Uno dei più grandi truffatori della storia, il finanziere Bernie Madoff, si è spento a 82 anni nell’ospedale del carcere di Butner, in North Carolina, dove stava scontando una pena di 150 anni. La storia di Madoff ha fatto il giro del mondo, una truffa da oltre 50 miliardi di dollari, perpetrata ai danni di migliaia di investitori inconsapevoli usando quello che viene definito lo Schema di Ponzi. Proviamo a ripercorrere le vicende di Madoff e di conoscere meglio Charles Ponzi, l’uomo che per primo trovò un modo apparentemente semplice, per accumulare denari in maniera non del tutto lecita. Il giovane Bernie Madoff non ebbe certo il migliore degli esempi dalla sua famiglia. I suoi genitori provarono a gestire in maniera quantomeno “artigianale” una piccola compagnia assicurativa, che però venne presto chiusa a causa di una serie di irregolarità e alcune vere e proprie truffe. Alcuni affermano che questo spiacevole incidente influenzò in seguito la vita di Madoff, che comunque fu uno studente brillante. Frequentò la Hofstra University dove ottenne una laurea in scienze politiche. Provò in seguito a frequentare giurisprudenza ma lasciò presto gli studi per lanciarsi nel mondo della finanza.
Nel 1960, a soli 22 anni, grazie ad un prestito ottenuto dai genitori e a qualche risparmio derivante dal suo lavoro estivo di bagnino, fonda la Bernard Madoff Investment Securities. Inizia la sua carriera vendendo quelle che in gergo vengono chiamate penny stocks, ovvero azioni di piccole aziende non quotate nei principali mercati finanziari. Curiosamente la stessa strada intrapresa anni dopo da Jordan Belfort, altro imprenditore della finanza creativa arrestato nel 1996 per frode e riciclaggio di denaro, la cui vita è stata interpretata da Leonardo Di Caprio nel film “Il lupo di Wall Street”. Madoff si dimostrò un ottimo imprenditore, e la sua attività perfettamente legale iniziò a prosperare, tanto da coinvolgere prima il fratello e poi i suoi due figli, diventando una rispettata e profittevole società finanziaria. Fu anche tra i primi ad introdurre ed implementare un sistema di trading elettronico, con cui riusciva ad abbinare acquirenti e compratori in maniera più veloce ed efficiente. Il suo software venne adottato dal Nasdaq, allora la seconda più importante borsa valori americana, che divenne la prima al mondo ad avere un sistema di quotazione elettronico. La rispettabilità di Madoff iniziò a crescere in maniera esponenziale, rendendolo un prezioso consigliere di chi aveva il potere di legiferare sui mercati finanziari, e lo portò ad essere anche il Presidente del Nasdaq nel 1990 e a occupare cariche importanti in diversi organismi di controllo Una persona di successo, ed è proprio questo il grande mistero che aleggia sulla figura di Madoff, capire cosa lo spinse ad ideare la truffa del secolo. La sua azienda di brokeraggio prosperava, era una delle più importanti di Wall Street, rendendo lui e la sua famiglia decisamente ricchi, di certo il problema non era la mancanza di denaro.
