OGGETTO: Le autostrade segrete sotto gli oceani
DATA: 27 Novembre 2025
SEZIONE: Energia
Nascosta sotto le acque si trova una cruciale rete di infrastrutture che definisce la sicurezza energetica, la stabilità economica e l'interdipendenza internazionale. Il controllo dei flussi di dati e gas è oggi un vantaggio geopolitico fondamentale, spingendo Paesi e operatori verso la diversificazione delle rotte e l'adozione di nuove tecnologie ibride.
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Sotto la superficie degli oceani corre una rete nascosta composta da cavi e gasdotti sottomarini, infrastrutture che trasportano energia e informazione, collegando continenti, economie e persone. Queste opere sono vitali, poiché gas, elettricità e informazione sono tre commodities che influenzano significativamente l’economia e il progresso tecnologico dei nostri tempi.

Le infrastrutture sottomarine sono considerate asset strategici fondamentali, poiché il loro funzionamento sostiene il flusso costante di beni, servizi e comunicazioni su scala planetaria. La loro affidabilità e continuità sono elementi indispensabili per la sicurezza energetica, l’efficienza logistica e la stabilità economica globale.

Il ruolo strategico di queste infrastrutture è duplice e critico. I cavi sottomarini per le telecomunicazioni, collegando stati e continenti differenti, smistano servizi di alto valore come le transazioni finanziarie, lo streaming audio e video, il controllo di sistemi remoti, la gestione di e-commerce e i servizi di logistica. Dualmente, i gasdotti che trasportano idrocarburi o gas naturale attraverso fondali marini (e in un prossimo futuro l’idrogeno) collegano reti di distribuzione continentali, che consentono il funzionamento continuo di centrali elettriche, industrie chimiche e sistemi di riscaldamento, garantendo l’approvvigionamento di beni ed energia di interi Paesi.

Dal punto di vista geopolitico, i gasdotti e i cavi sottomarini supportano l’interdipendenza e la collaborazione internazionale. Tuttavia, è cruciale rilevare come il controllo dei flussi (di gas, energia, dati) implichi un vantaggio significativo.

La necessità di mantenere l’affidabilità e la continuità di queste infrastrutture ha implicazioni dirette sulla sicurezza e sulla pianificazione strategica. Costruire e mantenere tali opere richiede una pianificazione estremamente accurata, dallo studio del fondale marino fino alle fasi di posa, protezione e manutenzione in ambienti remoti e spesso ostili.

La manutenzione rappresenta una fase critica e complessa. Per i cavi per telecomunicazioni, si stima che oltre la metà delle emissioni di gas serra legate al loro ciclo di vita provenga dalle operazioni di posa in mare. Per i gasdotti, i rischi sono strutturali: si manifestano con la corrosione in ambiente marino, l’interazione con i sedimenti e la fauna dei fondali e la necessità di sistemi di protezione catodica per prevenire danni strutturali. Per mitigare questi rischi e migliorare la sicurezza nel lungo periodo, oggi vengono utilizzati modelli probabilistici avanzati per stimare il deterioramento delle condotte e prevedere in anticipo eventuali criticità.

A livello ambientale, l’impatto sul clima non è più trascurabile. Sebbene le stime sul riscaldamento globale attribuiscano le emissioni di gas serra dei cavi principalmente ai combustibili di alimentazione dei mezzi marini per la posa, l’effetto principale sul clima per i gasdotti è legato a perdite di gas/metano (CH₄) e al contributo degli idrocarburi al bilancio di CO₂ (biossido di carbonio) e CH₄, specialmente in caso di incidenti.

La gestione dei tracciati è un aspetto geopolitico di primo piano. La questione del transito gas-Europa tramite Paesi terzi ha determinato la necessità di individuare nuovi tracciati per diversificare gli approvvigionamenti. Parallelamente, i tracciati dei cavi sottomarini incrociano zone di giurisdizione differenti, riflettendo complessi interessi economici e commerciali. Per tutelare questi asset strategici, Paesi e operatori cercano attivamente rotte ridondanti anche al fine di difendere le infrastrutture da interferenze straniere.

Roma, Novembre 2025. XXIX Martedì di Dissipatio

Guardando al futuro, il ruolo delle infrastrutture sottomarine è destinato a cambiare nel percorso verso la decarbonizzazione. L’idrogeno “verde” (prodotto tramite elettrolisi dell’acqua alimentata da rinnovabili) è un elemento chiave per la sostenibilità di settori difficili da decarbonizzare (hard-to-abate) e per un’economia energetica a basse emissioni.

Questa transizione si basa sulla prospettiva di una parziale riconversione dei gasdotti esistenti verso il trasporto di idrogeno (H₂) o miscele H₂/NG (idrogeno e gas naturale). Questa strategia è economicamente vantaggiosa, dato che convertire le reti esistenti è generalmente più conveniente rispetto alla costruzione di nuove condotte.

Tuttavia, la diffusione dell’idrogeno su larga scala pone ostacoli tecnici che rallentano la transizione strategica. Tali ostacoli, che rendono necessari opportuni interventi di adattamento delle condotte di trasmissione, includono:

  1. La compatibilità dei materiali, poiché molti acciai possono subire fragilizzazione da idrogeno, un fenomeno che ne riduce la resistenza e la durata.
  2. La necessità di adeguare i sistemi di misura e sicurezza, considerare la diffusione dell’idrogeno attraverso le pareti delle tubazioni e revisionare le apparecchiature di compressione. Le apparecchiature di compressione, le turbine e gli ausiliari tendono infatti a degradarsi già con concentrazioni del 5-20% di H₂.

Sebbene gli effetti dell’idrogeno su acciai e polimeri siano noti da tempo, non sono ancora pienamente quantificati in contesti industriali su larga scala, rendendo necessarie nuove sperimentazioni per verificarne la reale affidabilità.

Per superare queste sfide, la ricerca ingegneristica esplora l’ibridizzazione o piggy-backing, ovvero l’accoppiamento di condotte e cavi di trasmissione. Questo approccio, che può avvenire sia con cavi a contatto con la superficie esterna delle condotte sia con cavi installati all’interno delle stesse, promette benefici strategici come la semplificazione del monitoraggio dell’integrità delle condotte, la riduzione dei costi e l’abilitazione di servizi integrati di elevato valore tecnologico. L’ibridizzazione comporta, però, nuove sfide tecniche relative alla compatibilità meccanica, all’isolamento elettrico e alla compatibilità elettromagnetica.

Un’idea promettente è l’installazione di infrastrutture per l’idrogeno insieme a fibre ottiche per telecomunicazioni in reti ibride, condividendo logistica, manutenzione e monitoraggio. Superare queste sfide sarà fondamentale per portare l’idrogeno nel cuore della transizione energetica. Una rete pensata fin dall’inizio per l’idrogeno verde potrà ridurre l’uso di combustibili fossili e aumentare la flessibilità del sistema energetico, migliorando la sostenibilità delle infrastrutture del futuro.

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