OGGETTO: La nuova Atlantide
DATA: 17 Marzo 2023
SEZIONE: Società
FORMATO: Analisi
NEOM è l'utopia di Francis Bacon costruita coi soldi degli sceicchi sauditi: un monumento al progresso e alle sue intrinseche contraddizioni.
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«Dio ti benedica, figlio mio. Io ti darò la gemma più preziosa che possiedo: ti svelerò infatti, per amore di Dio e degli uomini, la vera organizzazione della Casa di Salomone»

Si apre così la descrizione dei fini e dei metodi di lavoro della “Casa di Salomone”, collegio di scienziati alla guida della visionaria utopia del “profeta della tecnica” Francis Bacon, nota come Nuova Atlantide. L’utopia baconiana è il cuore di un profondo rinnovamento nello spirito e nell’essenza dell’umano, nel suo rapporto con la natura e nella percezione del proprio potere. Un sogno tecnocratico riecheggia dalle smodate ambizioni della Grande Atlantide platonica, inghiottita dall’oceano, e citata da Bacon come illustre antenata. Così l’umanità, dominatrice del fuoco prometeico, si staglia ancora una volta titanica contro il proprio destino. Stavolta più sicura. Forte della propria scienza e della propria inarrestabile volontà di potenza. La natura verrà dominata con ogni mezzo, giacché sapere è potere. E se oggi appare ferita e pronta a sommergere ancora la novella stirpe atlantidea, la natura non sa della tenacia dell’uomo e delle sue insanabili contraddizioni. 

Un fiore è sorto dal deserto. Una ginestra che attende la fine. Un’utopia realizzata, imponente, smodatamente ambiziosa. Si chiama NEOM. Sorgerà nel 2025. Si tratta della quintessenza del sogno occidentale, assorbito e modulato secondo le aspettative e l’immensa disponibilità economica della monarchia dell’Arabia Saudita. Età di Cesari e di piccoli tiranni è la nostra, post-moderna, in cui all’inefficacia della democrazia si preferisce il colpo di genio, la svolta imprevedibile, autoritaria ed autocratica dei signorotti della Silicon Valley, dei miliardari del Golfo o dei satrapi del Celeste Impero e del suo Imperatore Popolare. Elon Musk, Mark Zuckenberg o Re Salman proiettano il genere umano verso il suo ultimo sogno planetario, rivestito di una patina dorata, che al paradiso dell’industria ha sostituito le Smart cities. L’umanità tecnologica ha bisogno di monarchi assoluti, non di parlamenti, come già preannunciato in Dune. Agogna imperatori, nel significato romano di comandanti investiti di poteri decisivi per meriti presunti o acquisiti. Per ingegno forse sopra la media. Per disponibilità di capitale praticamente incalcolabile. Su questo sogno tecno-scientifico va plasmandosi NEOM, salutata con entusiasmo dal CEO del progetto Nadhmi Al-Nasr:

«Se vogliamo risolvere le sfide di domani, dobbiamo affrontarle oggi, per quanto difficili possano sembrare. In NEOM, stiamo affrontando alcune delle sfide più urgenti che l’umanità deve affrontare riunendo una comunità delle menti più brillanti impegnate a reinventare come sarà un futuro sostenibile tra 20 o 30 anni e a costruirlo oggi. Stiamo ridefinendo il futuro adesso. NEOM è aperto per gli affari.»

Città del futuro e immenso laboratorio. Come l’utopia di Bacon. La struttura è essenziale e megalomane ad un tempo: una località montana, chiamata Trojena (che ospiterà i Giochi Asiatici del 2029), Oxagon, la più grande struttura galleggiante al mondo, costruita nel Mar Rosso. Infine la parte più spettacolare: soprannominata The Line, è la spina dorsale e residenziale di NEOM. È una città lineare lunga 170 chilometri e larga 200 metri. Completamente priva di automobili convenzionali, ovvero inquinanti. Tutto ad emissioni zero e con servizi distanti un massimo di 5 minuti a piedi. Il tutto mentre ad Oxagon (la Casa di Salomone realizzata) si progetterà il futuro dell’umanità intera. 

Poco importa se – come in Qatar – sia una massa di migranti sottopagati la forza lavoro destinata ad edificare tale futuro, tra maltrattamenti e sfruttamento. Poco importa degli abusi perpetrati e dell’allontanamento di popolazioni locali per far posto a tale futuro. Poco importa, infine, che i miliardi necessari alla costruzione del Paradiso ecosostenibile, provengano dalla vendita di petrolio. Emissioni zero, purché non lo facciano anche gli altri. Intanto si edifica un Eden del progresso:

«Lo spirito della nostra missione è creare un nuovo futuro basato su cinque obiettivi: natura, tecnologia, sostenibilità e comunità.»

«NEOM è un luogo per chiunque da ogni parte del mondo voglia dare il proprio contributo in maniera creativa e innovativa.»

Così dal sito di NEOM. E sembra di leggerci ancora la Casa di Salomone: 

«Fine della nostra istituzione è le conoscenza delle cause e dei segreti movimenti delle cose per allargare i confini del potere umano verso la realizzazione di ogni possibile obiettivo.»

Così l’umanità edifica la propria natura, sfidandola apertamente. Si innalza ad aristocrazia per salvare il salvabile, guardando al resto dell’umanità ignara e condannata. In bella mostra, sul sito di NEOM, appare il solo e unico motore di questa barca (o yacht?) smart lanciata verso l’abisso: invest in NEOM

Investire, poiché dai super ricchi e per i super ricchi dipende la Salvezza dell’uomo. Se i sapienti scamparono da Atlantide e i più morigerati e fedeli dal diluvio biblico, il nuovo diluvio ci lascerà ingegneri, imprenditori e creativi. Un’oligarchia scientifica, come quella del Museo di Alessandria, al crepuscolo del mondo antico. Simile a quella minoranza di scienziati che nella propria torre, nel cuore di Indastria, cerca invano di salvare l’umanità già martorizzata dall’estinzione, nel visionario Conan ragazzo dal futuro di Hayao Miyazaki.

L’allucinante e nuovissima NEOM (o Atlantide) si ergerà orgogliosa tra le dune del deserto, accolta da timori distopici, ma anche da una incuriosita esaltazione. La stessa di Bacon, dinanzi all’infinito del progresso tecnico disvelatosi nel ‘600:

«Può darsi che qualcuno, che dedica alla contemplazione tutto il suo amore e la sua venerazione, avverta qualcosa di sgradevole in questa continua esaltazione delle opere. Sappia costui che, così pensando, va contro ai suoi stessi desideri perché in natura le opere non sono soltanto benefici per la vita, ma anche pegni della verità.»

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