Fra i tanti nodi al pettine che le prossime elezioni europee scioglieranno ci sarà anche quello relativo a Mimmo Lucano, a tutti noto per i suoi mandati in qualità di sindaco di Riace, i cui guai giudiziari hanno eclissato il modello migratorio proposto nel piccolo comune calabrese che al tempo, ovvero sino al 2018, contava, stando all’ufficialità dei dati ISTAT, circa milleottocento anime. Un quarto dei quali cittadini stranieri. Sono in molti a giurare che nei fatti i numeri dovevano essere un po’ aggiustati per considerare anche gli irregolari. Quindi qualche centinaio in più, con una percentuale di stranieri che saliva al 50% circa. Insomma una vera sperimentazione, finita come risaputo: accuse del Tribunale di Locri e condanna pesantissima a tredici anni e due mesi. Nelle motivazioni si indicava che “stando al contenuto delle intercettazioni” l’opera di Mimmo Lucano “non ebbe nulla a che vedere con la salvaguardia degli interessi dei migranti, della cui presenza egli tuttavia ebbe a servirsi astutamente, a mò di copertura delle sue azioni predatorie”.
Una sentenza ribaltata poi in appello che è passata a diciotto mesi con pena sospesa. Un altro esempio dei danni che in determinati casi l’uso delle intercettazioni possono apportare all’indagato, ben sottolineato dalle motivazioni della sentenza d’appello. Così oggi l’ex Sindaco è in cerca di redenzione, pubblica e politica. Anche perché, contemporanee alle Europee ci saranno le amministrative, e Riace dovrà scegliere il suo sindaco. Non vi è incompatibilità fra la corsa a Bruxelles e quella a primo cittadino di un comune sotto i quindicimila abitanti, quindi Lucano si candiderà per entrambi. D’altra parte della barricata l’attuale sindaco, Antonio Trifoli, ex compagno di scuola di Lucano e suo collaboratore nei primi anni della creazione del modello, il cui consenso arriva per lo più da Riace marina, separata da Riace “superiore” da sette chilometri di strada impervia. Qui l’idea del villaggio globale ha attecchito meno e sono in molti che non vorrebbero un ritorno dell’ex sindaco. La volontà è quella che Riace rimanga associata alla sua storia e ai suoi bronzi, piuttosto che a questioni troppo polarizzanti.
In questi giorni la testata online POLITICO ha pubblicato un approfondito report che analizza il sentimento popolare nel comune amministrato da Lucano per anni. Cosa rimane, in altre parole, del suo modello di accoglienza. Su tutto una considerazione: oggi Riace è un deserto, specie se paragonata agli anni passati. Un vuoto che Lucano a inizio maggio descriveva così: «Prova a immaginare cosa succede quando tutti se ne vanno. C’è una città piena di anziani, seduti, in attesa, senza mai fare nulla. Chiudono la farmacia, la scuola, l’asilo. Non c’è vita sociale, non c’è sport, non c’è teatro, non c’è musica. Inizia così la depressione, una malattia, un vuoto che ci fa addormentare». Dal numero massimo di cinquecento, nel 2024 si contano una trentina di stranieri. Nel paesino altolocato sono in molti a ricordare quegli anni con favore: «Con lui c’era gente, c’era lavoro». Secondo un altro: «Meglio un paese pieno di stranieri che un paese morto».
A quest’idea si oppone chi crede e credeva che il suo modello sia insostenibile. Una barista di Riace Marina, intervistata da POLITICO riassume così: «Le sue intenzioni erano buone, ma è diventato tutto un business degenerato». Un altro: «Non sono razzista. Puoi essere nero, bianco o giallo, non mi interessa. Ma ha preso tutti quei fondi e non ha fatto nulla, dalla mattina alla sera». Di fondo c’è un altro modello che aspetta di prendere vita, incarnato dall’attuale sindaco Trifoli. Ed è quello che invece di basarsi su questioni ideologiche, cercando microsoluzioni a macroproblemi la cui esportazione non sarebbe comunque possibile, vuole un ritorno del turismo come molla fondamentale dello sviluppo. Un paesino dunque che potrebbe approfittare dei fondi europei per finanziare trasporti e strade, accrescendo così la fruibilità di un patrimonio artistico e paesaggistico che vuole solo essere scoperto. Non è un caso dunque che i consensi a Lucano calino molto quando si passeggia per la costa ionica di Riace.
Così il 6 giugno diventa una data fondamentale. Non solo per Riace, ma per segnare, potenzialmente, la fine di una storia. Se i riacesi sceglieranno di lasciarsi alle spalle la parentesi del villaggio globale dipende solo da loro. In ballo c’è la redenzione di un ex sindaco, diventato molto più popolare di quanto era lecito attendersi dalla carica che era chiamato ad occupare, e il giudizio storico su un esperimento che ad oggi non può dirsi né di successo, né fallito.