettere dello stesso Condottiero, Koleso interrompe la narrazione ricordando che è di nuovo lui a raccontare: “questo sono io, Koleso” (eto ja, Koleso). Motto che ricorda il primo libro di Limonov “Questo sono io, Eddy”. L’utilizzo di questa tecnica narrativa determina interamente il ritmo della narrazione: inizialmente è Koleso a descrivere direttamente il Condottiero e ciò che capita, successivamente la narrazione sarà costituita quasi totalmente dalle lettere dello stesso Condottiero lette e “spiegate” da Koleso e, infine, si ritorna alla narrazione dei fatti del primo tipo. È in questo modo che lo scrittore plasma l’immagine ideale di sé che vuole trasmettere. Il Condottiero viene descritto prima da lontano, si fatica addirittura ad immaginarselo. Infatti, solo dopo qualche mese il nostro Koleso entrerà in contatto con lui, fino ad avere accesso al suo diario personale. Con un quadro un ritratto del genere difficilmente sarebbe riuscito. Questo particolare tipo di narrazione non solo prepara il lettore al primo vero e proprio impatto con il carisma e l’autorevolezza del Condottiero, ma è causa del pastiche linguistico che caratterizza questa opera. Il linguaggio di Koleso è quello di un adolescente poco istruito degli anni ’90. Errori ortografici e grammaticali, parolacce (anche se non molto frequenti), espressioni colloquiali e molti slang: il tutto inserito in una struttura sintattica molto semplice. Quando invece il narratore riporta le lettere del Condottiero, lo stile cambia radicalmente: si possono incontrare termini abbastanza desueti, anche se mai eruditamente accademici ed espressioni in inglese. Le citazioni di altri poeti non abbondano. In una lettera riportata a pag. 65 il Condottiero afferma che se nella giovinezza avesse avuto i soldi, sarebbe sicuramente morto in qualche guerra civile come Byron e, alla fine di pag. 76, è citato Blok. In ogni caso il Condottiero non fa oculatamente sfoggio della propria cultura: cioè lo allontanerebbe dai suoi commilitoni e lo farebbe apparire come un topo da biblioteca, inadatto all’azione. Non a caso egli spesso adotta termini ed espressioni che lo avvicinano al suo seguito.

Il Condottiero del futuro deve essere razionale, affettuoso e calmo ma mai, rispettivamente, freddo, debole e indolente. Il Condottiero ha vissuto in giro per il mondo, è un baluardo di esperienza e ricordi. Il tema dei ricordi è molto ricorrente nell’ultimo Limonov. Non a caso nel suo ultimo libro Il vecchio che viaggia (Starik putešestvuet) l’autore ricostruisce e descrive molto accuratamente gli avvenimenti più importanti della sua vita a partire dall’infanzia. A detta del redattore principale della casa editrice “Individuum” Feliks Sandalov, che aveva incontrato lo scrittore due settimane prima della sua morte, l’analisi dei ricordi operata da Limonov in questa opera non ha finalità puramente descrittivo-autobiografiche: infatti essa, considerata dal primo un esempio di “travelogue”, è pervasa da un’atmosfera “allucinatoria” dalla quale scaturisce la sua poeticità. 

Il Condottiero del futuro ha definitivamente rinunciato alle donne “in nome delle masse” e della sua missione politica ma, a dir la verità, è anche molto ingenuo. Più volte non si rende conto che polizia e corpi speciali non solo sono al corrente dei suoi piani, ma sono passati già al setaccio del suo gruppo. Nei primi anni ’90 un gruppo di giovani composto, tra l’altro, da molti moscoviti vivono in cima alle montagne nella repubblica Altaj, ricevono soldi e armi dai businessmen locali a capo di organizzazioni criminali e il Condottiero non si insospettisce nemmeno quando per la prima un elicottero sorvola sulla loro izbuška. Il Condottiero ha una grande cultura e, soprattutto, sa come usarla. Infatti, egli è profondamente consapevole del fatto che per l’unione del suo gregge è indispensabile la creazione di una liturgia, di una simbologia. Per questa ragione meramente strumentale inventa su due piedi una divinità (“Il Signore della taiga” o “l’Universo”) e un rito religioso simile, per le modalità e la frequenza, alla preghiera musulmana (precisamente il Condottiero decreta che tre volte al giorno è abbastanza). Per la stessa ragione strumentale sono citati Maometto e Mao: sono nomi esaltanti e abbacinanti che creano un’area di grandiosità. Nonostante l’oculata consapevolezza di questa scelta, sembra che a volte lo stesso Condottiero creda alla sua creazione. Ciò accade più di una volta. Bisogna crederci davvero per farcela!

