OGGETTO: Nessuno sorveglia i sorveglianti
DATA: 17 Aprile 2023
SEZIONE: Società
FORMATO: Analisi
Nell'epoca delle notizie false, è emerso con forza il ruolo dei fact-checkers, custodi della verità oggettiva. Anche se molte critiche possono essere sollevate sulla loro presunta imparzialità.
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Nel lessico giornalistico, il fact-checker è una persona il cui compito è quello di accertare che gli avvenimenti citati e i dati usati in un testo, o in un discorso, siano riportati correttamente. La verifica dei fatti ha il preciso scopo di portare allo scoperto errori, imprecisioni e menzogne.

In quanto mezzo di comunicazione di massa, internet veicola ogni genere di notizia e informazione con una velocità mai sperimentata prima dall’uomo e, secondo alcuni, è giunto il momento di porre un freno a questo genere di divulgazione selvaggia.

A questo scopo, nel 2015 è stato lanciato l’International Fact-Checking Network (IFCN) di Poynter, per riunire la crescente comunità di fact-checker in tutto il mondo nella lotta globale contro la disinformazione. 

Lo scopo del progetto è quello di abilitare i verificatori di fatti attraverso il networking, promuovendo l’eccellenza del controllo dei fatti con più di cento organizzazioni in tutto il mondo, rilasciando loro una certificazione con validità annuale.

The Poynter Institute for Media Studies è una scuola di giornalismo no-profit situata a St. Petersburg, in Florida, ed è stata finanziata con una donazione di 1,3 miliardi di dollari da parte di Omidyar Network (la società di investimento filantropica del fondatore di eBay) e dalla Open Society Foundation (istituita dal magnate miliardario George Soros).

Insomma, per accreditarsi come fact-checker bisogna essere in possesso un’attestazione, esattamente come un medico deve essere iscritto all’albo per poter esercitare la sua professione.

Fino a qui sembrerebbe non esserci nulla di male, eppure qualcosa non torna.

Prendiamo ad esempio Instagram – uno dei social network più utilizzati al mondo, con una portata di più di un miliardo di utenti – e analizziamo come funziona il suo meccanismo di controllo delle informazioni.

È sicuramente capitato a tutti, almeno una volta, di condividere un post e di ricevere, pochi secondi dopo, una notifica – corredata da un triangolo equilatero con all’interno un punto esclamativo – che annuncia: “Informazioni false nel tuo post”. Si spiega, quindi, che i fact-checker indipendenti presso Open hanno stabilito che il contenuto non è veritiero e che, quindi, il post verrà rimosso.

Open – membro del 2021 dell’International Fact-Checking Network – è un progetto giornalistico indipendente che mira a monitorare le notizie false o fuorvianti, fornendo un servizio di corretta informazione. 

Termini quali “indipendente”, “imparziale” e “trasparente” vengono oltremodo abusati in campo editoriale; tuttavia, conducendo un’analisi più approfondita, è facilissimo comprendere come gli scopi di ogni organizzazione siano legati a doppio filo ad altre organizzazioni.

Il giornalista ed editore Nelson Poynter fondò il Modern Media Institute (oggi  Poynter Institute) come scuola per giornalisti nel 1975 e alla sua morte, nel 1978, tramite testamento trasferì all’istituto la sua proprietà di controllo della St. Petersburg Times Company. Quest’ultima cambiò nome in Times Publishing Company ed è una casa editrice di periodici statunitense che possiede molte altre pubblicazioni e siti web, il cui quotidiano di punta è il Tampa Bay Times. Ma il progetto più importante è PolitiFact, un sito giornalistico che si occupa di fact-checking nella politica americana, che ha vinto il premio Pulitzer per il reportage nazionale nel 2009. 

Dalla sua fondazione, PolitiFact si è espanso in più edizioni statali e nel 2013 ha ricevuto in donazione più di un milione di dollari dalla Democracy Fund (fondazione di beneficenza creata dal fondatore di eBay, Pierre Omidyar). Numerose, inoltre, sono state le critiche metodologiche nei confronti dei controlli di veridicità che PolitiFact ha effettuato nel corso degli anni.

Nel maggio 2016 Times Publishing acquistò il quotidiano The Tampa Tribune, concorrente del Tampa Bay Times, solamente per interromperne la pubblicazione. L’anno dopo la compagnia confermò che per effettuare l’acquisto aveva ricevuto un prestito di dodici milioni di dollari da un consorzio di imprenditori locali parzialmente anonimi, assicurando che l’accordo non avrebbe dato voce agli investitori nel quotidiano. 

Basterebbe già questo a capire che all’affair Poynter mancano le caratteristiche di indipendenza e imparzialità tanto decantate. Tuttavia, c’è qualcos’altro da aggiungere.

Secondo un’analisi della Columbia Journalism Review, il più evidente conflitto di interessi risiederebbe nel fatto che il presidente e amministratore delegato di Times Publishing è anche presidente del consiglio di amministrazione del Poynter Institute.

È, dunque, evidente che ci troviamo di fronte a un chiaro esempio di controllore controllato.

Sì, perché se immaginiamo per assurdo che il nostro nutrizionista sia anche proprietario di una pasticceria, c’è da scommetterci che egli abbia tutte le intenzioni fuorché quella di mantenerci in forma. O meglio: la forma che avremo alla fine, sarà quella che lui ci condurrà ad avere.

Vi è una morale ipocrita insita nel progetto dell’International Fact-Checking Network, che si propone come difensore delle «verità oggettive» e al contempo accetta sostegno e donazioni da coloro i quali hanno il chiaro intento di portare avanti i propri interessi economici.

A questo punto, una domanda sorge spontanea: chi sorveglierà i sorveglianti?

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