OGGETTO: Il ritorno di Slavoj Žižek
DATA: 19 Marzo 2023
SEZIONE: Società
FORMATO: Letture
AREA: Russia
Nelle ultime settimane il filosofo sloveno ha pubblicato due articoli, che è bene analizzare.
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Nelle ultime settimane il filosofo più famoso di Slovenia, Slavoj Žižek, è stato decisamente produttivo e ha scritto due saggi. Il primo è apparso il 22 febbraio sulla rivista digitale Compact con il titolo “Wokeness Is Here To Stay”. Questo testo appare piuttosto reazionario rispetto allo Žižek classico, in quanto scritto in uno stile, per così dire, politicamente di destra. Ciò detto, è importante capire che lo stile di Žižek è più una sfida al lettore, che non una lotta ideologica hegelo-marxista (dominata dalla psicoanalisi) con la cultura contemporanea. Nell’articolo scrive della questione identitaria delle persone LGBTQ+ e di come il “capitalismo Woke” le stia parassitando. Il lettore attento, e conoscitore dello stesso Žižek, si renderà immediatamente conto che non si tratta più di una questione di capitalismo moderno – che è esso stesso pura ideologia woke – ma di una questione più profonda di identità da leggersi attraverso la lente della psicoanalisi, dove il “+” in tale sequenza di identità è per Žižek una massima che emancipa e libera dal bisogno dell’identità medesima.

Il secondo articolo invece, uscito tre giorni dopo l’anniversario della guerra in Ucraina, è già in due parti, (dove la seconda parte completa le riflessioni del primo articolo) in un’altra rivista digitale, The Philosophical Salon, intitolato “Why Politics is immanently theological”. Nella prima sezione, Žižek cita il filosofo Heidegger e un’intera galassia di filosofi russi della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo nella parte dedicata alla “necessità del nemico“. La Russia moderna – scrive – come parte del suo nemico ideologico, ha scelto, non gli ebrei, ma la decadente cultura occidentale della transessualità. Il moderno fondamentalismo religioso propagandato da Mosca è sinonimo di ascensione alla morte, e implica una giustificazione per un attacco all’Ucraina. In questo senso, cita il principale propagandista russo Vladimir Solovyov (che è ebreo):

“La vita è altamente sopravvalutata. Perché temere ciò che è inevitabile? Soprattutto quando si va in paradiso. La morte è la fine di un percorso terreno e l’inizio di un altro. Non lasciare che la paura della morte influenzi le decisioni. Vale la pena vivere solo per qualcosa per cui si può morire, è così che dovrebbe essere. Stiamo combattendo contro i satanisti. Questa è una guerra santa e dobbiamo vincere”

Žižek ha anche citato una frase del teologo ceceno dell’Islam, Magomed Khitanayev, che ha pure invitato a combattere il satanismo in Ucraina. Per capire Dugin e Solovyov, dunque, oggi bisogna rivolgersi alla filosofia del cosmismo russo, che inizia con Nikolai Fëdorov, il cui soprannome era “Socrate di Mosca”. Žižek cita anche i seguaci di Fëdorov, i cosmisti sovietici: Konstantin Tsialkovsky e Alexander Bogdanov. A loro si aggiunge la citazione di uno dei più importanti pensatori russi, Vladimir Sergeevič Solov’ëv, che nelle sue “Tre conversazioni” ha scritto un breve “Racconto dell’Anticristo” in cui descrive la sua escatologia filosofica. I cosmisti parlavano della resurrezione dell’uomo attraverso il progresso scientifico, mentre Solov’ëv parla della resurrezione attraverso la religione e la fede nel suddetto racconto:

“Nello stesso momento una folla di cristiani, guidata da Pietro, Giovanni e Paolo, si mosse dal Sinai verso Sion, e da diverse direzioni fuggirono altre folle entusiaste: erano tutti gli ebrei e i cristiani giustiziati dall’Anticristo. Essi tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni.”

È possibile concordare con questa analisi della sintesi tra cosmismo sovietico e logica religioso-imperiale nella Russia moderna. Inoltre, lo stesso Fëdorov conosceva anche Dostoevskij, che era profondamente interessato all’opera di Fëdorov, avendo non a caso scelto infatti di chiamare “demoni” i suoi seguaci sovietici, citando l’omonimo romanzo.

È importante, però, capire che la Russia moderna ha ereditato dall’URSS, su tutti, il tropo della multinazionalità e ancora di più della multietnicità, cantato nell’inno nazionale e menzionato nella Costituzione. Questa sintesi multireligiosa postmoderna è una struttura piuttosto forte per la formazione di una nuova identità del russo. Nonostante il disinteresse di Žižek, sia esso spontaneo o naturale.

Non è ancora molto chiaro quanto questi legami tengano uniti il popolo russo, ma con ogni probabilità lo scopriremo presto. Allo stesso tempo, questa sintesi è ciò che oppone la Russia al mondo occidentale, ciò che il mondo occidentale sembra essere. Il mondo occidentale è, per l’ideologia attuale, un mondo di “impurità”, dove la stessa identità LGBT non può essere considerata “normale” per i media nazionali. Può anche darsi sia un problema di sublimazione di quelle stesse élite che insistono su questo punto, ma la maggior parte dei russi, anche al di fuori di Mosca, sente che la propaganda della vita tradizionale, ovvero la vita dei loro antenati, sia più cara a loro che la propaganda della creazione di “trasformatori” dei loro figli (in uno dei suoi discorsi Putin ha chiamato così le persone trans). Ognuno giudicherà da sé qual è la norma per i propri figli, ma già nei Paesi occidentali, come ha ricordato Žižek, si cominciano a vietare le procedure di cambio sesso.

La tesi secondo cui l’ideologia è intrinsecamente teologica è abbastanza vera. A questo proposito dovremmo ricordare un altro classico russo, il poeta Alexander Blok e il suo poema “I dodici”. Alexander Blok era vicino all’ideologia rossa, anche se alla fine il comunismo lo ha “divorato”, come tanti prima e dopo di lui. La poesia stessa può essere interpretata in modi diversi, perché al centro della sua narrazione ci sono dodici comunisti che camminano per le strade in rovina, vedendo persone esauste, prostitute che servivano la “borghesia”. La rivoluzione sta arrivando, una forza rossa che spazzerà via tutto ciò che troverà sul suo cammino, sparerà, punirà. Anche se il comunismo era una notoriamente una corrente ideologica antireligiosa fin dall’inizio, scrive Blok alla fine del suo poema:

…E vanno con passo gagliardo,
Dietro – un cane affamato,
Davanti – con lo stendardo
Di sangue imbrattato,
Dai proietti risparmiato,
Con passo dolce e lieve
Tra mille perle di neve,
Il capo ornato di cisto –
Chi li guida? – Gesù Cristo.

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