La storia evolutiva degli Stati nazionali è sovrapponibile, seppure parzialmente, alla storia degli arcana imperii, patrimonio costitutivo etico-politico della sostanza statale, essenziale alla sua sopravvivenza. In origine, il termine coniato in ambito romano, doveva essere abbastanza limitato e riferito a quelle res dalle quali dipendeva la sopravvivenza, l’integrità e la magnificenza della città di Roma; tanto è vero che la rivelazione dei segreti – comprendenti informazioni preziose per l’affermarsi e il prevalere del potere di Roma – al nemico era perseguita già sotto i re con la pena capitale.
Se, però, raramente in passato è capitato che i due mondi, quello della politica e quello dell’intelligence venissero a sintesi, incarnandosi nell’effettiva unicità del vertice della piramide del potere istituzionale, oggi c’è un’eccezione che vale la pena d’analizzare.
«Sarò il premier di tutti – ha dichiarato Dick Schoof, l’ecumenico ex capo dell’Intelligence olandese e ora Premier incaricato – voglio contribuire a unire i Paesi Bassi». Nel caso olandese, il curriculum pluridecennale di Schoof, focalizzato sulla lotta alla radicalizzazione, sulla garanzia dello stato di diritto e su una serie di riforme interne per l’efficientamento del corpo di polizia gli ha consentito di arrivare a uno dei gradini più alti della politica nazionale. Considerato un gran lavoratore, orgoglioso, taciturno, poco influenzabile, dotato di un expertise in settori prioritari nel programma del futuro governo (sicurezza e immigrazione), i partiti politici di maggioranza lo hanno scelto non solo per l’incapacità dei principali leaders di sintesi politica, ma, soprattutto, per il profilo plasticamente adatto alla gestione del contesto storico e fattuale.
Schoof è considerato un politico equidistante da tutti i partiti della coalizione di governo, e oltre a essere stato capo dei servizi segreti era anche stato a capo dell’agenzia antiterrorismo olandese e del servizio di immigrazione e naturalizzazione del paese. Il suo compito sarà soprattutto quello di tenere insieme leader politici con idee piuttosto lontane tra loro, e in particolare di ridimensionare il ruolo di Geert Wilders, uno fra i politici europei con il programma più radicale nei confronti di Islam e immigrazione, fatta eccezione per i gruppi apertamente neofascisti o neonazisti.
Subentrerà a Mark Rutte, il premier più longevo della storia olandese. Prima di insediarsi formalmente, dovrà tuttavia attendere la definizione del governo: un processo che potrebbe richiedere ancora settimane. I quattro partiti puntano a formare quello che hanno definito un gabinetto «extraparlamentare», composto per metà da figure di nomina politica e per metà da esperti nei diversi campi. L’obiettivo dichiarato è completare il puzzle prima della pausa estiva.
Schoof annovera una comprovata carriera all’interno della pubblica amministrazione e soprattutto, fino al 2021, era membro del PvdA ed è tuttora apprezzato dai socialdemocratici. Oggi si definisce indipendente, eppure, l’esempio olandese non pare annoverare alcun precedente rilevante tra le democrazie occidentali.
Di governi tecnici l’Italia è sempre stata illustre rappresentante, pioniera di maggioranze e convergenze parallele, governi balneari, compromessi storici ed esecutivi di scopo. Eppure, nonostante l’italica creatività politica, in nessun caso e mai nella storia repubblicana il vertice delle istituzioni rappresentative è stato incarnato da figure di spicco dell’intelligence.
Nel 2022, quando fu candidata alla Presidenza della Repubblica Elisabetta Belloni, capo in carica del DIS (Dipartimento informazioni per la sicurezza), non poche ostilità e polemiche furono sollevate, soprattutto dal senatore Renzi, per ragioni di opportunità, ma soprattutto per la possibile compromissione – a suo dire – dell’autonomia e ripartizione dell’architettura dei poteri. Negli Usa, quando Biden nominò il capo della CIA ebbe a dire: «Burns condivide la mia profonda convinzione che l’intelligence debba essere apolitica e che i professionisti dell’intelligence dedicati al servizio della nostra nazione meritino la nostra gratitudine e rispetto».
Nell’utopistico mondo della trasparenza assoluta, l’accesso alle informazioni rimane comunque lontano anni luce dalla comprensione delle stesse. La differenza tra epistème, da intendersi come vera conoscenza appannaggio dei pochi, e doxa, opinione comune e non ragionata dei molti, è certamente il vero equilibrio che ogni democrazia moderna è chiamata a contemperare.
Il segreto è una responsabilità titanica, come lo è la pubblicità della verità effettuale, che non può essere offerta liberamente al popolo senza alcuno schermo. Ne avrebbe nocumento la stessa convivenza sociale.