OGGETTO: Maledendo l’alba di una nuova sinistra
DATA: 25 Dicembre 2023
SEZIONE: Recensioni
FORMATO: Letture
Acerrimo difensore del capitalismo, Murray Rothbard ne trova le basi nella innata diversità degli esseri umani. Liberilibri traduce e pubblica una sua raccolta di saggi libertari che aiutano a comprendere come queste idee ancora corrano lungo il viso dell’alt-right statunitense e della destra-destra europea, e che ritroviamo in pensatori estremamente popolari, come Jordan Peterson, Posie Parker e Peter Thiel.
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Quale idea più cara della libertà può avere un libertario? Quell’istinto fugace che scappa dal “petto di libertà” di un masnadiero. Una passione violenta, un’invenzione pregiata, favorita – che forse solo in pochi possono intrattenere. Murray Rothbard ha poco da condividere con un personaggio del teatro di Schiller. L’economista statunitense fu un accademico da tavolino, un pensatore rigoroso che distilla critiche all’ombra di think tank libertari. Ma una direzione imperterrita lo accomuna con il masnadiero: il fiuto per la libertà a ogni costo. Il suo inseguimento assoluto e forsennato.

Ruthbard fu un individuo geloso della sua libertà, che mal sopportò l’ombra di un regno, soprattutto se progressista o socialista. Un animo lambito da un atteggiamento individualista senza freni, insofferente verso il governo, verso il regime, che vuole fare elevare il canto del sé e liberare le fiere dell’impresa. Un’apologeta dell’economia di mercato che sopravvive all’alba del movimento libertario statunitense. Ne fu uno dei primi raggi di sole. Un sole opaco, color rame.

Nella sua indagine alle radici del movimento libertario, Rothbard ne scovò le forze nell’indipendentismo statunitense settecentesco e nel liberalismo anti-mercantilista; antivide la potenza di una futura aurora nelle due rivoluzioni borghesi europee e nella lotta d’indipendenza dall’impero britannico.

Un movimento che diventò partito negli USA e che alle elezioni presidenziali del 2016 ottenne il suo miglior risultato, prendendo il 3.3% dei voti. Alle elezioni presidenziali del 2020, tuttavia, il partito libertario scese sotto l’1.2% dei voti. Con quel magro risultato, tramontarono anche le speranze di chi aveva visto il solido sistema bipartitico statunitense incrinarsi.

Sull’onda di una riscoperta di Rothbard da parte dell’alt-right, Liberilibri ha pubblicato tre saggi sotto il titolo Contro l’egalitarismo.

Nella raccolta di saggi che fu pubblicata in inglese nel 1976 con il titolo Egalitarianism as a Revolt Against Nature, l’acerrimo apologeta dell’economia di mercato trasforma la filosofia in un’attività economica. Poiché le riflessioni di carattere filosofico informano l’analisi e lo studio, ma Rothbard fa diventare la filosofia una dorata ancella dell’economia.

Con precisione geometrica e ragionamenti di un’esattezza finanziaria, il pensatore libertario annuncia di voler scalzare alla sinistra egalitaria la superiorità ideologica. Sventolando un anti-interventismo assolutista e alzando le gabbie delle bestie del mercato, Rothbard fonda un diritto assoluto alla libertà individuale – con calcoli squisitamente ideologici, millanta un’avversione completa al binomio aggressione-invasione della tassazione, della coscrizione, dei dominatori del linguaggio, delle misure per correggere la disuguaglianza sociale, dell’intervento politico e della legislazione di genere.

Queste rughe di pensiero, corrono lungo il viso dell’alt-right statunitense e della destra-destra europea. Infatti, le idee distillate da Rothbard ricorrono in podcast, talkshow e live di pensatori quali quelle del filosofo e psicanalista canadese Jordan Peterson, o dell’attivista post-femminista britannica Posie Parker, o del contrarian e miliardario statunitense Peter Thiel.

In una disamina libertaria – e perciò assoluta, non-pragmatica – delle quote di genere, Rothbard rilancia la provocazione che è oggi un mantra dei movimenti di destra: le differenti condizioni di partenza possono anche essere uguagliate, ma non necessariamente si otterranno condizioni di arrivo uguali. L’uniformità dei risultati è un’impossibile uguaglianza. Un miraggio di massa che non bisogna inseguire, una violenza didattica che interpreta gli individui come intercambiabili. 

Per Rothbard, “il riconoscimento generale della natura antiumana di un mondo di uniformità forzata” diventa una strada obbligata. Queste e altre minacce a un ordine del discorso liberal-socialista, vengono scagliate da un’impalcatura costruita sulla critica affilata dell’ideale egualitario – definito insensato, dannoso per la società. L’astuzia della ragione economica giustifica, tuttavia, le sviste metodologiche del pensatore libertario, forse le motiva

Una fitta critica del linguaggio progressista elenca i casi dove gli esponenti dell’ideale egualitario hanno cercato di cancellare le differenze, le varietà, le identità. Proposizione dopo proposizione, Rothbard costruisce in maniera logico-matematica una barricata che ostruisce il cambiamento. Crede che l’economia sia il braccio armato dell’ideologia, quindi escogita un tranello linguistico per cui sembrerebbe che un livellamento delle ricchezze implichi un equalizzazione totalitaria, assurda, che azzererebbe qualsiasi differenza e diversità morale, ontologica, umana.

