OGGETTO: Teologia del Collasso
DATA: 02 Maggio 2022
SEZIONE: Recensioni
FORMATO: Analisi
“Cyclonopedia” (Luiss University Press) di Reza Negrastani, filosofo accelerarazionista iraniano, è una rilettura psichedelica del petrolio, tra magia e geopolitica dell'apocalisse.
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 «Anche la Terra scrive le sue storie… è magia nera, sotto le mentite spoglie di un codice».

Cyclonopedia, Reza Negarestani

Nel luglio del 2005, Kristen Alvanson, una suicide girl newyorkese, inizia un viaggio in Turchia per incontrare un individuo anonimo, conosciuto sulla chat di un forum decisamente delirante e paranoico, The Hyperstition, o l’iperstizione, dalle celebri “profezie autoavverantisi” di Nick Land. L’uomo che deve incontrare è un utente sconosciuto, che si firma con un impronunciabile s serpentina tipica del persiano, con cui si era data appuntamento all’aeroporto di Istanbul. Quell’uomo non verrà mai e Kristen passerà una settimana intera in un albergo turco, mangiando kebab e scambiandosi strane e-mail con questo sconosciuto. Giorni identici che vengono turbati dal ritrovamento di una misteriosa scatola ricca di ciarpame e oggetti insignificanti, braccialetti, biglietti da visita, una cartolina ingiallita per una sconosciuta città persiana, un cd su un serial killer insonne ed un manoscritto. Un manoscritto fatto di post-it gialli, sezioni stampate e scritte a matita incollate caoticamente. Legge il nome dell’autore e il titolo: Cyclonopedia di Reza Negarestani. Alla pagina successiva c’è una dedica consumata scritta in lapis: «per la strega», ed inizia la lettura di questo testo oscuro.

Si apre così Cyclonopedia, contaminazione con materiali anonimi, edito Luiss University Press. Una teologia eretica, un saggio di demonologia geopolitica, un romanzo gotico orroroso e schizofrenico, la monografia apocrifa del collasso apocalittico islamico del Medio OrienteCyclonopedia è la sintesi di tutte queste definizioni, una theory fiction che si propone di fondare una nuova metafisica capace di coniugare occultismo e logica hegeliana, cabala e scientismo, transumano e magia nera, attraverso una struttura ibrida tra saggio, diario, racconto dell’orrore e sacra scrittura. Il libro, scritto da un filosofo iraniano dalla vita misteriosa e che oggi scrive tutt’altro, è una sintesi di atmosfere filosofiche e superstizioni intellettuali che, di fronte alla crisi dell’idealismo e alla frammentazione inconsistente del postmoderno, vuole inaugurare una nuova metafisica, capace di cicatrizzare la frattura tra filosofi analitici, che basano la loro indagine sulla logica, il rigore e la ripresa delle scienze naturali, e continentali, più orientati verso l’intuizione, la persuasione, le discipline umanistiche, attraverso un approccio ibrido tra rigore matematico ed esplosione stilistica, rappresentato dalla theory fiction, che possa coniugare Wittgestein e Heidegger, Russel e Foucault.

Un nuovo corso della filosofia che, di fronte allo smarrimento dei troppi paradisi delle postmodernità del neocapitalismo, contrapponga una rinascita del sacro, che possa fondere le eresie della teologia islamica con il transumanesimo, accelerando il processo di perfezionamento dell’uomo iniziato dalla tecnica, con la spiritualizzazione pagana-ctonia promossa dalle eresie mediorientali. Una mistica dell’orrore capace di imporsi tramite i primati  «del sacro, della magia, della violenza» rispondendo alle due grandi mutazioni della postmodernità: «deterritorializzazione» e «dematerializzazione».

Cyclonopedia (LUISS) di Reza Negarestani

Da una parte, riprendendo Deleuze e Guattari e, soprattutto, Nick Land, Negarestani era infatti un membro del collettivo accelerazionista del CCRU: di fronte allo sradicamento e all’omologazione portata dalla globalizzazione l’unico sbocco è l’accelerazione di tale processo tramite il totale sconfinamento dell’individuo e la totale metamorfosi verso l’inumano. Dall’altra, assecondando il passaggio dalla biosfera, dei rapporti vitali di Foucault, all’infosfera, vedendo nell’AGI e nella diffusione dell’intelligenza artificiale e della rete l’evoluzione naturale del concetto di spirito che deve transitare l’uomo verso la fine della storia tramite, non la nottola di Minerva, ma i rapaci sacri del mazdeismo persiano. Una duplice rivoluzione che dovrebbe portare l’uomo alla singolarità e alla connessione con l’anima del mondo e che è la conseguenza perfetta della petropolitica, ovvero i rapporti di forza determinati dal petrolio. 

