L’aria, più fredda, più penetrante, è quella di una notte a Liangjiahe. Il villaggio sta sognando sotto le lentiggini del cielo, che baluginano sulle sponde oceaniche dell’universo, più grande, più spaventoso. È la luna nuova che inaugura un nuovo ritmo della terra, terra nuda dell’inverno. Di questa terra sono fatti i campi della piccola valle che protegge il villaggio di Liangjiahe, nella provincia dello Shaanxi. È qui che Xi Jinping, ormai con qualche capello bianco, dice di sentirsi a casa ed è qui che, da dietro i finestrini oscurati del Suv, vede scorrere i ricordi insieme al buio spezzato ritmicamente dai pali dei filari.
“[…]Non io ricerco il giovane stolto, il giovane stolto ricerca me”.
Mong – la stoltezza giovanile, la sentenza.
Non è una visita ufficiale, anzi, nessuno deve conoscerne il motivo, nemmeno le guardie del corpo sedute nelle vetture del convoglio. Si procede verso la cava di Liangjiahe. Il segreto è un culto che va rispettato, ma la strada è ancora lunga, e il Sovrano ha i nervi a fior di pelle. È inverno e spira aria di giudizio. Mentre la notte sfugge veloce riflessa negli occhi del Leader, dalla terra i pensieri ritornano verso il cielo, il Creativo, Kkienn.
È la primavera del 1967 e Xi Jinping è appena giunto a Liangjiahe per il suo esilio. Suo padre, Xi Zhongxun, è stato accusato di cospirazione contro il partito, lui, che aveva marciato insieme a Mao Zedong nel 1935. È la Rivoluzione Culturale e va accettato anche il fatto che un Principe Rosso come lui assaggi il sapore della vita rurale. Quella primavera dura fino al 1979, quando la Cina rompe definitivamente con l’Unione Sovietica. Il modello socialista non è più sufficiente contro l’ascesa verticale del capitalismo giapponese. “Sei al quinto posto, quello del sovrano” è Deng Xiaoping e sono ormai cinque anni che Xi ha lasciato la cava di Liangjiahe. Ormai è nel partito ed è funzionario di provincia dello Shaanxi, “sette al secondo posto”. È il vento mite della primavera che scioglie il ghiaccio dell’inverno attraverso la cosidetta “politica della porta aperta”. Così inizia il lungo percorso di apertura del mercato cinese agli investimenti esteri.
“Per sviluppare lo stolto, è propizio mettere l’uomo sotto disciplina. Bisogna togliere i vincoli. Continuare così reca svergognamento”.
Mong – la stoltezza giovanile, le singole linee
Lo stesso anno vengono create quattro zone economiche speciali nel Guangdong e nel Fujian, dove sono ammessi investimenti diretti esteri in società a capitale misto. Un anno più tardi la Cina diventa paese membro della Banca Mondiale. Nell’1983 le comuni agricole diventano un lontano ricordo e nel giro di pochi anni vengono introdotti la liberalizzazione di alcuni prezzi, il decentramento del commercio estero, l’aumento dell’autonomia delle imprese oltre alla creazione di altre dieci zone economiche speciali, l’eliminazione dei tetti sui prezzi deregolamentati e infine l’abolizione del monopolio di stato sulla quasi totalità dei prodotti agricoli. Deng Xiaoping comprende che occorreva solamente trovare un maestro esperto e porglisi di fronte nella maniera giusta.
“Stoltezza fanciullesca reca salute”.
Mong – la stoltezza giovanile, le singole linee
Un uomo inesperto che ricerca l’insegnamento come un bambino è senza pretese, sta bene, giacché colui il quale, esente da superbia, si sottomette al maestro sarà certamente avvantaggiato. In questo caso il maestro è il capitalismo occidentale che attecchisce in Giappone dopo la bomba atomica, il popolo massacratore dei Trattati Ineguali e antico rivale dell’Impero.
“Così il nobile alimenta agendo con cura e serietà il suo carattere…”
Ed è così che la Cina approda dalla primavera all’estate nella sua traiettoria contemporanea e geopolitica. Li, l’esaltante è il – ! – Ma il ragionamento di Xi viene interrotto da una brusca frenata della vettura. – Cosa è successo? – Un’imboscata? – No, non è possibile – Le guardie sono calme. Una volpe ha attraversato la strada, fa cenno uno dei soldati. Nessun pericolo. È notte fonda, e il Supremo Leader si è preso un bello spavento. I nervi sono a fior di pelle e la stanchezza si fa pesante sulle sue palpebre e dopo una breve resistenza queste si richiudono con violenza in un sonno verticale.
