OGGETTO: Draghi contro Draghi
DATA: 24 Gennaio 2022
SEZIONE: Politica
FORMATO: Analisi
AREA: Italia
Le prospettive dell’Italia con o senza Draghi. La quinta e ultima puntata della nostra indagine.
VIVI NASCOSTO. ENTRA NEL NUCLEO OPERATIVO
Per leggere via mail il Dispaccio in formato PDF
Per ricevere a casa i libri in formato cartaceo della collana editoriale Dissipatio
Per partecipare di persona (o in streaming) agli incontri 'i martedì di Dissipatio'

In questo contesto, il quadro politico-istituzionale delineato dall’era Draghi si presta ad alcune considerazioni sul futuro dell’agenda politica imbastita in questi mesi. In primo luogo, si è assistito a un’evoluzione semi-presidenzialista del potere istituzionale del Presidente del Consiglio direttamente vincolata allo standing personale di Draghi. I decreti, specie se mediati in sede di consiglio dei Ministri tra le varie anime della maggioranza, arrivano al Parlamento senza possibilità di nuove letture, come avviene in molte forme di legislazione tipiche del modello semipresidenzialista francese. Tale prassi è però direttamente collegata al potere apicale di Draghi, e difficilmente potrebbe essere replicabile se la maggioranza dovesse esistere con una diversa figura alla guida. L’acuta volatilità della pandemia e la crisi dell’inflazione e dei prezzi energetici hanno del resto iniziato a far presagire segnali di cedimento nella maggioranza di larga coalizione che andranno monitorati con attenzione.

Secondo punto è il tema della scadenza del mandato di Draghi, che si intreccia direttamente con la caldissima partita del Quirinale. A seconda che Draghi riesca nella scalata al Colle nell’imminente contesa o che finisca rimanere alla guida del governo gli scenari cambiano. Nel primo caso, l’obiettivo sarebbe quello di governare dal Quirinale un’applicazione sostanziale dell’agenda di governo, dell’implementazione del Recovery Fund italiano e degli sviluppi politici in continuità con Mattarella; nel secondo caso, invece, Draghi si troverebbe di fronte al caos con una maggioranza in caduta libera in un clima pre-elettorale. Esponendosi inevitabilmente al rischio di una maretta continua e di un rapido esaurimento della capacità di governo. In entrambi i casi, questi scenari rappresentano il collo di bottiglia in cui Draghi arriva ad aver necessariamente a che fare con la fiducia dei partiti nei suoi confronti, e rischia di bruciarsi qualora scenari inediti o crisi logorassero la sua immagine.

Terzo punto è il fatto che lo Stato profondo del potere italiano si è arrogato un diritto di supplenza delle istituzioni politiche che difficilmente potrà tenere fuori dal perimetro di un’emergenza e dovrà necessariamente evolvere una soluzione d’uscita per il futuro. E qua arriviamo al grosso rischio di un cortocircuito: i partiti, i media, gli enti economici hanno applaudito l’agenda Draghi non solo per assenza di alternative ma anche perché la considerano un “potere frenante”, un katehon in grado di garantire un periodo di tregua da ogni riflessione sui limiti della loro azione e della loro elaborazione politica; ma d’altro canto, hanno firmato una cambiale in bianco nei confronti del presidente del Consiglio, abdicando alla volontà di formare autonomamente classe dirigente e impegnandosi a proseguire sull’agenda Draghi di riforme e piani anche in assenza di Draghi stesso.

Potrà la classe politica sopravvivere a un’ulteriore de-legittimazione, a un nuovo danno autoinferto come questo? Il discorso è serio e pone la domanda cruciale sul giudizio storico dell’era Draghi. Parliamo di un “momento de Gaulle” che prelude una svolta istituzionale? O dell’estrema riproposizione del tentativo di dare nuova vita a una Seconda Repubblica che non esiste più? La risposta starà nella capacità della politica di immaginare sul lungo periodo le rotte dell’Italia di domani. A prescindere da Draghi.

I più letti

Per approfondire

La cultura di destra e la sindrome “under dog”

Nel pensiero del nuovo ministro Sangiuliano, più che conservazione si può dire ci sia "reazione", da intendere nel senso di rivincita, di "riscatto", nei confronti di una cultura generalmente definita "comunista".

“È necessario finirla con lo spauracchio del ritorno della destra, che alla gente non interessa minimamente. Oggi si possono vincere le elezioni solo sui problemi concreti”. Il verdetto di Clemente Mastella

In un sistema politico in cui tutti muoiono democristiani abbiamo chiesto al re dei democristiani il significato del "centrismo".

Prove generali di 25 aprile

Il governo di Giorgia Meloni sembra intenzionato a costituirsi parte civile nel nuovo processo sulla strage di Piazza della Loggia, fra malumori interni e velate accuse di tradimento ideologico.

Il prezzo del commissariamento

Il pragmatismo del Governo Meloni rimanda alle idee del Cardinale Richelieu. La stesse che portarono la Francia del Seicento alla sommossa popolare.

Licio Gelli mental coach

“Come arrivare al successo” è un pezzo unico della letteratura motivazionale che mette in luce la bizzarra dualità di un personaggio particolare come il "Venerabile Maestro". Una rilettura.

Gruppo MAGOG