Il presidente della Commissione Intelligence della Camera dei rappresentati degli Stati Uniti Mike Turner ha rivelato l’esistenza di una grave minaccia per la sicurezza nazionale (e non solo per quella di Washington). Stando ai rapporti, la Federazione Russa sarebbe in grado di dispiegare un’arma nucleare nell’ambiente spaziale, mettendo in pericolo le infrastrutture nel raggio d’azione dell’impulso elettromagnetico.
Nel 2005 Mosca ha pubblicato un’ambiziosa strategia al fine di garantire una più completa e concreta leadership globale, la quale includeva l’avvio di nuove missioni e nuovi sistemi di lancio. Il programma spaziale federale (FKP), per il periodo dal 2006 al 2015, prevedeva un budget di otto miliardi di dollari: una cifra giustificata dalla necessità di introdurre satelliti a scopo militare nelle costellazioni civili, di implementare programmi militari e di aggiornare il sistema GLONASS. L’FPK per il periodo dal 2016 al 2025 è caratterizzato dal continuo sviluppo delle capacità finanziate dal programma precedente, questa volta tramite un budget di 11,2 miliardi di dollari.
Già tra il 2019 e il 2020 il Cremlino aveva testato pubblicamente prototipi di armi spaziali. Tuttavia il primo impatto effettivo con questo tipo di tecnologie si ha nel novembre del 2021 in occasione del test di un’arma anti-satellite ad ascesa diretta che, distruggendo un satellite, ha provocato la dispersione di oltre 1.500 detriti.
L’invasione dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, ha portato però ad un mutamento dell’attività spaziale del Paese, partendo dal decremento per un valore di 3,5 volte dei lanci orbitali del 2022 rispetto al 1990.
Il primo effettivo utilizzo dello Spazio per scopi militarti da parte della Russia avviene circa un’ora prima della suddetta invasione. L’obbiettivo è un terminale satellitare e terrestre modello KA-SAT, prodotto da Viasat e utilizzato, tra altri, dall’Ucraina per funzioni di comunicazione, necessarie per condurre un’efficace strategia di controffensiva.
Ciò mostra una relazione trasversale tra il quarto (cyberspace) e il quinto dominio, in particolare nell’ambiente elettromagnetico, ricondotto all’Electronic warfare.
La superiorità in tale ambito permette l’inabilitazione parziale o totale delle strumentazioni delle forze nemiche, portando un vantaggio sia da un punto di vista tattico che strategico.
È quindi necessario dotarsi di tecnologie volte allo sviluppo di capacità quali signal detection, signal classification e spectrum monitoring/awareness, per garantire un’efficace difesa delle infrastrutture e il controllo dell’ambiente spaziale.
Quest’ultimo ha un’alta valenza strategica e necessita di una precisazione: si distingue la “weaponization of space” dalla “militarization of space”. La prima si riferisce al dispiegamento in orbita di armamenti spaziali, la seconda all’utilizzo di dispositivi nello Spazio per incrementare la proficuità delle operazioni militari convenzionali, facendo quindi un utilizzo passivo dello Spazio.
In Italia il dominio dello Spazio è inquadrato nel Comando delle Operazioni Spaziali (COS), nato nel giugno 2020 in linea con l’evoluzione del dominio in ambito NATO.
Tale Comando è identificato come punto di riferimento per quanto concerne il sistema Difesa, ad eccezione delle attività d’intelligence aventi carattere tecnico-militare che sono attribuite allo SMD/Reparto Informazioni e Sicurezza (RIS) in stretta collaborazione con l’Agenzia informazioni per la sicurezza esterna (AISE).
Vista la complessità di dover gestire una serie di fattori differenti tra loro è indispensabile l’utilizzo di un approccio Multi-Domain; un approccio contrario non permetterebbe di tener conto di un più complesso spettro di capacità a disposizione di una singola forza armata e della possibilità di poter generare effetti negli altri domini.
Le Multi-Domain Operation (MDO) si distinguono dalle joint operation: quest’ultime hanno come fine il conseguimento della superiorità nel dominio di competenza, attraverso la collaborazione delle singole FF.AA. che operano in maniera coordinata; le prime invece, consapevoli dell’impossibilità di mantenere la superiorità in tutti i domini, mantengono libertà d’azione tra gli stessi, in operazioni cosiddette di cross-domain. Proprio qui nasce la trasversalità tra cyberspace e Spazio.
Il ciclo decisionale delle operazioni militari “Observe, Orient, Decide and Act” (OODA loop sviluppato dall’Aeronautica degli Stati Uniti) viene integrato dalle funzioni “Percepire, Comprendere e Orchestrare” all’interno delle MDO.
La funzione “Percepire” è volta alla raccolta delle informazioni per il ciclo intelligence (Direction, Collection, Processing and Dissemination) attraverso una vasta gamma di sensori in diversi domini.
A tal proposito l’Italia negli ultimi anni ha investito strategicamente nel settore spaziale, enfatizzando particolarmente le tecnologie volte all’osservazione della Terra, particolarmente proficue per le attività IMINT (Imagery Intelligence) e GEOINT (Geospatial Intelligence).
“Comprendere” è assolta tramite l’interpretazione delle informazioni concernenti l’ambiente operativo che permetteranno in seguito di “Orchestrare” l’esecuzione delle operazioni per mezzo di una struttura resiliente al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.
In ambito nazionale gli studi dell’ambiente spaziale proseguono: è giunta al termine recentemente la missione Axiom Mission 3 (Ax-3), che ha visto la partecipazione del Colonnello Walter Villadei, membro di un equipaggio europeo ad un programma di due settimane presso la Stazione Spaziale Europea al fine di ampliare il bagaglio di competenze scientifiche, tecnologiche ed operative concernenti le attività umane nello Spazio. Durante Ax-3 ha avuto luogo la sperimentazione da parte dell’Aeronautica Militare italiana del software “ISOC”, volto al monitoraggio di pericoli provenienti dallo Spazio e come risposta alle esigenze di natura strategica dello Spazio.
La situazione odierna si presenta complessa più di quanto non lo sia mai stata, sarà quindi necessario in futuro una stretta collaborazione in ambito UE e NATO volta garantire una proficua attività delle intelligences nazionali, preparando il pubblico con un quadro realistico della situazione e investendo in un rafforzamento delle infrastrutture critiche nazionali (Cni) al fine di disporre, secondo le definizioni di David Omand, di una concreta resilienza di seconda e terza generazione.