OGGETTO: Iperluoghi#2
Dal Dispaccio #15 del 22.12.2023
A Washington, nel suo Cafe Milano, Franco Nuschese ha ospitato tutti: da Bill Clinton a Giorgia Meloni. Ai suoi tavoli si negoziarono gli accordi di Oslo, mentre da poco si sono chiusi quelli di Abramo. In attesa dell’apertura della terza sede a Riad, Beppe Sala gli conferisce l’Ambrogino d’oro.
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Il Café Milano, sul suo sito ufficiale, si descrive come “un centro di potere per diplomatici, politici, giornalisti, emittenti, lobbisti, intrattenitori e tutti coloro che amano la buona cucina italiana e un servizio cortese e attento”. Una breve definizione ma esaustiva, per quello che è considerato a tutti gli effetti il ristorante della Casa Bianca. A Washington, da circa trent’anni, l’italiano che l’ha aperto – Franco Nuschese (originario di Minori, comune sulla Costiera Amalfitana) – ospita i Presidenti americani, a partire da Bill Clinton senza eccezione (se si esclude la parentesi trumpiana). Non si esagera quando lo si considera il vero punto d’incontro per chiunque debba chiudere affari, gestire fondi o cercarli, pianificare il futuro. Più di qualche voce sostiene che ai curatissimi tavoli del Café Milano siano stati negoziati gli accordi di Abramo, come già negli anni Novanta furono negoziati quelli di Oslo fra Shimon Peres, noto avventore del locale, e Yasser Arafat.

Questo articolo è stato inserito nell’ultimo Dispaccio, una lettera confidenziale di 8 pagine in pdf riservata ai membri del nucleo operativo di Dissipatio con contenuti e informazioni esclusive e inedite. Sempre da stampare, maneggiare, e conservare con cura.

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