Il petrolio è il vero protagonista di questo saggio, è l’archè del mondo e delle soluzioni umaneCyclonopedia è un libro di profezie «geotelluriche secondo la progressione decimale della linea Gog e Magog», ovvero le dinamiche petrolifere sono il subconscio della civiltà moderna, l’oscura scatola nera del Medio Oriente, che sconfinando in nevrosi globale ha trasformato il declino persiano in patologia terrestre, che si fonda sull’autoestinzione e autorigenerazione continua di se stessa. Il testo di Negarestani segue e sviluppa le premesse di un altro eteronimo, che, come la Kristen dell’introduzione, non è altro che una delle maschere di Reza (come verrà chiamato dalla suicide girl nei suoi scambi epistolari): Hamid Parsani. Parsani è un ex archeologo batterico persiano, impazzito dopo aver esumato e profanato un antico cimelio mazdeista, la Croce di Akht, che, illuminato dalle mostruose geometrie della reliquia, ha compreso il senso del mondo, racchiuso nel suo trattato introvabile Defacing the Ancient Persia. Una vera e propria fenomenologia del petrolio, che porterà il suo autore alla follia più totale, tanto che molte delle ultime pagine del manoscritto di Parsani sono illeggibili e senza senso, in cui l’autore si appella ad una oscura strega (la stessa a cui è dedicata Cyclonopedia), fino ad essere sequestrato e fatto sparire dalla polizia politica dello Scià di Persia prima della rivoluzione culturale iraniana.

Il saggio di Parsani, però, non è solo un testo sul petrolio, ma un trattato escatologico per spiegare  «9500 anni di distruzione» come un nuovo sequel del libro di Arda Wiraz, una Divina Commedia Zoroastriana, che descrive il Medio Oriente non come un orizzonte geografico, ma come una vera propria entità senziente e vivente, abitato da grandi antiche oscure divinità sotterranee, un mostro degno del ciclo di Chtulhu. Un demone Lovecraftiano, ctonio e raccapricciante che condiziona e influenza i parassiti umani che lo infestano, e che ha nel petrolio la sua linfa, il suo sangue, un abisso nero di energia e magia oscura, secondo Parsani e l’autore, che da millenni palpita attraverso le guerre, le conquiste e le trivellazioni, in uno stato di declino permanente che più sprofonda più si rigenera. Nelle sue prove tecniche di resurrezione permanente questa bestia geotellurica ha invaso il mondo sconfinando, fondendosi con lo spirito del capitalismo globale nella doppia  «apocatastasi», capace di realizzare una apocalisse islamica eretica e la fine della storia auspicata dalle frange più cosmiste dell’accelerazionismo di destra, superando l’umano per sempre nella petrosintesi della singolarità, in fusione con il destino geo-esoterico del mondo.

Un grande horror show tra blasfemia apocalittica e analisi geopolitica delle controversie internazionali, che convergono nell’alchimia, nei calcoli della cabala, nelle prospettive più allucinate dell’intelligenza artificiale generale, chiamata  «complesso ()hole», la genesi poromeccanica di un nuovo delirante mondo. Complesso che associa l’occultismo all’informatica, l’esoterismo all’econometria, creando una costruzione ermetica e sincretica che vuole continuare quella grande rilettura della tradizione di Ermete Trismegisto e Giordano Bruno, fondendoli con l’idealismo tedesco e le teorie cyberfilosofiche di Morton e Sadie Plant. Nel rapporto con il petrolio Reza Negarestani legge il legame con l’inconscio collettivo, la volontà che fa convergere dialettica hegeliana e antiche profezie sciamaniche nell’informatica, descrivendo nella scienza una forma di magia essoterica e collettiva e nella magia una sapienza iniziatica e sufistica. Una mistica che sa che il nome di dio, in un psichedelico tetragrammeton, è NAFT(petrolio in persiano, da cui la nafta). Una visione che si ricollega all’opera lovecraftiana, riesumando i grandi antichi mostri dormienti negli abissi del mondo, in un animismo orroroso che ha come suo Necromicon Cyclonopedia e l’opera omnia di Parsani, tra alchimia ed epistemologia, cosmogonia e chimica inorganica. Poiché il petrolio è «il lubrificante ultimo delle meccaniche palpitazioni del mondo», un processo inconscio che vede nell’oleodotto non un tramite o una arteria, ma un luogo sacro una tecnostruttura che muove panteisticamente le sorti degli uomini, che trasforma le sue arterie metalliche nei fili che muovono i destini delle marionette umane.

Leggendo Cyclonopedia non bisogna compiere l’errore di leggere Reza Negarestani come un filosofo analitico, quando il suo testo è una allegoria pulp fantascientifica a sfondo mistico filosofica, fatta di simboli, riti, allucinazioni, deliri, che potrebbe essere illustrato da un Beksinski o da un Dalì in versione orientale, che tramite antiche perdute reliquie racconta la petropestilenza, ovvero la catastrofe ambientale travolta dalla plastica e dall’inquinamento, che non vuole fermare, ma compiere per disumanizzare per sempre l’umanità, trasformando la terra in deserto. Una visione folle, allucinata e surreale che rendono Cyclonopedia uno dei testi più particolari e originali del XXI secolo. L’ultima tessera del mosaico di una nuova metafisica landiana che verrà abbandonata nelle opere successive, come Intelligence and Spirit a favore di una impostazione analitica e una conversione verso il razionalismo scientista e di un platonismo moderno, da cui lo stesso autore prenderà le distanze. Un testo impossibile che ribalta la legge di Clarke, affermando che la scienza è una magia per le masse.

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