La sua vita fu un destino eretico, un martirio civile, la lotta continua di un visionario contro i pregiudizi della sua epoca e le illusioni di un potere cieco ed antico. Pluriscomunicato dalla chiesa, rinnegato durante il fascismo, dimenticato e liquidato dai partiti nell’Italia repubblicana, Don Ernesto Buonaiuti fu un uomo contro che visse una vita da perseguitato politico e teologico per le sue idee anticonformiste e pioneristiche. Buonaiuti fu uno dei massimi esponenti del modernismo, una corrente degli ambienti cristiani che voleva riformare il cristianesimo alla luce della sua matrice originaria, di un’idea di chiesa salvifica in opposizione con le gerarchie ecclesiastiche ed il dogmatismo gesuitico. Vissuto tra gli anni ‘80 dell’Ottocento e i primi anni della Repubblica, attraversò tutti i momenti della storia italiana come un perseguitato, un clandestino, un imperdonabile, che in pochi anni si fece il cattivo maestro di generazioni di illustri allievi i cui insegnamenti diretti e postumi hanno plasmato per sempre il destino della chiesa postconciliare, da Giovanni XXIII a Papa Francesco, diventando il maestro segreto di un cattolicesimo nuovo ed umanitario.
Un neocristianesimo che rinnega l’idea tridentina di una chiesa come compagnia di assicurazione per l’oltretomba diventando una sorta di partito social-progressista confessionale, che alla salvezza preferisce la salute, allo spirito l’umanità, alla provvidenza il progresso. Una chiesa umanitaria e terzomondisti ecumenica e terrena che vuole smettere di essere una mostra permanente di cimeli del passato per rispondere alle esigenze del futuro, con cui forse più che confrontarsi si compromette. Un passaggio che per molti sembra l’ultimo possibile, preferendo una chiesa popolare viva piuttosto che quella morta dei dottori del cristianesimo, dell’eterno e dello spirito. Un cambiamento epocale, che ha come sua massima incarnazione la dottrina bergogliana, che non può essere compreso senza indagare le idee, il percorso e le eresie di questo Lutero modernista, amato da Andreotti ed odiato dalla Dc, oppositore del fascismo e rinnegato dagli antifascisti, tra il pensiero sociale e l’anticomunismo.
Per comprendere questa figura rivoluzionaria è necessario leggere lo straordinario saggio di Giordano Bruno Guerri: Eretico o santo. Ernesto Buonaiuti, il prete scomunicato che ispira Papa Francesco (La Nave di Teseo). Un saggio in cui Guerri, Plutarco moderno delle vite dei protagonisti del novecento, da Bottai a D’Annunzio, passando per Marinetti e Malaparte, ricostruisce la vita, i tumulti, i turbamenti e le eresie di un imperdonabile tra eresia e santità la cui esperienza diventa l’autobiografia del rapporto impossibile tra il cattolicesimo e l’adattamento con la modernità.
-Perseguitato e venerato, santo ed eretico chi era Don Ernesto Buonaiuti?
Era un sacerdote romano piissimo, coltissimo, al quale si prevedeva una grandissima e strepitosa carriera ecclesiastica (cardinale, papa), poiché era uno studioso straordinario per cultura, carisma e acume, se non che all’inizio del Novecento divenne il capo del modernismo, ovvero di quella corrente di pensiero che, soprattutto in ambienti cattolici, voleva valutare i testi sacri della tradizione cristiana alla luce delle moderne conoscenze scientifiche. Un’idea che la chiesa fece sua solo dopo molto tempo, soprattutto con il concilio vaticano II e che con papa Francesco, mentre all’epoca, ai tempi di Pio X, provocò la scomunica dei modernisti, con l’enciclica Pascendi Dominicis Gregis. Buonaiuti, nonostante le condanne della chiesa, non rinnegò le sue teorie, che misero in crisi alcuni dogmi e molte tradizioni cattoliche, e per questo fu scomunicato più volte fino al 1926, anno in cui ricevette la scomunica “vitando”. Una scomunica terribile che prevedeva che se uno scomunicato “vitando” stesse morendo di sete un buon cristiano non poteva aiutarlo.
–Perché il cristianesimo di buonaiutiano è così scomodo e inservibile sia per la chiesa del primo Novecento sia per il cristianesimo democratico della DC e per il mondo dei partiti dell’Italia repubblicana?
