OGGETTO: La fenice di ferro
DATA: 21 Gennaio 2023
SEZIONE: Ritratti
FORMATO: Analisi
AREA: Russia
Dmitrij Medvedev è riuscito a tornare dall'angolo buio della politica russa in cui era stato relegato. E ora non è solo utile al Cremlino, è addirittura necessario.
VIVI NASCOSTO. ENTRA NEL NUCLEO OPERATIVO
Per leggere via mail il Dispaccio in formato PDF
Per ricevere a casa i libri in formato cartaceo della collana editoriale Dissipatio
Per partecipare di persona (o in streaming) agli incontri 'i martedì di Dissipatio'

Dmitrij Medvedev è un caso studio decisamente interessante di completo “rebranding”, o “rinascita” se si hanno in antipatia gli anglicismi, interno alla politica russa. L’ex Presidente di un vasto Paese, per lungo tempo diventato inutile, una volta esaurito il mandato. L’uomo che era considerato un faro di speranza e di liberalizzazione in un Paese con profonde radici di autoritarismo e di sfiducia cronica nella politica. Nel 2008 ha fatto irruzione, quasi improvvisamente, nel dibattito pubblico russo, e con lui un odore di libertà che lo avvolgeva come un profumo costoso. Questo è l’uomo sotto cui la Russia ha concentrato per davvero i propri sforzi sull’innovazione tecnologica, l’uomo che ha aperto nuove vie diplomatiche verso all’Occidente con il suo volto benevolo. Anche Barack Obama ha scritto nelle sue memorie che Medvedev sembrava “la personificazione della nuova Russia” quando lo ha incontrato. Ed era così, almeno a lui sembrava.

La presidenza di Medvedev è stata contraddistinta da una sensazione di costante miglioramento sociale, di cui bisognava rendergli merito. Durante il suo mandato il prezzo del petrolio è aumentato a passi da gigante, e persino la crisi economica del 2008 è sembrata una preoccupazione meno rilevante che altrove. Un vero Barack Obama russo, che come il suo omologo americano ha portato con sé il vento del cambiamento. Rispetto al serioso Putin, che ha affrontato le guerre cecene e le loro conseguenze, Medvedev è stato più bonario e aperto verso il – cosiddetto – popolo. Ha incontrato i comici più popolari della televisione e ha parlato con loro da pari a pari, ha incontrato i “leader” dell’industria informatica russa che gli hanno presentato il modello di un nuovo smartphone, uscendosene infine chiedendo: “Darà preoccupazioni ad Apple?”, e naturalmente la risposta è stata: “Certo che sì”. Una serie di elementi che ha fatto credere ai russi che dopo tutta la miseria del passato, la vita stesse cominciando a migliorare.

Naturalmente, vale la pena ricordare che l’inizio della sua presidenza è stato segnato dalla guerra con la Georgia. Non è ancora chiaro chi abbia iniziato a sparare, ma anche fosse stata la Russia, il conflitto era destinato a cominciare, prima o poi. La Georgia aveva chiare rivendicazioni sull’Ossezia e sull’Abkhazia indipendente, la cui popolazione si considera un popolo separato da quello georgiano. In realtà, ogni conflitto di questo tipo legato al territorio e alle persone può essere visto in modo diverso, Catalogna-Spagna, Palestina-Israele. Si può dire che occorre sempre guardare alle sfumature piuttosto che al quadro complessivo. Il risultato della guerra è stato che la Russia, insieme all’Ossezia e all’Abkhazia, ha vinto in una settimana. Anche questo ha dato fiducia a Medvedev e al popolo russo. Un leader forte e libero, disposto a combattere per i suoi e a vincere.

I soldi del petrolio arrivavano a fiumi, la vita di tutti i russi migliorava, così come la qualità di vita nelle città – soprattutto a Mosca, dopo che Sergei Sobyanin ne era diventato sindaco nel 2010 e aveva iniziato il suo progetto di rinnovamento. Mosca stava davvero iniziando a trasformarsi in una città europea. Questo spirito di libertà e di sviluppo ha fatto sì che i moscoviti sentissero davvero di poter decidere qualcosa in questo Paese. Così, nel dicembre 2011, dopo le elezioni della Duma di Stato russa, un movimento di protesta ha preso piede nella nascente classe media che si è riversata in piazza urlando slogan “Per elezioni giuste!” e per una “Russia libera!”. Contemporaneamente, Alexey Navalny, ora in prigione da due anni, ha iniziato a guadagnare popolarità. È stato in quel momento che la libertà è finita.

Nel marzo 2012 si sono tenute le elezioni presidenziali, alle quali, di fatto, ha partecipato un unico candidato: Vladimir Putin. Medvedev non si è nemmeno presentato e non ha cercato di lottare per il suo posto, ha semplicemente restituito il Paese a Putin. Non è molto chiaro se le proteste siano state il motivo del ritorno di Putin o se fosse originariamente previsto in questo modo. Medvedev è stato Primo Ministro per molto tempo, fino al 2020, venendo poi sostituito da Mikhail Mishustin, un tecnocrate ed ex capo del servizio fiscale. L’ex Primo Ministro è stato completamente dimenticato dal potere fino alla guerra in Ucraina, quando è tornato utile per lanciare improbabili minacce verso l’Occidente . Ma tra la presa della Crimea e la guerra in corso, Medvedev è curiosamente diventato anche l’eroe di una popolarissima nuova “corrente di meme”. Su Internet si è cominciato a soprannominare Medvedev “Iron Dimon”, sintetizzando in questa definizione la sua vittoria in Georgia – “Iron” – e l’inchiesta – “Dimon” – realizzata da Alexey Navalny su di lui prima di finire in prigione.

