Forse nei seminari cattolici ci sarà molta “frociaggine”, in compenso nei piani alti della Santa Sede, vescovi, cardinali e prefetti hanno le idee estremamente chiare sui nuovi orizzonti terrestri e celesti. Le vie del Signore sono infinite. Mai come oggi questo modo di dire popolare si sta rivelando veritiero, a giudicare dalle insolite traiettorie che la Santa Sede sta percorrendo. Nell’eterno ritorno dell’uguale, in un’epoca che appartiene agli sceneggiatori formattatati dalle nuove policy aziendali delle grandi piattaforme, qualcuno è ancora in grado di agire in maniera imprevedibile. Se fino a poco tempo fa credevamo che la Chiesa cercasse rifugio nelle chiese, ci sbagliavamo. La presenza di Papa Francesco alla Biennale d’Arte di Venezia, accolto dal nuovo presidente Pietrangelo Buttafuoco e quella alla sessione sull’intelligenza artificiale al G7 in Puglia su invito della premier italiana Giorgia Meloni, lasciano intendere che la Chiesa è entrata in una dimensione spazio-temporale ad oggi sconosciuta a molti, con l’urgenza di esplorare le antiche e nuove forme dell’infinito.
Dalla bellezza al digitale. Ci sono due Dicasteri – quello per la Cultura e quello per la Comunicazione, con i loro rispettivi prefetti José Tolentino de Mendonça e Paolo Ruffini nonché i segretari, Padre Antonio Spadaro e Monsignor Lucio Adriàn Ruìz – particolarmente attivi nell’affiancamento di Sua Santità in questo cammino ignoto di evangelizzazione. A queste strutture pontificie si aggiungono altre due figure che stanno rafforzando radicalmente l’immaginario del “passato del futuro” nella missione della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana: il friulano Don Alessio Geretti, prete di montagna e curatore di mostre importanti, da poco nominato “responsabile degli eventi d’Arte per il Giubileo 2025, e il romano Paolo Benanti, teologo ed etico della tecnologia, ma anche consigliere personale del Pontefice e neo-presidente della commissione sull’IA di Palazzo Chigi istituita dall’attuale governo italiano.
Questo solco binario, che si muove tra le antiche e le nuove forme dell’infinito, in cui la spiritualità si intreccia con le arti e le tecnologie, è stato tracciato già da qualche anno. L’udienza in Cappella Sistina del Papa, con duecento artisti venuti da tutto il mondo, i tempi di ascolto con i giovani “profeti culturali” e ancora i Padiglioni del Vaticano alle Biennali di Arte e di Architettura. E poi il Vademecum per abitare il mondo virtuale, o la carta valoriale “Rome Call” voluta da Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che chiede l’applicazione dei principi dell’etica all’intelligenza artificiale. Nel Carcere femminile della Giudecca a Venezia, dove ha sede l’esposizione della Santa Sede, con le detenute ad accompagnare i visitatori, a un certo punto si leva una scritta al neon che brilla: “Siamo con voi nella notte”. È un raggio nell’oscurità, una torcia che non illumina solo le periferie esistenziali ma anche quelle galattiche. È la nuova postura interstellare della Santa Sede. La grandezza dell’umano che veglia sull’intelligenza delle macchine, che fino a prova contraria, non possono ancora pregare.
* Inserito all’interno del diciannovesimo Dispaccio troverete il racconto di Fabrizia Sabbatini, co-direttrice della collana editoriale di Pangea per il Gruppo Editoriale MAGOG, che ha curato la selezione dei versi nel Carcere femminile della Giudecca per il Padiglione della Santa Sede alla Biennale d’arte di Venezia.