OGGETTO: La fine dell'Impero
DATA: 07 Gennaio 2021
SEZIONE: inEvidenza
Il "primo mondo" non è più libero (e sicuro).
VIVI NASCOSTO. ENTRA NEL NUCLEO OPERATIVO
Per leggere via mail il Dispaccio in formato PDF
Per ricevere a casa i libri in formato cartaceo della collana editoriale Dissipatio
Per partecipare di persona (o in streaming) agli incontri 'i martedì di Dissipatio'

L’Impero è caduto: Romolo Augusto è stato deposto da Odoacre. Per i romani è l’inizio della fine della loro civiltà, per il mondo antico è la fine di un’era. Quell’estinzione preannunciata, che le orde barbariche si limitarono semplicemente ad accelerare, era stata prevista, ma nulla fu fatto per impedirla e/o rallentarla. Ogni Impero è costruttore ed assassino di se stesso, padre dal cui seme nascono sia dei Cesare che dei Nerone, e niente può essere fatto per annullare l’arrivo della morte – che, anzi, spesso e volentieri avviene maldestramente per suicidio. Romolo Augusto è stato deposto, l’Impero è caduto, e la data è 06.01.2021. Quel giorno, che è già entrato legittimamente nei libri di storia ed è stato scritto con l’inchiostro indelebile della follia mitopoietica, verrà a lungo misinterpretato – un po’ per volontà, un po’ per ignoranza – da parte di giornalisti, intellettuali, politici ed analisti, perché, in fondo, si tratta delle stesse persone che vorrebbero sostituire la realtà con un asterisco e che per quattro anni ci e vi hanno ripetuto che Donald Trump era un incidente di percorso.

La storia è stata fatta sotto gli occhi increduli del pianeta intero: una folla di dimostranti ha assalito e occupato il Campidoglio per mostrare a Trump che il suo elettorato gli è realmente fedele e crede nella teoria della vittoria fraudolenta di Joe Biden. Non abbiamo assistito all’azione improvvisata di un manipolo di disperati – anche se i personaggi carnevaleschi non sono mancati per nulla – ma al grido dell’America profonda, quell’America che soltanto Trump ha saputo comprendere e ammaliare, e che si è mobilitata in massa nel 2016 e nel 2020 perché ha trovato in lui il proprio messia, l’uomo della provvidenza chiamato a “rendere l’America di nuovo grande”. Quell’America, piaccia o meno, è WASP (White, Anglo-Saxon, Protestant) e sta inevitabilmente scomparendo per via di tendenze demografiche difficilmente alterabili e che sono alla base del clima di tensione interrazziale permanente.

Il 6.01.2021 non ha avuto luogo un gesto dimostrativo del movimento QAnon, sono state aperte le ostilità contro il sistema da parte della White America. Questa America – l’America WASP di cui Trump è figlio e padre – è insofferente, arrabbiata, rancorosa, ma soprattutto è impaurita dal futuro e dal ritorno al potere del Partito Democratico, il partito del melting pot e dell’ideologia liberal. Per le strade dell’America non si stanno affrontando pro-Trump e pro-Biden – loro sono delle semplici figure – ma due visioni del mondo contrapposte e inconciliabili.