Eduard Limonov, scrittore e leader del movimento nazional-bolscevico.

Il Condottiero motiva l’invenzione di questa ritualità sacrale partendo da una critica della religione che si rifà ai concetti di cultura e natura.

“La cultura, ovviamente, è sempre superiore alla natura. La cultura offre sempre qualcosa su cui riflettere. Ma la natura può essere amplificata (il suo dominio) grazie alla mistica. La mistica, in questo senso, è la cultura della natura (culture of nature). In natura non c’è niente da fare, in essa ci sono così pochi fatti. Escluso ovviamente il caso in cui la natura venga popolata da dei e spiriti e non si supponga che essa non sia indifferente all’uomo.”

Pag. 90

Ora è quindi chiaro il senso della religione. Essa infatti “era indispensabile all’uomo fino a che ha vissuto in solitudine con la natura (con la Natura) [in questo ultimo caso nell’originale “con” è in russo e Natura in inglese “Nature”]. Quando è comparsa la civiltà (cioè le conoscenze accumulate sul mondo da parte dell’umanità, incluse anche le illusioni), allora la necessità della religione è venuta meno. Le persone credono più nelle rotaie, nell’elettricità, nella televisione, a Marilyn Monroe, e non al Signore Dio”

Pag. 91

Anche la scelta della barba non è causale. Sulle vette mistiche delle montagne dell’Altaj, dove sono tuttora diffuse forme di buddismo e Tengrismo, il Condottiero brama di apparire come un antico saggio cinese: moderato, paziente, imperturbabile. Ma questo non è tutto. Dopo aver forgiato a sua immagine e somiglianza il proprio esercito, il Condottiero elenca gli obiettivi fondamentali della sua azione politico-militare: “Lineamenti del futuro”

1. Gli alcolisti saranno riuniti in luoghi speciali dove lavoreranno per il bene della Patria. Fino alla guarigione. L’assunzione di alcool non sarà vietata. 

2. Le donne saranno obbligate a partorire non meno di tre bambini entro i 30 anni d’età. 

3. L’uso di droghe non verrà punito. Le droghe leggere (hashish o marijuana) non verranno legalizzate, ma non saranno nemmeno vietate. La vendita e la diffusione delle droghe sintetiche sarà severamente vietata e punita con lunghe detenzioni. 

4. Non sarà vietata nessuna forma di convivenza sessuale. Le famiglie non verranno particolarmente incentivate, i bambini saranno educati negli orfanotrofi. Bambini imperiali. 

5. I ragazzi a partire dai 14 anni e le ragazze dai 15 anni presteranno servizio militare, tutti senza eccezione. Un anno in tempo di pace, e fino alla vittoria in tempo di guerra. Dall’età di 7 anni i bambini inizieranno a studiare scienze militari, geografia, storia e scrittura di poesie.

6. Saranno fondati rigidi templi di pietra e metallo al Caos dell’Universo (all’Abisso del Caos) e, separatamente, i Templi al Seme umano. I secondi in qualità di simboli di fertilità e immortalità del genere umano. 

7. Gli aborti saranno vietati. Le donne potranno andare a partorire nella “Casa della gravidanza” (Pregnancy House) a spese dello stato. Dopodiché, dopo aver allattato il bambino fino all’età in cui non ha più bisogno di latte, le donne possono andarsene, lasciando il bambino allo stato. 

8. L’alloggio. Sarà imposto il sistema degli obščežitie e (o) l’affitto dell’alloggio. (…)

9. E la capitale? Noi non avremo una capitale. Utilizziamo quelle altrui. Tutte le volte questa diventerà il Quartier generale del comandante Supremo” (pag.74).

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