Un simbolo emerge dal vortice. Un crogiuolo vuoto nel centro, simbolo universale di conoscenza. Sembra essere un segno primordiale. Due linee intere ne racchiudono una spezzata. È Li, il risaltante, il Fuoco, il segno dell’estate. Li è la luce attraverso la quale gli uomini si scorgono l’un l’altro. In questa stagione il sovrano Kkienn, il Creativo, il Celeste, tiene la testa rivolta verso Sud, che nell’immaginario collettivo cinese, sta in alto, non in basso come per gli Occidentali. La mappa della Cina va ribaltata. Il Sovrano adesso è in piedi, e la sua testa è rivolta verso il Mezzodì, verso il Mar Cinese meridionale. Il Sovrano è un essere antico più di trenta secoli e ha vissuto più di quarantamila estati. La più lunga che egli ricordi è quella di quando sotto il nome di Yongle o Zhu Di, nel 1405, inviò in Asia Sud orientale e nell’Oceano Indiano una flotta di trecentodiciassette navi, con trentasettemila uomini a bordo sotto il comando dell’Ammiraglio Zeng He. Le navi più grandi misuravano più di centotrenta metri, quasi cinque volte la Santa Maria di Cristoforo Colombo. Queste navi trasportavano ogni tipo di ricchezza, a fini commerciali e di omaggio verso i sovrani cui s’andasse incontro. Queste navi del tesoro erano scortate da imbarcazioni fabbricate per fare la guerra, ma questa fu solo la prima delle sette grandi flotte che la Cina mise in mare nel XV secolo.
Queste spedizioni giunsero in Indonesia, Vietnam, India, Sri Lanka (l’antica Ceylon), in Arabia Meridionale e in qualche porto dell’Africa Orientale. Questa storia di flotte, di mari e di guerre, non è acqua passata. Il 14 marzo del 1988 la flotta cinese si scontrò con il Vietnam impossessandosi di sei atolli delle isole Spratly, oltre ad aver in seguito rivendicato il possesso delle miniere di gas presso l’isola di Natuna. Bene, in quella data probabilmente non era estate in senso astronomico e metereologico, ma lo era sicuramente in senso geopolitico. L’estate è la stagione durante la quale i fiori della primavera maturano in frutti. La graduale crescita economica della Cina negli ultimi due decenni del Ventesimo secolo ne ha suscitato una sua proiezione verso il Mar Cinese meridionale, il quale è da essa visto come la propria naturale sfera d’influenza sia economica che militare. Zhu Di aveva scelto di accrescere la propria flotta al crescere dell’economia, così per espandere la sua influenza e il suo prestigio in Asia sudorientale e nell’Oceano Indiano, ma con la sua morte nel 1424 queste spedizioni furono interrotte, fino a che il suo successore Xuande ordinò un settimo e ultimo viaggio nel 1432 per rimpatriare i dignitari stranieri che erano giunti in Cina con le precedenti spedizioni.
Successivamente il commercio con l’estero fu drasticamente limitato e le navi cinesi vennero distrutte o lasciate marcire. Questo accadde perché essenzialmente molti dei mari che si sarebbero dovuti solcare, ancora non erano segnati sulle mappe, quindi difficilmente per l’epoca potevano essere interessanti. Inoltre le questioni interne, come il ricambio etnico Han a corte e il completamento del Grande Canale Imperiale aveva permesso l’unificazione del mercato interno cinese e la pacificazione politica. Il primo dei due fu un evento storico che rivoluzionario, che segnò un punto di svolta per il sanamento della distanza commerciale tra costa ed entroterra cinese. Oggi, il divario che intercorre tra l’interno rurale e le zone costiere non è minimamente paragonabile neppure a quello di soli cento anni fa.
“Quando la fonte sgorga, non sa dapprima dove andare, ma con il suo costante scorrere riempie il punto che le impedisce il progresso”.
Whilhelm, commento alla Stoltezza Giovanile, Mong.
