Il Quirinale è solo fumo, la nebbia in cui migliaia di commentatori annaspano pensando di assaporare la natura del potere e della priorità politica. Una verità modesta e molto parziale. Il mondo ha di fronte a sé altre emergenze, che non sono la pandemia né il prossimo Capo dello Stato italiano. Per chi suona la campana? Economisti ubriachi di compiacere il potere per mesi hanno glissato sull’inflazione. Temporanea, temporanea, cosa da poco, legata alla ripresa della pandemia. La razza economica, che spadroneggia nelle università e nelle consulenze pubbliche, ha ancora una volta minimizzato e mostrato il proprio conformismo fallimentare, come nella crisi finanziaria del 2007-2008. Perché dovremmo fidarci di questi esperti abili solo nei matematismi e nei modelli astratti ma inutili a consigliare con pragmatismo il Principe? A pochi è stato subito chiaro quello che l’enorme massa di stimoli monetari voluti da cinesi e americani, il protezionismo diffuso, la scarsità di navi e infrastrutture, le strategie novecentesche russe, l’ottusità dei burocrati europei avrebbero scatenato. Qualche manager solitario, qualche imprenditore con le mani sporche e le strutture di intelligence si sono accorti dell’iceberg che si avvicina sempre più rapido. Gas alle stelle, bollette raddoppiate, scarsità di prodotti edili e prezzi al galoppo. Il piano dell’Unione Europea nel liberalizzare il mercato del gas negli ultimi anni ed interrompere i contratti di fornitura di lungo periodo con Gazprom sono la cartina di tornasole dello stolto ottimismo eurocratico. I Pangloss della nostra era, i creatori del fosso dove si apprestano a cadere. Benvenuti, dunque, nel tunnel della nuova inflazione. Bufera per gli europei senza materie prime e con salari stagnanti. Senza digitale, alta tecnologia e grandi multinazionali il vecchio continente non può rispondere all’inflazione alzando i salari come in America o con la semi-autarchia sinica. Situazione destinata a peggiorare se ci sarà una escalation Ucraina, anche se da queste parti non scommettiamo su una reale invasione. Uno dei pochi ad accorgersene, si suppone imbeccato dalle strutture dello Stato profondo, è stato Franco Bernabé. Il Presidente di Acciaierie Italia ha spiegato le origini e gli effetti potenzialmente devastanti dell’inflazione europea: difficoltà di approvvigionamento energetico crescenti, ampliamento del divario industriale con i due colossi mondiali, disordini sociali e politici. Cosa pensate succederà quando usciremo dalla pandemia con un potere di acquisto ridotto, la disoccupazione cresciuta e con un PNRR che vale quanto la Tachipirina contro il Covid? C’è chi crede che tutto si risolva con un intervento delle Banche centrali per rialzare i tassi, ma come può la BCE farlo con questa impennata di debiti pubblici? Torneremo alla deflazione austera che ha contribuito a generare il populismo e il nazionalismo oggi stritolati politicamente dal virus e dalle élite centriste, pronte ad esagerare senza scrupoli l’emergenza e a mettere sotto tutela le democrazie europee. Oggi tutto tace e si distrae guardando altrove, ma nei prossimi cinque anni Italia ed Europa si giocano la partita della vita tra un declino consapevole e sotto controllo e lo sfacelo politico ed economico.
DISSPACCI (di Girolamo Grimani)