Alcuni parlano di un disperato bisogno di affermazione, altri di una personalità doppia, da un lato il filantropo che elargiva somme generose a varie organizzazioni di beneficienza, e dall’altro il filibustiere che truffava le stesse organizzazioni. Rimane il fatto che mise in essere attraverso la sua divisione di Wealth Management, un semplicissimo quanto incredibilmente esteso schema di Ponzi. Promettendo investimenti con rendimenti superiori a quelli di mercato, Madoff raccoglieva grandi quantità di denaro che però depositava su vari conti personali. I dividendi promessi, erano in realtà pagati con la raccolta di soldi derivanti da somme sempre più cospicue versate dai nuovi investitori. Per continuare a portare avanti lo schema nel tempo era sufficiente trovare clienti disposti a versare somme di denaro, e usarle per far fronte ai disinvestimenti e soprattutto per mantenere in maniera clamorosamente lussuosa la famiglia Madoff. Tutta la contabilità che certificava investimenti effettuati e dividendi pagati era completamente falsa, fabbricata dal nulla. Normalmente il successo degli schemi di Ponzi dipende dalle promesse di enormi guadagni, ma questo non fu il caso di Madoff, che in realtà garantiva rendimenti di poco superiori a quelli del mercato, in modo da non insospettire eccessivamente i potenziali clienti. La sua nomea e il suo carisma fecero il resto. Madoff fu in grado di sostenere la frode per moltissimi anni, passando indenne attraverso la recessione degli anni Novanta, la crisi finanziaria del 1998 e all’attacco alle Torri Gemelle del 2001, proprio grazie alla sua reputazione di uomo di parola, che onorava sempre sia le richieste di smobilizzo dei fondi dei clienti sia la distribuzione dei profitti promessi. Poi arrivò la crisi del 2008 e il castello di carta messo in piedi da Madoff iniziò a crollare sotto i colpi portati da un gran numero di investitori che chiesero di ritirare i loro capitali. Vi furono richieste di disinvestimento per circa 12 miliardi di dollari, ma i conti della società avevano fondi per circa 200 milioni di dollari. In quelle ore drammatiche Bernie Madoff fu costretto a rivelare lo schema fraudolento alla sua famiglia, ed i suoi due figli lo denunciarono alle autorità federali. Al momento dell’arresto si stima che i denari raccolti dagli investitori ammontassero a 65 miliardi di dollari, almeno 50 dei quali esistevano solo sulla carta, in quanto già spesi per precedenti rimborsi e dividendi e per acquistare prestigiosi yachts, aerei privati e case di lusso. La cosa davvero sconvolgente è la durata temporale della truffa, dato che fin dal 1992 vi furono diverse denunce individuali alla SEC, l’organo di controllo e vigilanza sul mercato americano, che portarono a numerose investigazioni, ma non trovarono mai elementi a supporto della teoria della frode. In questo modo Madoff riuscì a portare avanti il suo incredibile schema di Ponzi per oltre venti anni.
Ma chi era Charles Ponzi, o meglio Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, a cui Madoff e molti altri, si sono ispirati per le loro attività tutt’altro che lecite? Nato a Lugo di Romagna nel 1882 da una famiglia una volta benestante ma caduta in disgrazia, Carlo Ponzi si iscrisse all’Università La Sapienza di Roma insieme ai suoi ricchi amici, ma invece di studiare li seguì in bar e taverne fino a spendere fino all’ultimo centesimo. Si ritrovò così senza soldi e senza un titolo di studio, decidendo di seguire l’esempio di molti altri suoi coetanei, ovvero tentare la fortuna emigrando negli Stati Uniti. Dopo qualche anno di insuccessi Ponzi si trasferisce in Canada, a Montreal, dove grazie alla sua conoscenza delle lingue ottiene un posto da cassiere nel Banco Zarossi, una piccola azienda di credito fondata da un altro immigrato Luigi Zarossi. Per vincere l’aspra competizione tra banche il Banco Zarossi offriva interessi al 6% il doppio del tasso di mercato, ottenendo un discreto successo in termini di raccolta di fondi. Grazie alla sua personalità vivace Ponzi diviene presto un dirigente della banca accorgendosi però delle difficoltà finanziarie della stessa. In seguito ad una lunga serie di investimenti sbagliati il Banco Zarossi non era più in grado di pagare gli interessi sui depositi se non usando il denaro depositato sui nuovi conti aperti. La banca fallì di li a poco e Zarossi scappò in Messico con i pochi denari rimasti nelle casse, ma nella mente di Ponzi iniziò a farsi largo l’idea che poi divenne la base del suo schema.
