OGGETTO: Identità significa essere diversi
DATA: 14 Aprile 2023
SEZIONE: Recensioni
FORMATO: Letture
In "Che cos’è l’ideologia del medesimo?" (Passaggio al Bosco, 2022), Alain de Benoist analizza la tendenza, propria degli Stati-Nazione moderni, a uniformare i propri cittadini.
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Uguaglianza e Disuguaglianza si manifestano sempre assieme. A e B possono differire o non differire, esclusivamente nella relazione con un determinato punto di vista: felicemente arbitrario e relativo. Ne discende la possibilità di preferire la parità delle opportunità a quella dei risultati, sperimentare disparità giuste e ingiuste, accettare l’alterità.

L’ideologia del Medesimo, invece, afferma l’uguaglianza umana universale, senza relazione al punto di vista. Essa rappresenta il programma dell’Età Moderna, pensiero unico, civiltà unica, mercato unico. Un programma ampiamente realizzato.

Alain de Benoist al contrario ha riconosciuto la bellezza del mondo proprio nel valore delle differenze e la minaccia principale in ciò che uniforma. In questo modo, Che cos’è l’ideologia del medesimo? (Passaggio al Bosco, 2022) arroventa in libello filosofico, il problema che omologa e quel che vale la pena di conservare.

Innanzi tutto, secondo de Benoist, l’ideologia del Medesimo origina in contraddizione. L’affermazione dell’identità fondamentale di tutti gli uomini comporta una constatazione rapida: le persone sono diverse le une dalle altre. Allora, il medesimo diventa anche programma. E segue la necessità di svalutare le differenze di aspetto fisico, religione o cultura, quali velature insignificanti sulla «natura umana».

E la «natura umana» diventa una sorta di archetipo platonico: vero medesimo altrove, necessario ad affermare il medesimo qui. In un dualismo non coerente, rivelatore della lontana discendenza storico-filosofica dal monoteismo universalista e dalla sua distinzione tra «essere» ed «essere creato». Hannah Arendt è chiara al riguardo: «L’idea monoteistica del Dio a immagine del quale deve essere creato l’uomo. In questo senso in effetti può esistere solo l’Uomo e gli uomini sono ridotti a una replica più o meno riuscita del medesimo» (Hannah Arendt, Che cos’è la politica).

Tuttavia, sarà soltanto lo Stato-Nazione moderno a razionalizzare il programma e trovare la forza per aggredire le differenze in maniera efficace, a partire dall’abolizione dei corpi intermedi, operando per non trovarsi innanzi uomini di una certa regione, ecclesiastici o membri delle corporazioni, ognuno con il proprio status giuridico, ma soltanto cittadini generici.

Quindi, le grandi ideologie moderne cercheranno l’uno nel mercato, nella classe o nella razza, finendo per negare l’umanità dei propri avversari che scelgono l’unità diversa o rifiutano di adeguarsi. In ogni caso, l’ideologia del medesimo ascende in parallelo con l’individualismo, “più cittadini isolati ci sono, più lo Stato può trattarli in modo uniforme” (Alain de Benoist, Che cos’è l’ideologia del medesimo).

Essere «cittadini del mondo» infatti è ancora un ideale politico, dipendente dalla concezione totalitaria. Al contrario della “causa dei popoli” che stride fortemente con l’ideologia del Medesimo, sottolineando l’importanza delle identità specifiche e il diritto a disporre del proprio futuro, anche in direzione opposta a quella omologante. 

Evidentemente, la causa dei popoli è poco in voga. Lo Stato moderno cerca la neutralità d’opinione e predilige la pluralità privata: uguali i cittadini, uguali le loro opinioni. Ma perfino la scelta di neutralità non è neutra e si risolve ancora nella mobilitazione contro le opinioni divergenti dal medesimo. In Europa, tale atteggiamento è tipico della cultura liberale, solita affermare il pari valore di valore tra tutte le possibili concezioni del mondo, negandolo contemporaneamente a quelle non liberali.

Non di meno, l’uscita dal medesimo è lontana da traiettorie etnocentriche o nazionaliste. Queste limitano il medesimo programma, ai confini di un solo popolo, inteso come etnia o nazione, rivendicando per tale aggregato egoismo e libertà assoluta, premessa di lotta contro gli altri. Trasposizione in grande della concorrenza tra individui liberi e autonomi, nella società di mercato. Il contrario buono del medesimo è la diversità.

