L’ex Giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese pubblica un libro importante dal titolo “Le strutture del potere” in cui spiega bene il declino dei mezzi di informazioni tradizionali, non più in grado di incidere sul dibattito pubblico: “il potere (la politica) fa l’agenda, i media seguono lo spartito”. E poi aggiunge un passaggio che va letto fuori dalle logiche “piduiste”, ma sotto la lente della comunicazione contemporanea di massa: “il peso delle reti informali, a tratti borderline, che creano spesso l’intelaiatura per i rapporti di potere al di fuori del quadro delle regole”.
Dati alla mano, la crisi del mondo dell’informazione è ormai un fenomeno irreversibile. Quasi inutile da affrontare. Piuttosto, risulta più interessante analizzare tre casi di studio che invece navigando controcorrente in mare aperto, senza snaturarsi, sono diventati un’istituzione. Se vuoi far emergere qualcuno, incidere nel dibatttito politico-culturale, oppure dissacrare una personalità, esistono in italia soltanto tre canali di trasmissioni diversi fra loro, uniti da un temperamento tutto italiano, in grado di mescolare tragedia e commedia, informazione e intrattenimento, sacro e profano. Dagospia, Striscia La Notizia e La Zanzara, rispettivamente su web, televisione e radio, sono gli unici formati in grado di invertire il rapporto di forza tra potere (politica) e media. Sono loro a dettare l’agenda.
La domanda è cosa ne sarà di questi tre formati, strettamente legati alle personalità che li rappresentano: Roberto D’Agostino, Antonio Ricci, Cruciani&Parenzo. In un’intervista su Italia Oggi, Rda, ha parlato per la prima volta della sua creatura dopo di lui: “Io morirò davanti al computer scrivendo su Dagospia”. E poi “il sito non l’ho fatto per i soldi e non intendo venderlo. Ho sempre creduto che la felicità sia fare la cosa che ci piace, e che il lavoro sia la dignità dell’uomo. Io faccio quello che mi piace. Ho una redazione meravigliosa, con il mio vice Riccardo Panzetta, e andranno avanti anche dopo di me – mio figlio Rocco è uno scienziato, ama quel lavoro e di dagospia non gli frega assolutamente nulla. È padrone al 100%, deciderà lui il da farsi”. Sarà Riccardo Panzetta, già ospite a uno dei nostri incontri dei “martedì di Dissipatio”, a prendere il timone, con il consenso di Rocco.
Antonio Ricci, un vero anarchico del potere, un ultrasettantenne che capisce di televisione come pochi altri in Italia, non sappiamo se ha eredi, di sicuro però è riuscito a costruire una redazione-mausoleo – basta farsi un giro a Cologno Monzese – talmente ampia e al passo coi tempi della tecnologia che sul piano dell’audiovisivo può ancora rivoluzionare tanto. Resta l’incognita di Mediaset, e se Striscia La Notizia potrà continuare a esistere al di fuori.
lnfine, la possibile acquisizione di Radio Capital da parte della famiglia Angelucci, ormai player di altissimo profilo nel mondo dell’editoria, potrebbe cambiare le carte in tavolta. Il loro sogno è fare di Giuseppe Cruciani la voce di punta dell’emittente. Difficile che La Zanzara si sposti da una frequenza all’altra, più probabile che la coppia scoppi, e così anche il programma di punta della radio di proprietà di Confindustria.
Due grandi vecchi, e una coppia a fine corsa. È iniziata la staffetta generazionale. I figli sono chiamati a onorare i loro padri. Nasceranno nuove filiere, nuove reti, nuove nomenclature con l’obiettivo di alimentarsi e proteggersi perché da soli si va a sbattere.
Avanti i prossimi.