Ponzi rimase a Montreal vivendo proprio nella casa lasciata libera da Zarossi, e qui ebbe i suoi primi guai giudiziari, pensò bene di andare in una delle aziende clienti della vecchia banca e trovandola deserta, decise di utilizzare un assegno trovato nei cassetti, intestarlo a se stesso per un importo di 400 dollari e falsificare la firma del direttore dell’azienda. Ovviamente venne arrestato dopo qualche giorno e condannato a passare tre anni nel carcere di St. Vincent de Paul. Dopo il suo rilascio tornò negli Stati Uniti, dove però venne nuovamente incarcerato per aver favorito l’ingresso illegale di immigrati italiani sul suolo americano. Una volta uscito dal carcere di Atlanta dopo due anni di detenzione, Ponzi si stabilisce a Boston, dove inizia a scrivere alle persone da lui conosciute in Europa parlando di nuove grandi idee per diventare molto ricchi, e vendendole come grandi opportunità. Proprio grazie ad una lettera ricevuta da un conoscente italiano, Ponzi scopre l’International Reply Coupon, un buono che poteva essere spedito da una persona in una nazione, e che serviva per pagare il costo della spedizione della risposta. Il costo dell’IRC era pari al prezzo di spedizione della nazione di acquisto, ma poteva essere scambiato in francobolli nella nazione da cui partiva la risposta. E visto che le valute erano differenti, vi poteva essere un potenziale profitto, soprattutto se i buoni venivano comprati in Italia o in Spagna con valute molto svalutate, e poi scambiati con francobolli in dollari americani. Una forma di arbitraggio del tutto legale soprattutto se pensiamo al valore comunque esiguo di questi coupon.
Ma secondo Ponzi il guadagno da questo tipo di transazione, se esteso su larga scala poteva arrivare al 400%, da qui l’idea di costituire una società per azioni al fine di raccogliere denaro, promettendo guadagni pari al 100% in soli 3 mesi. I tassi di interesse sui depositi bancari si aggiravano tra il 4 e il 5 %. Nei primi mesi del 1920 i primi 18 clienti investirono un totale di 1.800 dollari, a cui prontamente vennero pagati gli interessi promessi, ed il flusso di denaro diventò un fiume in piena. Ponzi inizio a reclutare agenti che venivano pagati profumatamente per ogni dollaro raccolto. Nel maggio 1920 aveva raccolto 420.000 dollari (equivalenti ad oggi a quasi sei milioni di dollari), e dopo solo un mese raggiunse i due milioni e mezzo di raccolta, pari a 35 milioni di dollari attualizzati ai giorni nostri. Alla fine di luglio si stima raccogliesse oltre un milione di dollari al giorno. Ponzi si accorse da subito che l’arbitraggio sui coupon postali non era una via perseguibile su larga scala, ma era troppo preso ad acquistare case e a vivere nel lusso che non se ne preoccupava affatto. L’unico profitto generato dalla sua organizzazione era il 5% di interesse che riceveva depositando le somme in banca. Erano quindi le somme raccolte dai nuovi investitori l’unico mezzo per ripagare interessi e riscatti ai clienti. Molto presto grazie ai giornalisti del Boston Post che indagarono nel suo passato e pubblicarono un’intervista ad un suo ex impiegato, le fortune di Ponzi ebbero fine. Il Tribunale di Boston impedì alla sua organizzazione di raccogliere ulteriore denaro e lo schema fu distrutto, lasciando nella disperazione centinaia di investitori che persero tutto. Ponzi fu arrestato e condannato a tre anni di detenzione.
Una volta scarcerato Ponzi continuò a riproporre lo stesso schema in varie parte degli Stati Uniti, finendo regolarmente arrestato e incarcerato. Dopo quasi 10 anni di prigione venne espulso e deportato in Italia, grazie ad un lavoro con Alitalia si trasferì a Rio de Janeiro, dove rimase fino alla morte avvenuta in estrema povertà. Come abbiamo visto Charles Ponzi ha dato il nome ad un tipo di frode divenuto in seguito popolarissimo, con uno schema ben preciso. Promettere grandi guadagni, non fornire dettagli sulle strategie di investimento, e fare in modo che all’inizio le promesse vengano mantenute. Spesso questi artisti della truffa arrivano ad essere terribilmente selettivi, per fare in modo che siano i clienti stessi ad implorarli di prendere i propri denari, instillando la paura di perdere l’occasione della vita. Possiamo dire che tutte le vittime degli schemi di Ponzi commettano lo stesso errore, investire denaro in qualcosa che non comprendono. E se pensiamo che ormai la gente abbia capito il meccanismo sottostante e sia più difficile da raggirare, sappiate che solo negli Stati Uniti lo scorso anno sono stati scoperti più di 60 truffe di questo genere, per un totale di oltre tre miliardi di dollari. El Dorado, il luogo immaginario dove si possono trovare enormi ricchezze, sembra fornire ancora un richiamo irresistibile per molti di noi, e di certo non mancheranno mai guide dalla dubbia moralità ben disposte a mostrarci, dietro lauto compenso, la strada per raggiungerlo
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