Il personaggio di Iron Dimon è presentato come un leader serio e senza compromessi, che ha sempre la verità dalla sua. È diventato una sorta di simbolo della rinascita della potenza nazionale russa che rimanda ai tempi dell’impero, dato che Medvedev stesso assomiglia fisicamente all’Imperatore Nicola II. La nascita di questi meme è dovuta anche all’insoddisfazione nei confronti di Putin e delle sue politiche generali quando il Paese ha iniziato a ritornare in condizioni di sostanziale povertà, specie dopo il crollo del prezzo del petrolio nel 2014. Iron Dimon è un eroe nazionale in grado di difendere la Russia, mentre Medvedev stesso veniva ritratto ogni giorno dai media come un uomo di mezza età che dormiva durante le riunioni.

Lo scoppio della guerra ha aperto porte a molte voci nuove e altre dimenticate. Medvedev è uno di questi, e ha, intelligentemente, scelto d’identificarsi con il filone di meme a lui ispirato. Nel suo canale Telegram ha così cominciato ad assumere la sua nuova forma “di ferro”. Ad esempio: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e pazzi. Vogliono ucciderci, la Russia. E finché sarò vivo, farò di tutto per farli sparire“. Il Telegram di Medvedev è diretto, schietto e trasmette un odio terribile verso l’intero Occidente e la sua ipocrisia, anche se il suo volto un tempo era l’emblema dell’amicizia russo-americana. I suoi messaggi hanno cominciato a rimanere impressi nella mente di molti suoi connazionali, donandogli nuova popolarità e rilevanza nella vita politica del Paese.

Quale importanza ha questa rinascita, sospinta unicamente da rancore e opportunismo, e che a ben vedere potrebbe solamente peggiorare la situazione a livello internazionale? A quanto pare, significa molte cose. Non solo Dimon è tornato alla vita pubblica, ma è diventato anche necessario. Non molto tempo fa, Medvedev è volato personalmente in Cina per un incontro privato con il leader cinese Xi Jinping. Dopo questo incontro, l’incessante discorso sul possibile successore di Putin ha guadagnato un nuovo eroe a lungo dimenticato, perché una visita del genere può significare solo una cosa: Putin si fida di Medvedev. In seguito, oltre alla posizione già occupata di vice di Putin nel Consiglio di Sicurezza, è stato nominato vicepresidente della Commissione militare-industriale, che si occuperà delle forniture al fronte.

Così, Medvedev ha acquisito una nuova forza, una nuova energia con cui i suoi avversari e gli stessi membri del Cremlino devono fare i conti. La gente lo vuole di nuovo? È probabile che la risposta si affermativa. Un tempo simbolo di libertà e potere, durante la sua presidenza fu persino invitato all’inaugurazione del canale Dozhd (ora costretto alla fuga in Georgia), Medvedev è diventato la tartaruga che ha sconfitto il coniglio? Resta da vedere, ma una cosa è chiara: Medvedev è risorto, è risorto come una fenice dalle ceneri dimenticate in un angolo buio della politica russa.

I più letti

Per approfondire

La guerra delle lavatrici

Mentre sullo sfondo rimane la possibilità di un confronto militare a Taiwan, Washington e Pechino si fanno la guerra per il mercato dell’elettrodomestico.

Un abbaglio chiamato Dottrina Gerasimov

È uno dei più grandi equivoci dell'attualità. È uno dei falsi miti sulla Russia contemporanea più duri a morire. È l'isola che non c'è delle scienze strategiche. È una delle massime espressioni del precario stato di salute della cremlinologia occidentale. Stiamo parlando dell'inesistente dottrina Gerasimov.

Il racket del capitalismo

“Morti per disperazione”: uno studio e un classico fanno riflettere sul sistema capitalistico. Che non aumenta il benessere, ma esalta disparità e dolore

“Carver è uno che porta il fuoco”. Parla Antonio Spadaro

Abbiamo parlato con “il consigliere del Papa”, sullo scrittore/icona degli Stati Uniti. La poesia è materia che arde, e i poeti non muoiono mai

Gladio, storia di un complotto

L’inflazione spingeva i prezzi alle stelle. I sindacati dominavano le prime pagine dei giornali. La parola mobilitazione era sulle bocche di tutti. I governi nascevano e cadevano mentre gli scioperi e le dimostrazioni diventavano quotidiani. I tassi d’interesse erano in rapido aumento, i governi sempre più traballanti, i blackout elettrici ed i razionamenti dell’acqua all’ordine del giorno, i ricchi che disponevano di una seconda, terza e quarta casa mentre i poveri venivano sfrattati. La gente era furibonda… fino all’attentato di Piazza Fontana.

Gruppo MAGOG