Questo assalto, che avviene nel più ampio contesto dell’instabilità socio-politica che ha avvolto il Paese all’indomani della morte di George Floyd, danneggerà i Repubblicani adesso, ma troverà il suo legittimo spazio nella storia fra qualche anno. Demonizzazione oggi, storicizzazione celebrativa domani. Il motivo è sotto gli occhi di tutti – anche se si fatica a metabolizzarlo: Trump non era soltanto il presidente degli operai e degli evangelici, ma anche dei milioni (decine) di reietti a cui nessuno ha mai dato voce e che lui ha portato alle urne – redneck, white trash, nazionalisti bianchi, nostalgici sudisti, complottisti apolitici che mescolano l’americanismo nella sua forma più bieca al cospirazionismo esasperato. QAnon, del resto, non nasce con Trump: le teorie del complotto sul trio Dem-pedosatanismo-rettiliani circolano in rete dagli anni ’90. L’America profonda, piaccia o meno, è anche e soprattutto questo, e l’assalto al Campidoglio sta venendo commemorato da milioni di statunitensi. Quel che è più importante, però, non riguarda la partita Repubblicani vs Democratici, ma gli Stati Uniti nel loro insieme: l’immagine della democrazia per antonomasia, cuore del cosiddetto “mondo libero” ed esportatrice di democrazia sin dal 1800, ne esce irrimediabilmente danneggiata, screditata, ridicolizzata.

L’associazione “democrazia=stabilità” diventerà insostenibile, oggetto di crescente derisione – per non parlare delle ricadute sul potere morbido statunitense – e questo non potrà che favorire tutte quelle potenze che stanno tentando di trovare un’alternativa valida e funzionante al modello liberal-democratico, come ad esempio Russia, Cina e Ungheria. Gli accadimenti che hanno scosso gli Stati Uniti ultimi quattro anni, a partire dal Russiagate e terminando nell’assalto al Campidoglio, sono la dimostrazione che il futuro è illiberale, o meglio post-liberale, e tutto il mondo dovrà prenderne atto. Il 6.01.2021 è caduto l’Impero, ciò può significare una cosa sola: spazio ai barbari – che, poi, tali non sono. È la fine di un’era, il secolo americano, e l’inizio definitivo di un’altra, il multipolarismo. Gli effetti della deposizione di Romolo Augusto, però, li vedremo più in là nel tempo: cinque, dieci anni. Saranno anni difficili perché, historia magistra vitae, nessun impero ha mai accettato la propria fine. E la non-accettazione del lutto da parte di un impero – specie se a proiezione universale e di natura messianica – implica guerre, muscolarismo e imperialismo spasmodico.

Alla fine, però, spezzato per sempre il meccanismo della successione e collassata la simbiosi centro-periferia, la forza diventa inerzia e la difesa dalle orde barbariche diventa impossibile. L’Impero è morto, lunga vita all’Impero!

I più letti

Per approfondire

L’oppio del popolo americano

Capire la crisi degli oppioidi significa capire uno degli aspetti più oscuri dell’anima americana. Un'anima violenta, triste e solitaria, figlia del medesimo spirito che ne ha caratterizzato il successo. Oggi l'America profonda si ritrova a fare i conti con un male inedito o quasi, che inevitabilmente si riflette in politica, con tutte le conseguenze del caso.

Tutto era già scritto

Qassem Suleimani non era né un terrorista né un patriota, bensì un figlio dell’Imam Hussein. L’inner circle del cow boy Donald Trump, e con lui i sovranisti coloniali, non hanno capito che nel mondo sciita la storia è scritta dai morti, che da quelle parti vengono chiamati martiri.

Il sogno proibito di una proxy war

Il Covid-19 ha fatto riemergere la frattura tra Settentrione e Meridione, e c'è chi oggi vorrebbe far diventare l'Italia del Nord una “tigre europea”, al pari di Taiwan, Hong Kong, e Singapore per l’Asia.

Il metodo Burns

Il 30 gennaio 2024 William Burns, Direttore della CIA, ha scritto un articolo intitolato "Spycraft and Statecraft" in cui delinea le sfide principali che attendono l'intelligence americana nei prossimi anni. L'America non è più l'incontestata superpotenza - scrive - ma è minacciata nei suoi interessi da Cina e Russia: per questo nuove e più raffinate metodologie d'approccio sono necessarie.

Il mondo è finito a Baghdad

Vent’anni dopo, è fondamentale una retrospettiva sul conflitto che ha distrutto l’Iraq. E le illusioni di un mondo unipolare.

Gruppo MAGOG