L'editoriale

Oriente e Occidente, di nuovo

La guerra delle spie è la risposta italiana di fedeltà alla chiamata "America is back" di Joe Biden. Un maremoto, un terremoto, il segnale inequivocabile del ritorno dello scontro tra Oriente e Occidente.
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Ormai già si intravede l’orizzonte globale post-pandemico. Le relazioni internazionali mutano in maniera repentina. E non poteva essere diversamente ora che le vaccinazioni corrono sempre più veloce. Diversi settimane fa, e sembra quasi un’epoca fa, su queste colonne digitali si era provato a pensare a una teoria dei “Cinque Occidenti” (Stati Uniti, Inghilterra, Israele, Vaticano e Unione Europea) in cui si tracciava l’implosione del blocco occidentale nel suo complesso come conseguenza dell’affermarsi della sola anglosfera. Quella voluta da Donald Trump e Boris Johnson, l’asse Washington-Londra in chiave anti-europea. Di fronte alla transizione politica alla Casa Bianca, col riposizionamento strategico degli Stati Uniti d’America, Inghilterra e Israele, che avevano ampiamente anticipato lo scenario, si sono sganciate rapidamente e hanno fatto da sé nella lotta contro l’epidemia. Due “piccoli regni” indipendenti nel Nord dell’Europa e nel Vicino Oriente, due oasi “Covid free” in mezzo alle rovine di un mondo che non riesce nemmeno a uscire di casa. E in mezzo un Papa, slegato da ogni logica geopolitica, che in piena chiusura degli aeroporti, è volato insieme a un esercito di vaticanisti in Iraq per riportare Abramo in terra di Abramo.  

Ora che negli Stati Uniti sono state già somministrate più di 100 milioni di dosi e si procede spediti verso il ritorno alla normalità, il suo apparato politico si proietta fuori dai confini nazionali per ricompattare l’asse euro-americano. E per farlo ha spostato il raggio di azione proprio in Italia, governata da un premier, Mario Draghi, che si è insediato a Palazzo Chigi anche tramite la “finestra americana” aperta dall’elezione di Joe Biden, il quale risulta anche il perfetto mediatore con il Vaticano per via del suo rapporto diretto e privilegiato con Bergoglio (pare che non abbia bisogno di nessuna intercessione del Segretario di Stato Pietro Parolin).

Per gli appassionati di giochi da tavola

Il nostro Paese è stato negli ultimi anni “un pessimo allievo”, l’anello debole della Nato: prima il governo Conte I lo ha portato sulla Via della Seta, mentre nel Mediterraneo allargato la Farnesina si è inserita nella dinamica russo-turca, senza intralciarla, infine con l’epidemia in corso e l’impotenza dell’Unione Europea sui vaccini, alcuni governatori delle regioni hanno spinto troppo insistentemente per Sputnik V. Sullo sfondo di questo movimento oscillatorio, tra terra e mare, tra Occidente e Oriente, c’era come c’è tutt’oggi quella che Marco Minniti intervistato da Gian Micalessin su Il Giornale, ha definito “una guerra di 007 molto vasta”. Così Roma, la più levantina delle città occidentali, è diventata la capitale degli intrighi internazionali, un caravanserraglio di americani, russi e cinesi, come ha sottolineato bene Gianluca di Feo su Repubblica in questi giorni.  Insomma, tutti spiano, come ha ribadito anche l’ex generale del Sisde Mario Mori, ma per gli alleati è una questione di monitoraggio, per i nemici invece si tratta di un atto di ostilità.

La spy story, degna delle migliori serie televisive oggi sulle piattaforme, che ha visto protagonista il Capitano Walter Biot, si inserisce perfettamente in questo Grande Gioco dell’intelligence. La sua attività illecita ha avuto un clamore mediatico imponente oltre alle scontate conseguenze istituzionali (con la convocazione dell’ambasciatore russo da parte della Farnesina su ordine di Mario Draghi che ha importo una linea dura). Clamore utile soprattutto a mandare un segnale chiaro, una sorta di prova di fedeltà nei confronti degli Stati Uniti. Non a caso è arrivato oggi, preciso come un orologio svizzero, l’editoriale a quattro mani su Repubblica, firmato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, i quali hanno ricordato che quest’anno si celebra il 160esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. America is back e con lei tutto il campo occidentale. E la Russia, che non è riuscita a trovare spazio nemmeno con il vaccino in un’Europa che ne aveva urgentemente bisogno, sa ora più che mai di non potersi ritagliare uno spazio ufficiale nel Vecchio Continente. Il Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif) ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la società cinese TopRidge Pharma “per cooperare nella produzione di oltre 100 milioni di dosi l’anno” in Cina del vaccino russo Sputnik V contro il Covid-19, mentre il governo di Pechino a sua volta ha firmato con la Repubblica Islamica dell’Iran un Partenariato strategico venticinquennale, basato su vendita di petrolio, investimenti e condivisione di informazioni. Oriente e Occidente, ancora una volta, sono sempre interconnessi seppur guardandosi ancora da più lontano.


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