Di fronte alle sciabordate libertarie, alle argute difese del libero mercato e dell’economia capitalista, viene da bramare una danza sulle spoglie del cadavere di una idea di Occidente. Sulle note di Marracash, invece, si potrebbe invocare un caos purgante che riporti le oligarchie del libero mercato arricchite dal sistema finanziario capitalista a zero, a un livellamento; si potrebbe evocare un’estinzione di massa dei meccanismi bancari, che riporti gaiamente tutto a uno zero.

Ovvero, scostando le liane metafisiche che propongono una sostanza finale economica e un progresso economico come fine ultimo della società – rimarrebbe da indagare la validità filosofica della critica all’ideale egualitario.

Rothbard non sbaglia a sostenere che vi sia una “innata diversità” tra gli esseri umani, ma concludere che un’intervento statale o politico per livellare le condizioni di ineguaglianza social-finanziarie porti a un livellamento assoluto del carattere e dell’individualità, dei principi e dei fini morali di ogni soggetto rimane una confusione categoriale, un passo falso logico-metodologico.

La redistribuzione delle ricchezze – una misura di carattere economico – oltre a portare condizioni di partenza uniformi, non azzererebbe le unicità morali degli esseri umani. Quindi, l’egualitarismo come intervento politico deve essere controllato nel suo essere misura esclusivamente finanziaria volta ad alleviare le sbilanciate condizioni di partenza.

Ma questo non risulta possibile secondo Rothbard, che racconte la favola secondo cui la condizione economica diventa tutta la condizione umana:

“La comune separazione tra teoria e pratica è artificiale e sbagliata. Ma questo è vero nell’etica così come in qualsiasi altra questione.”

Sulla scorta di Robert Michels e della sua legge ferrea dell’oligarchia, l’economista libertario sostiene che le élites sono “inevitabili”. La disuguaglianza è un carattere costitutivo della specie umana. Forzare l’uguaglianza – intesa come totale, fisica, imposta, controllata – è un’attività contro natura, una disciplina propria di uno stato totalitario.

Un attaccamento ferino alla “natura dell’uomo”, alle leggi dell’universo e alla “struttura ontologica della realtà”, fanno propendere le tesi libertarie di Rothbard verso una critica universale dei risultati dell’antropologia strutturale. Se l’antropologo Francesco Remotti sollevava la cultura sopra la natura, come una forza capace di costruire le abitudini fin dallo svezzamento dal latte materno, di modellare le azioni e di formare i gesti dell’essere umano. Il difensore dell’ultra-libertà forsenna un’idea di natura pre-culturale.

La biologia afferma una differenza tra uomini e donne, tra intelligenze superiori e inferiori, tra classi, laddove la cultura perverte gli ordini naturali, sostiene Rothbard con fare astuto. Egli trasforma la prima in una giustificazione dell’ideale conservatore libertario e destina la seconda come forza che perverte: “La biologia si erge come una roccia davanti alle fantasie egalitarie”.

Così, il dominio storico del genere maschile dimostra una superiorità apodittica sul genere femminile. Eppure, questo favorire l’aggressione, il dominio, la lotta sopra altre categorie indicizzanti, non mostra una mera descrizione di un passato? Un elenco di ciò che ha governato, di ciò che si è imposto nell’avvicendarsi delle nazioni, degli imperi e delle volontà generali?

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Roma, Luglio 2023. X Martedì di Dissipatio

Nelle annotazioni di Franz Kafka per Una relazione per un’accademia, una scimmia dotta descrive a un pubblico di uditori come venga fraintesa la libertà, talvolta, con una “via d’uscita umana”. Di fronte agli astanti, il quadrumane sembra raccontare come abbia scelto una via di vivere, che non è fuga, ma rimane un imboscarsi. Laddove la libertà non è un’opzione. Libertà è sinonimo di oceano e naufragio della civiltà, “movimento padrone di sé” e “derisione della sacra natura”. O autodisciplina, avrebbe scritto Oriana Fallaci. Probabilmente, Rothbard, non volle trovare una via d’uscita, quanto una via che preservi le strutture dell’economia minacciate da una declino.

Le argomentazioni spinose, che vanno di traverso al lettore progressista e smottano il contegno del conservatore moderato, assumono un’ideale libertario radicale, un estremismo di rigore, financo anarchico. L’idea di uguaglianza viene comparata con un formicaio; la libertà elevata a idolo per cui tutto può essere sacrificato.

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