“È proprio il principio di diversità che occorre contrapporre all’ideologia del Medesimo. Un principio trae forza dalla sua stessa generalità. La diversità del mondo rappresenta la sua sola, vera ricchezza, perché questa diversità è fondatrice del bene più prezioso: l’identità. I popoli non sono intercambiabili, non più di quanto lo siano le persone. Dire che nessuno ha in sé più o meno valore di un altro, non equivale a dire che sono gli stessi – il Medesimo in varie forme -, ma che tutti sono differenti. La tolleranza, quindi, non consiste nel guardare l’Altro per vedere in lui il Medesimo, ma nel comprendere ciò che lo costituisce in quanto altro”

Alain de Benoist, Che cos’è l’ideologia del medesimo

Tollerare significa accettare che l’altro possa essere diverso. Il differenzialismo permette l’incontro, senza presunzioni di superiorità, senza il dovere di istruire l’inferiore su quali tratti della sua cultura non rientrino nell’umanità e vadano abbandonati; permette lo scambio ma anche il riconoscimento dei tratti comuni.

De Benoist sa bene come molti incontri non siano stati pacifici. Preferire la propria identità è legittimo; come difenderla, ad esempio dal colonialismo o dall’immigrazione di popolamento. Ma una volta accettato il principio della differenza, lo scontro è limitato dall’umanità comune. Umanità cui l’uomo concreto appartiene grazie alla differenza: «Nel corso della mia vita io ho conosciuto francesi, italiani, russi […] ma in quanto all’uomo dichiaro di non averlo mai incontrato» (Joseph de Maistre, Considerazioni sulla Francia).

Forse anche per questa partecipazione all’umanità effettiva per tramite della differenza, l’imposizione del medesimo eccita la voglia di distinguersi e rischia la reazione violenta. Del resto, più gli individui specchiano il medesimo, più diventano manovrabili e condizionabili dalla propaganda, mentre una società differenziata limita mercato e potere, frena l’omologazione; abituata al diverso, esclude meno.

Pertanto, le origini lontane riferiscono al monoteismo universalista, il programma venne attuato efficacemente con lo Stato moderno e in maniera brutale dai regimi totalitari novecenteschi. Ma soltanto a partire dal secondo dopoguerra, quando l’ideologia del Medesimo ha preso forma nella globalizzazione, il mondo è stato omogeneizzato davvero in maniera forte.

Oggi, «pluralismo» e «multiculturalismo» non rappresentano che una parodia dell’antica diversità di lingue e culture umane. Vestiti, cibo, spettacoli, aspirazioni si assomigliano sempre più attraverso tutti e cinque i continenti. Le tradizioni finiscono al museo o nell’intrattenimento turistico. Varia la quantità di potere d’acquisto. Perfino la biodiversità affronta la sesta estinzione di massa.

Ma rinascono anche le identità: “il desiderio di eguaglianza, che succedeva a quello di libertà, fu la grande passione dei tempi moderni. Quella dei tempi postmoderni sarà il desiderio di identità” (Alain de Benoist, Che cos’è l’ideologia del medesimo).

Un ritorno della differenza effettivo e apparente assieme. Le nuove appartenenze, etniche, linguistiche, sessuali, religiose che tentano di uscire dalla sfera privata, ove erano state confinate, restano superficiali ma soprattutto dipendono da una scelta. Le identità tradizionali erano prevalentemente inconsapevoli, vissute quale dato naturale e collettivo, ereditate. Al contrario, le identità contemporanee rafforzano e producono il soggetto individuale.

Altro limite al medesimo sono le “insostituibili comunità”. La seconda parte del libro verte su questo tema. Nessuna convivenza umana può comporsi esclusivamente da individui in relazione egoistica, contrattuale, mercantesca.

Come affermato dal sociologo Ferdinand Tönnies, comunità e società rappresentano due idealtipi relazionali mai conseguibili integralmente: elementi dell’una e dell’altra coesistono sempre. Nella comunità si vive assieme come eredi di valori condivisi. Nella società i soci restano uniti per interesse. La comunità si accorda a organicismo, federalismo, principio di sussidiarietà, ordine imperiale. La società tende allo Stato moderno, governatore d’individui isolati e al mercato.

Oggi la relazione comunitaria è ai minimi ma resta insuperabile. Ogni bambino necessita di cura e quando impara una lingua, in qualche modo cresce all’interno di una comunità. L’uomo è geneticamente comunitario. L’io nasce e trova gli altri già lì, acquisisce coscienza di sé sempre nel contesto; si scopre, più di quanto non si scelga. Anche il rifiuto dei valori genitoriali, presuppone una concezione del modo precedente e data, a partire dalla quale sia possibile orientarsi o allontanarsi.

In fondo, anche le identità premoderne superavano la riproposizione mera del passato, rielaborando di continuo ciò per cui rimaniamo sempre noi stessi.

Significativamente, la crisi dello Stato nazionale accompagna l’ascesa di nuove identità-comunità, blocchi continentali, regioni storiche, tra l’eredità e la scelta.

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