Per capirlo bisogna fare un passo indietro, riavvolgere la storia e tornare a quel fatidico 1926, quando erano in corso le trattative tra Governo Fascista e Santa sede per il Concordato. In quel periodo Mussolini difese Buonaiuti in nome del suo antico anticlericalismo, perché molto scomodo al Vaticano ed ai gesuiti. Nonostante ciò il pontefice e la Chiesa si accanirono sul caso di Don Ernesto e, infatti, ben due articoli del concordato sono stati fatti specificatamente contro di lui: il primo quello che vietava la tonaca per legge a chi non facesse parte della Chiesa, mentre lo scomunicato continuava a portarla; l’altro riguardava l’insegnamento nelle scuole, imponendo che tutti i sacerdoti ed ex sacerdoti che insegnavano nelle università dovessero avere il permesso del Vaticano, poiché Don Ernesto era docente alla sapienza con un corso sulla storia del cristianesimo. Mussolini cedette, ma permise a Buonaiuti di rimanere come ricercatore per degli studi su Gioacchino da Fiore, anche se nel 1931 perse questo incarico, in quanto fu uno dei 12 professori su 1200 che si rifiutarono di giurare fedeltà al regime fascista. Fuori dalla Chiesa e senza stipendio, con a carico una vecchia madre devota ed attaccata alla fede, visse gli ultimi anni della sua vita fino alla morte nel 1946 in povertà, senza mai pentirsi né verso la chiesa né verso il fascismo. Un eroe civile che anche dopo la liberazione, mentre gli altri docenti furono reintegrati nei loro precedenti ruoli e coperti di gloria, lui fu l’unico che non tornò in cattedra e contro di lui si levò anche De Gasperi che si mobilitò contro di lui per la sua opposizione al Vaticano. Non lo difese nessuno né il PCI di Togliatti, né i partiti laici e Benedetto Croce, che disse scandalosamente «non faremo mica una guerra di religione per Buonaiuti», tradendo il principio di libertà intellettuale.
-Non crede che il cristianesimo modernista di Buonaiuti e dei modernisti abbandoni lo spirito in favore dell’umanità, una impostazione di questo genere non apra più che le braccia le gambe al mondo moderno?
Dovremmo chiederlo al Papa, che sta facendo esattamente questo. Un papa gesuita definito non a caso modernista. Io da non credente non mi occupo di questione teologiche e non voglio entrarci, ma so che Papa Francesco, dopo che Giovanni XXIII hanno accettato delle riforme e dei cambiamenti della liturgia e delle credenze della chiesa, Papa Francesco sta facendo numerosi passi in avanti. La sua frase, “chi sono io per giudicare”, rispetto ai cristiani omosessuali, è la sintesi del pensiero di Buonaiuti, ovvero la visione di una chiesa salvifica, che perdona, piuttosto che l’idea di una chiesa che minaccia inferno e punizioni.
-E secondo lei quanto l’influenza di questo modernista atipico ha plasmato le idee e le convinzioni del Papa gesuita e della chiesa da Giovanni XXIII in poi?
Secondo me moltissimo. Basti pensare che Buonaiuti ha influenzato moltissimo papa Giovanni XXIII, Don Ernesto vestiva per la prima messa un giovanissimo Angelo Roncalli, erano infatti compagni di seminario. Lui conosceva Buonaiuti e le sue idee, solo che credeva che un sacerdote, come un vescovo o un cardinale, dovessero obbedienza assoluto ai papi, e così fece per tutta la vita fino a quando divenne lui stesso papa, e quindi non era più soggetto a quella obbedienza. Infatti è testimoniato che prima del concilio Giovanni XXIII si fece portare l’elenco di tutti i 4mila scritti di Buonaiuti, ovviamente per studiarli, ed il concilio agì di conseguenza, o almeno lo fece in parte. Quanto a Papa Francesco, non ha mai citato Buonaiuti, ma sicuramente lo conosce, perché i gesuiti nella lotta eresia modernista erano diventati dei conoscitori dell’opera di Buonaiuti e portarono avanti molti studi su di essa.
-Da pericolo a risorsa come l’eresia di Buonaiuti è diventata, in parte, la nuova verità della chiesa?
Buonaiuti scrisse nella prima età «le mie idee si affermeranno nel prossimo secolo» e si stanno realizzando in parte una dietro l’altra. Basti pensare allo scandalo della statuetta amazzonica portata da Francesco a San Pietro è una tipica idea buonaiutiana ovvero che tutte le fedi hanno pari dignità. Poi dall’eliminazione di santi leggendari, alla riforma della liturgia e soprattutto il dialogo con le altri confessioni cristiane alla ricerca di una conciliazione che oggi ci pare una normale mentre all’epoca era scandaloso solo proporlo.
-Quanto ha influito il pensiero di Don Ernesto nelle aperture del concilio Vaticano II?
Bonaiuti, ignoto al pubblico, è invece ben noto ai teologi, infatti molti cardinali parlarono durante il concilio di svolta buonaiutiana e settimana bonaiutiana, influenzando di fatto lo sviluppo della chiesa. La cosa scandalosa o che almeno scandalizza me è che non lo si riconosca pubblicamente non rendendogli i propri meriti. Soprattutto è scandaloso che non lo faccia la chiesa.
-Bergoglio è il katechon di un cristianesimo parziale, ma l’ultimo possibile e nella storiadei rapporti tra chiesa e stati questo papa atipico, così clemente verso il progressismo ed aperto verso il terzo mondo che ruolo sta svolgendo? Sarà il prepapa di una nuova chiesa?
Credo di sì perché la chiesa sta andando nella direzione indicata da Bonaiuti perché è la sua unica speranza di salvezza, poiché come la chiesa si è adattata al big bang e alleliocentrismo ora dovrà adattarsi alle scoperte del mondo scientifico e di una societa secolarizzata. Credo inoltre che la figura di Bonaiuti sia ancora indigesta al cattolicesimo romano fossero le sue idee sulleucaristia. Poiché egli sosteneva con prove che la presenza del corpo e il sangue di Cristo sia in realtà una derivazione assira e credo che non possa essere tollerata Dalle autorità ecclesiastiche , ma qui si entra in un dibattito teologico in cui non voglio addentrarmi