Scienza & science fiction. La scienza passa per la science fiction. La profezia precede l’analisi; la letteratura anticipa i fatti; il futuro è frutto di una narrazione.
Alla corte del ministro. Florence Parly è Ministro della difesa francese dal 2017, nominata dopo le dimissioni di Sylvie Goulard. Classe 1963, già socialista, già Segretario di Stato per il Bilancio del Governo Jospin, vent’anni fa, è stata direttore generale di Air France, poi ha diretto SNCF – la società nazionale ferroviaria francese – è nel board di Zodiac Aerospace, che si occupa di aerei, soprattutto di progetti aerospaziali. Il 4 dicembre scorso il Ministro Parly ha annunciato pubblicamente, attraverso il “Forum innovation défense”, la sua strategia per prevedere il futuro. Per vincerlo.
Red Team: che cos’è? Il sito, per lo più, pare la quinta di un videogame. La novità annunciata dal Ministro ha un nome, un logo, un ‘pacchetto’ perfetto (che cela, forse, il ‘pacco’). Il nome è Red Team, il logo simula un simbolo militare, la foggia pare ricalcare Star Trek. In ogni caso, si dicono così: “Sviluppato durante la Guerra Fredda dalle forze armate statunitensi, il Red Team simulava l’azione dei nemici, in grado di valutare le tattiche e le azioni di difesa del Blue Team. Questo concetto si è modificato, riferendosi ora alla sfida di immaginare modalità d’azione e strategie del nemico in tutte le aree di conflitto del XXI secolo, in connessione con le evoluzioni delle società e degli Stati del mondo”. In poche parole, meno evocative. Red Team è esito di un progetto tra Agence Innovation Défense – cervello del Ministère des Armées – con l’Université Paris Sciences & Lettres. Un anno fa si è lanciato un bando, rivolto a scrittori, disegnatori, sceneggiatori. L’ipotesi di fondo è “anticipare mutamenti tecnologici, economici, sociali e ambientali che potrebbero generare potenziali conflitti tra 2030 e 2060”. Gli scrittori sono gli autentici strateghi, la scienza lavora al fianco della fantascienza, i militari con le milizie del verbo.
Rovinare le sacre verità. Dimenticate frasi come: “la realtà supera la fantasia”. Oppure, “la vita è un sogno”. Tutto – compresi i nostri sogni – dipende dall’immaginario. Dalla forza di forgiare miti.
Le cose che non quadrano. Il progetto Red Team va letto con più sguardi. Quello superficiale è che è una operazione promozionale della difesa francese. Ormai l’esoterico – soprattutto quello – passa per l’essoterico. Il sito pare narrare una serie su Netflix, il primo ‘scenario’, Les nouveaux pirates, è studiato come un film, ben confezionato, al crocevia tra George Orwell e Mad Max. “Le Point” ha scritto che un paio di membri del Red Team, il disegnatore Hermès e lo scrittore Capitaine Numericus, si celano sotto identità fasulle, “per evitare rivolte e ritorsioni sui social”, dacché “la comunità della fantascienza è per lo più orientata a sinistra e può reagire ferocemente di fronte a iniziative di questo genere”. Che scaltrezza. Ecco. Le cose che non quadrano sono: il nome inglese, lo scimmiottamento americano da parte della napoleonica Francia (una iniziativa simile era stata varata da Ronald Reagan, che aveva assunto, come creatori di altri prevedibili mondi, Robert A. Henlein, Poul Anderson e Larry Niven). E il fatto che, per essere una operazione strategica del Ministro della difesa, sia del tutto ‘pubblica’. Promozionale, appunto.
Al quarto mondo della narrazione. L’iniziativa, però, è efficace, sostanziosa, stratificata. Lo dicono i nomi dei protagonisti. Laurent Genefort, celebrato scrittore di fantascienza, notissimo per il ciclo di “Omale”, Romain Lucazeau, lo sceneggiatore Xavier Dorison. Tutta gente, va da sé, sconosciuta in Italia, dove, di norma, sono i politici a inventarsi una seconda vita da scrittori e la scrittura è ancella della sociologia o della sociopatia. Lo scrittore, d’altra parte, non crea ‘scenari’: eventualmente ipotizza mondi, conclusi, in clausura estetica.
“La dialettica di tutti i conflitti”. Piuttosto, il progetto Red Team, al netto del barbarico packaging del sito, va letto in relazione alla “teoria dei giochi” e, in campo francese, ad esempio, al lavoro di Guy Debord su Le jeu de la guerre, per cui “si può affermare che il Gioco della Guerra riproduce esattamente la totalità dei fattori operanti in guerra e, più in generale, la dialettica di tutti i conflitti”. Che poi prevedere uno ‘scenario’ significhi sconfiggerlo, cioè impedire che si realizzi, sta nelle previsioni del gioco.
Morale della favola. Alla peggio, il Red Team creerà una nuova serie televisiva, un ciclo di libri, una collana editoriale (sovietica idea già percorsa da Maksim Gor’kij). Non sarebbe secondario. Le guerre si vincono dominando l’immaginario, costruendo nuovi miti, spazi di adesione, di reazione. Di conflitto.
*In copertina: Otto Dix, tavola dal ciclo “La guerra”, 1924