Classe 1995, di Porto Recanati, laureato in Storia, Massimiliano Vino è attualmente analista geopolitico per "Rivista Domino", docente di storia e filosofia, redattore per "Dissipatio" e autore e collaboratore per "Rivista Contrasti". È inoltre autore del romanzo distopico "Storia di una vecchia rivoluzione reazionaria", edito Bookabook.

Il fascismo nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

Il fascismo fu rivoluzione giovanile in senso stretto e tragico. Voluta dai giovani usciti profondamente trasformati dall’esperienza della trincea. Dall’arditismo, tramutatosi in disprezzo per la società esistente. Di questi elementi, che emergono in “M”, sembra non rimanere granché traccia quando ci si sofferma sull’oggi e sugli stentati paragoni con il neofascismo contemporaneo. Fenomeni odiosi, senz’altro. Da tenere d’occhio, senza dubbio. Da temere, probabilmente, ma in una veste nuova e con uno sforzo intellettuale superiore a quello della reductio cui le nostre stanche società ci hanno abituato.

Salvarci o invecchiare

“Colui che pensa di restaurare ciò che è irrimediabilmente destinato a crollare è come il vecchio che si illude di rivivere la propria gioventù. È questo l’inganno del reazionario.” Un ciclo storico, come un ciclo biologico, è forse impossibile da invertire. L’ipotesi dell’eternità non può sussistere per nessuna civiltà. La vecchiaia, allora, può diventare una salvezza.

Nvidia, videogiochi, Dune

Umanità e hardware sono le due componenti fondamentali nella corsa tecnologica del XXI secolo. Alessandro Aresu, nel suo ultimo libro "Geopolitica dell'intelligenza artificiale" (Feltrinelli, 2024), ricostruisce le storie e le lotte intestine di potere degli uomini che stanno rivoluzionando il mondo: videogiocatori incalliti come Musk e spesso megalomani come Palmer Luckey o Peter Thiel, prodotti della stessa ferocissima etica del capitalismo e del sogno americano che ha gemmato le loro aziende.

Il solitario di Providence

Guardare all’esperienza esistenziale e letteraria del H.P. Lovecraft significa calarsi in un contesto di profondi rivolgimenti per gli Stati Uniti. Il suo slittamento imperiale è già percepibile. La sua estroflessione e la sua corsa alla modernità la collocano già in testa alle nazioni occidentali, prima del definitivo collasso dell’Europa dopo il 1945. L’uomo Lovecraft, figlio di un’America anglosassone, sta assistendo all’affermazione sempre più forte dell’Heartland a trazione teutonica nel Midwest e alla diluizione del potere anche culturale del cordone ombelicale inglese. Se Steinbeck dà voce all’America profonda dinanzi alla Grande Crisi del 1929, egli si fa cantore degli anglosassoni scalzati dal potere, lontani tanto dall’America rurale, quanto dal cuore newyorkese della modernità statunitense.

Il ritorno della geopolitica globale

Dal rimosso storico all’abuso corrente, la geopolitica emerge dall’ombra e si riafferma come pratica ineludibile. L’antologia di Giuseppe De Ruvo - Storia e filosofia della geopolitica - edita da Carocci, scandaglia con rigore la continuità tra le intuizioni di Ratzel e l’odierno scacchiere globale. Tra eco di Mackinder e le manovre di Kissinger, il saggio disvela il ritorno dell’uomo come fulcro strategico in un mondo dove il dominio tecnologico e digitale ridefinisce il futuro delle potenze.

L’essenza nascosta della geopolitica

“Sotto la pelle del mondo” di Dario Fabbri ci conduce oltre la superficie della geopolitica, verso un’analisi che intreccia storia, geografia e psicologie collettive. In questo viaggio, le dinamiche del potere e le tensioni tra popoli si rivelano non semplici questioni di leader o economie, ma riflessi profondi di pulsioni umane. Fabbri ci invita a scrutare oltre le apparenze, a cogliere l’essenza nascosta delle nazioni e dei conflitti, in un mondo dove nulla è come sembra e ogni dettaglio nasconde un significato più profondo.

La lezione romana

L’ascesa e il crollo dell’Impero romano rappresentano un monito per tutte le civiltà, trascinando con sé grandezza e fragilità. Dal capolavoro di Edward Gibbon fino alle riflessioni di Nietzsche e Spengler, la caduta di Roma risuona come una metafora universale. Oggi, come allora, l’inevitabile declino delle egemonie globali invita a riflettere sulla transitorietà delle società e sulla loro vulnerabilità.

Le questioni geopolitiche del mondo antico

Guardare al passato con gli occhi del presente è un esercizio rischioso, che non tiene conto delle mutate condizioni e della differente visione del mondo caratteristica di collettività così lontane nei secoli o nei millenni. Mutando le categorie, mutano anche le ambizioni e le necessità geopolitiche delle popolazioni. Ciononostante, è possibile analizzare alcuni elementi che, pur rimanendo vincolati a un tempo lontano, rappresentano delle chiavi di lettura dei processi avvenuti nel Mediterraneo dal II millennio a.C. al VI secolo d.C. con interessanti rimandi all’attualità.

Il cinquantunesimo Stato

L'Italia americana è una creatura di recente sviluppo. È solo negli ultimi anni, infatti, che è stato assorbito tutto ciò che arrivava da oltreoceano con una inconsapevolezza impensabile. È così che i fatti di casa loro sono diventati fatti di casa nostra. Ed è così che si saluta con gioia la cessione di propri comparti strategici, quale dovrebbe essere la Tim, per motivazioni puramente economiche e finanziarie, e non come tributo all’impero di cui gli italiani si sentono orgogliosamente parte.

L’Italia non è più un Paese per vecchi

Sembra paradossale, ma il Paese più vecchio del mondo - assieme al Giappone - non ne vuole sapere di accettare la propria condizione. I vecchi inseguono i giovani comportandosi come loro. E invece di rappresentare la connessione col passato, inseguono l'ultimo trend, cercando di non distinguersi dai loro figli o nipoti. La scomparsa dell'età adulta, così, non solo rende i rapporti intergenerazionali ridicoli, ma li degrada uniformando i ruoli.

Nessuno tocchi gli astensionisti

Il dato che emerge dalle elezioni europee è un'affluenza da record negativo. La maggioranza assoluta (50,4%) degli aventi diritto ha scelto, con decisione o per lassismo, di disertare le urne. E già si scatena l'indignazione di chi alza il dito contro la trasversale assenza di responsabilità civica. Ma non votare è un diritto, oltre che un segnale per dire tanto quanto - se non di più - si farebbe votando.

Gli Stati disuniti d’Europa

Alla vigilia delle elezioni europee, emerge chiaramente che l'Unione rimane una realtà complessa, sospesa tra il sogno di unità e le persistenti divisioni nazionali. Mentre gli sforzi per un'integrazione pacifica continuano, con iniziative educative e politiche comuni, la mancanza di un esercito unificato e una visione geopolitica condivisa evidenziano i limiti di questo progetto. La storia del continente unito, ancora influenzata dall'ombrello americano, riflette le difficoltà nel realizzare appieno il suo stesso progetto.
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