È nel conto alla rovescia, nel tintinnare dei cristalli dei flute, i sorrisi le gesta le voci. Nel coro d’augurio si consuma il rito ad alta intensità del Capodanno e quest’anno, ci sono proprio tutti. Il capostipite, la prima, la seconda, la terza moglie, i cinque figli, i nove nipoti e tante altre persone di un certo livello riunite nella sala da ballo stuccata in oro da ventimila metri quadri calpestabili. Nonostante questo volgarissimo 2022 abbia macchiato con luci rosse e blu d’FBI la verginità della magione di Mar-a-lago, questa Casa Bianca invernale resterà sempre la Strawberry Hill di Palm Beach e tra tutte e centoventotto le stanze di questo posto la mia preferita resterà sempre l’ufficio di Donald. Signori, che gusto! Oggi dietro alla logica architettonica e decorativa di qualsiasi edificio, ma direi proprio di qualsiasi cosa, vi è la massimizzazione del ricavo e la minimizzazione dei costi. Beh l’ufficio del Tycoon è l’esatto contrario e se Trump fosse uno scrittore come Horace Walpole qui vi sarebbe l’atmosfera adatta per scrivere un neo-moresco “Castello dell’Alahambra”, magari. Se non lui, se ne occuperà qualcun altro, magari io. D’altronde prima o poi dovrò far valere questa mia laurea in lettere moderne, non posso proprio permettermi di morire in livrea. Però devo ammettere che si tratti di una livrea di un certo tessuto e che la paga sia di un certo volume. Il signor Trump probabilmente non sa chi io sia, ma io so chi è lui, il mio datore di lavoro.
Qui insieme con tutta la comunità di camerieri, maggiordomi e operatori ecologici, ci occupiamo di tutto ciò di cui Donald potrebbe aver bisogno e stasera la festa è davvero qualcosa di mai visto prima, non oso nemmeno immaginare quanto il Presidente (così si fa chiamare) abbia sborsato. Qui rischiano di lasciare più disordine di quanto ne lasciò l’Fbi con quell’improvvisata poco prima di ferragosto. Loro a rovistare nei cassetti e a dire di aver trovato chissà che cosa, noi a rimettere tutto a posto per poi sorbirci le sfuriate del Tycoon in persona che non ritrovava più le bollette per la dichiarazione dei redditi. Ovviamente scherzo, ma non posso dirvi come sia andata per davvero in quel caso, segreto professionale. Ad ogni modo trovo curioso quanto sia animata questa festa. Le circostanze suggerirebbero una celebrazione più sobria, più riservata forse. Dopo che la Corte Suprema ha approvato di pubblicare la sua “dichiarazione dei redditi” il Capo è andato su tutte le furie. Davvero un colpo basso. Le accuse dell’imminente procedimento sono quelle di frode verso lo Stato, fomentazione dell’insurrezione datata 6 gennaio 2021 e pure in Georgia stanno indagando su di lui per aver truccato le elezioni del 2020. Eppure stasera è così spensierato, guardatelo come sorride, fiero di aver resistito sinora alle frecce dei suoi detrattori, fiero di aver stretto gli accordi di Abramo con l’aiuto di quel suo caro genero. Brava Ivanka, se l’è proprio scelto bene quel Kushner, tipo ambiguo ma davvero in gamba. Anche io che di queste cose non ne capisco nulla mi rendo conto che Jared la genialità ce l’ha proprio nel sangue.
Il fondo di private equity di cui è a capo ha appena ottenuto un investimento da due miliardi di dollari da parte del tenebroso e magnanimo Bin Salman. Anche Donald con la sua passione per il golf ha avuto modo di fare affari con i sauditi. Dopo che PGA Tour ha rifiutato un accordo con il suo LIV Golf Tour, si è rivolto all’araba Dar Al Arkan con la quale ha in progetto di costruire un gran complesso di ville e campi da golf dalle parti di Ryadh se non mi sbaglio. Comunque… bah, il golf! Sarà mica uno sport il golf (questo non lo scriva). Ad ogni modo di cosa stavamo parlando? Ah già, sì. Ecco, trovo strano che questa sera abbia organizzato tutto questo, io fossi stato al posto suo sarei tutt’altro che sereno. Mi direte “tu sei un cameriere, certo che saresti preoccupato, lui è un eroe e tu non hai mai letto Hegel!”. Beh guardate che Hegel l’ho letto e vi assicuro che è parecchio frustrante essere il cameriere di un eroe, quindi lasciatemi continuare senza interrompere.
Qui la faccenda è seria, il biondo questa volta rischia grosso. L’eroe scampa a migliaia di frecce, proiettili, ma vi assicuro che ad ammazzarlo è uno solo di questi, quello che centra il cuore. Ma ce lo vedreste a quel viso orgoglioso e al suo parrucchino dietro le sbarre? Io no, ed è per questo che sono preoccupato nel vederlo così spensierato stasera. Avete mai visto, magari in qualche film, o magari letto in qualche libro, di quei magnati che danno grandi feste e poi si suicidano in solitudine? Beh si respira un’aria simile stasera, anche se dubito Mr. Trump sarebbe mai capace di ammazzarsi. È nato nel 1946 a New York e chi nasce prima del sessantotto da quelle parti difficilmente si suicida dopo esser stato il quarantacinquesimo Presidente degli USA. Troppo orgoglioso, figlio di un’epoca che non c’è più e proprio per questo determinato a resistere. Io fossi in lui me ne fuggirei in Arabia Saudita, gli basterebbe prendere uno dei suoi jet privati e lasciar un bigliettino appeso al frigo con su scritto “amore sono a Ryadh per lavoro, torno domenica, baci”. Voi ridete, ma io dico sul serio. Da quelle parti riceverebbe una calorosa accoglienza, soprattutto dopo che i sauditi hanno firmato quell’accordo con Xi Jinping per vendere il petrolio in yuan. Ma sì, dai! Ne hanno scritto tutti i giornali, è una svolta epocale e non credo che vi sia alcun trattato con gli Usa per un’eventuale sua estradizione verso Washington. E poi pare non sia affatto un brutto posto in cui vivere. Pure Matteo Renzi l’ha definito “un nuovo rinascimento”. Comunque è quasi mezzanotte. Chissà che fine avrà fatto Donald, l’ho perso di vista. Scusate un momento.
[…]
Sono spiacente signori, ma qui non riesco a capire che fine abbia fatto. Che si sia sentito male? Melissa mi ha detto che aveva urgenza di usare il bagno. Scusate, fate passare, largo, non c’è nulla da vedere. Il bagno è occupato, ma mancano pochi minuti al rintocco della campana, chiamate la sicurezza! […] Si è chiuso in bagno da un po’, siamo preoccupati, forzate la porta. […] Sì sì certo che abbiamo bussato prima, nessuna risposta, dai su, su! Dai che mancano pochi secondi alla mezzanotte, sfondate la porta!
3, 2, 1 …
Il bagno è vuoto, la finestra aperta sul buio del nuovo anno, le tende in seta che svolazzano all’aria salmastra e sul davanzale un libro: Fuga di Mezzanotte, B. Hayes, W. Hoffer.
Molto meglio il film.