Durante gli anni Novanta del Novecento e i primi del Duemila la crescita economica di Pechino ha portato i Paesi dell’Asean a riconoscerne il prestigio e la comunanza di civiltà, rendendo sempre più difficile un orientamento filo occidentale di questi attori regionali. Le Filippine chiusero le principali basi aeree e militari americane. Malaysia e Tahilandia si opposero nel 1994 alla richiesta americana di ospitare basi galleggianti nelle proprie acque territoriali. Reazione a catena. Dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina nel 1997, un governo ombra di matrice finanziaria ha riavvicinato l’isola al continente. A mezzanotte del 20 dicembre 1999 Macao diviene ufficialmente dipendente dal governo della Repubblica Popolare. Taiwan, che sempre negli anni Novanta iniziò a discostarsi dalla “politica dei tre no” è la perla che manca per completare la collana di annessioni, anche a costo di una guerra. Taiwan è l’Arresto, il monte, che sta sopra l’acqua, l’abisso. È tipico della giovinezza star fermi davanti ad un abisso pericoloso, ma l’acqua è una cosa che continua a scorrere per necessità. Quando la fonte sgorga, non sa dapprima dove andare, ma con il suo costante scorrere riempie il punto che le impedisce il progresso. Per la Repubblica Popolare, oltre ad una questione di mera tattica militare e geoeconomica, Taiwan rappresenta la prova per diventare un impero “adulto” per davvero. Su questa corrente si muove il mutamento da linea spezzata a linea intera del segno.
“La delimitazione: riuscita. Delimitazione amara non va esercitata perseverantemente”.
Tsie – La delimitazione, la sentenza
È la limitazione dell’ingerenza antagonista nella propria sfera di signoria a segnare il ritmo della morale sociale. Se la dignità è la spina dorsale di Pechino, questa si comporta come una canna di bambù, la cui robustezza è segnata dal numero di sezioni, anche definite limitazioni, ossia barriere tra sé ed il pericolo. Le People’s Liberation Army Rocket Forces controllano nove basi, di cui sette – in ordine sparso con sede a Kunming, Huaihua, Lanzhou, Tonghua, Luoyang, Huangshan (quartier generale) – operative ed armate di missili convenzionali e nucleari di diverso tipo di cui molti utilizzanti vettori non noti. Le altre due con sede Qinghai e Luoyang rivestono un ruolo di supporto logistico alle altre. Queste sono solo alcune delle le barriere che delimitano il sogno cinese Zhongguo Meng del risorgimento della nazione.
Ma è inverno e spira aria di giudizio. Aria fredda e gelida che interrompe il sonno di Xi Jinping. La portiera dell’auto è aperta. Il viaggio è concluso. Basta con i sogni ad occhi chiusi, è ora che queste elucubrazioni divengano realtà. Un corridoio umano di soldati segna la via verso la cava di Liangjiahe, dove il segretario del partito in carica al villaggio lo aspetta in preda alle convulsioni per il freddo e il sonno. Il leader mette un piede a terra, rabbrividisce, ma subito si riprende e torna placido ed eretto con il suo sguardo affusolato. Ad ogni suo passo scricchiola la neve sotto le sue scarpe in vernice nera e un dubbio si fa sempre più insistente. Si alzano le braccia sincronizzate dei soldati in un saluto marziale al Supremo Leader, che cammina nel centro con passo misurato. Giunto sulla soglia il segretario si inchina con reverenza al Sovrano. Questi entra all’interno della cava e dinanzi l’uscio si parano tre soldati per assicurarsi che nessuno possa entrare. Il portone si richiude pesante dietro di lui. Xi cammina nella penombra. In fondo al corridoio brucia un lume e vicino ad esso si staglia una sagoma. È la sagoma di un antico saggio che siede di fronte ad un tavolino in canne di bambù. Sul ripiano giacciono due mucchietti di steli di mille foglie, una pergamena, un pennello e della china. È l’Oracolo, Colui che custodisce i Segreti dell’I King. I passi di Xi rimbombano spaventosi, e la sua ombra si fa sempre più lunga man mano che si avvicina alla luce. Una volta giunto di fronte si inchina, si inginocchia, e dopo un momento di raccoglimento torna eretto. Le sue labbra si schiudono e iniziano a muoversi. Dal labiale non possiamo comprendere quale sia la domanda che il Leader ha appena rivolto all’oracolo. Ma è comprensibile che sia di cruciale importanza.
“Perché Colui che conosce il senso delle alterazioni e trasformazioni, quegli conosce l’Operare degli Dei”.
I Ching – Il Libro dei Mutamenti