Classe 1995, di Porto Recanati, laureato in Storia, Massimiliano Vino è attualmente analista geopolitico per "Rivista Domino", docente di storia e filosofia, redattore per "Dissipatio" e autore e collaboratore per "Rivista Contrasti". È inoltre autore del romanzo distopico "Storia di una vecchia rivoluzione reazionaria", edito Bookabook.

Il peso dei millenni

Gli iraniani hanno capito di dover fare da soli: oggi come in ogni fase della propria storia millenaria, i persiani sanno piegare il tempo a proprio vantaggio. Se n'è reso conto Michael Axworthy, scrivendo in “Breve storia dell’Iran” (Einaudi, 2010), come molto dell’anima attuale dell’impero persiano, ai più incomprensibile, sia il frutto di una stratificazione che ha lasciato intatte le ambizioni e la tenacia del suo popolo attraverso i millenni.

Il Go, chiave della logica cinese

Gli Stati Uniti stanno agli scacchi come la Cina sta al Go, antico gioco millenario dove non serve sconfiggere il nemico, ma conquistare lo spazio attorno ad esso. Una logica che da sempre si è traslata nella postura geopolitica cinese, e che oggi si ritrova nelle modalità in cui viene gestito il dossier taiwanese.

Smettiamola di morire di quorum

L’Italia in maggioranza ha smesso di scegliere da anni. Vuole solo essere lasciata in pace e spesso in panciolle, accettando anche di subire in silenzio. E se è vero, come ci hanno insegnato, che l’individuo è sacro, autonomo, responsabile delle proprie azioni e di quelle dei propri consimili, non è scritto da nessuna parte che queste ultime debbano ispirarsi ai più nobili intenti. Né che un’azione sia sempre preferibile, per convenienza, a una non-azione.

Il realismo offensivo di John Mearsheimer

Stretti tra le maglie di una volontà idilliaca di vedere il mondo organizzato secondo legittime aspirazioni di pace, con una tempesta in corso e sempre più avvolgente intorno al ventre molle e pacifico del globo, nessuno degli Stati europei occidentali ha oggi più contezza della tragedia insita nelle relazioni internazionali. In un simile contesto, il realismo offensivo di Mearsheimer sembra disvelare tale spettro. Rendendoci edotti della falla di un sistema per sua natura soggetto agli umani mutamenti. Anarchico, perché privo di una guida globale, che forse mai esisterà.

Umano, per sempre umano

Che ne sarà dell'uomo in un'epoca di progresso avanzato e di dominio della tecnica? Rileggere Dune di Frank Herbert, o il "Ciclo delle Fondazioni" di Isaac Asimov, ci aiuta a comprendere lo scenario più inquietante fra tutti: saremo disumanizzati solamente nella misura in cui ci lasceremo disumanizzare.

Alla ricerca di un nuovo equilibrio di potenza

Per gli Stati Uniti rinunciare alla “globalizzazione”, posto che il controllo sugli oceani resta pressoché assoluto, significa rinunciare alla propria stessa essenza imperiale. Il sogno parallelo e opposto dell’America profonda e dell’America europea. Vivere in maniera isolata o normale, il tutto mentre lo scontro ideologico tra coste e interno potrà assumere col tempo connotati sempre più violenti.

Il fascismo nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

Il fascismo fu rivoluzione giovanile in senso stretto e tragico. Voluta dai giovani usciti profondamente trasformati dall’esperienza della trincea. Dall’arditismo, tramutatosi in disprezzo per la società esistente. Di questi elementi, che emergono in “M”, sembra non rimanere granché traccia quando ci si sofferma sull’oggi e sugli stentati paragoni con il neofascismo contemporaneo. Fenomeni odiosi, senz’altro. Da tenere d’occhio, senza dubbio. Da temere, probabilmente, ma in una veste nuova e con uno sforzo intellettuale superiore a quello della reductio cui le nostre stanche società ci hanno abituato.

Salvarci o invecchiare

“Colui che pensa di restaurare ciò che è irrimediabilmente destinato a crollare è come il vecchio che si illude di rivivere la propria gioventù. È questo l’inganno del reazionario.” Un ciclo storico, come un ciclo biologico, è forse impossibile da invertire. L’ipotesi dell’eternità non può sussistere per nessuna civiltà. La vecchiaia, allora, può diventare una salvezza.

Nvidia, videogiochi, Dune

Umanità e hardware sono le due componenti fondamentali nella corsa tecnologica del XXI secolo. Alessandro Aresu, nel suo ultimo libro "Geopolitica dell'intelligenza artificiale" (Feltrinelli, 2024), ricostruisce le storie e le lotte intestine di potere degli uomini che stanno rivoluzionando il mondo: videogiocatori incalliti come Musk e spesso megalomani come Palmer Luckey o Peter Thiel, prodotti della stessa ferocissima etica del capitalismo e del sogno americano che ha gemmato le loro aziende.

Il solitario di Providence

Guardare all’esperienza esistenziale e letteraria del H.P. Lovecraft significa calarsi in un contesto di profondi rivolgimenti per gli Stati Uniti. Il suo slittamento imperiale è già percepibile. La sua estroflessione e la sua corsa alla modernità la collocano già in testa alle nazioni occidentali, prima del definitivo collasso dell’Europa dopo il 1945. L’uomo Lovecraft, figlio di un’America anglosassone, sta assistendo all’affermazione sempre più forte dell’Heartland a trazione teutonica nel Midwest e alla diluizione del potere anche culturale del cordone ombelicale inglese. Se Steinbeck dà voce all’America profonda dinanzi alla Grande Crisi del 1929, egli si fa cantore degli anglosassoni scalzati dal potere, lontani tanto dall’America rurale, quanto dal cuore newyorkese della modernità statunitense.

Il ritorno della geopolitica globale

Dal rimosso storico all’abuso corrente, la geopolitica emerge dall’ombra e si riafferma come pratica ineludibile. L’antologia di Giuseppe De Ruvo - Storia e filosofia della geopolitica - edita da Carocci, scandaglia con rigore la continuità tra le intuizioni di Ratzel e l’odierno scacchiere globale. Tra eco di Mackinder e le manovre di Kissinger, il saggio disvela il ritorno dell’uomo come fulcro strategico in un mondo dove il dominio tecnologico e digitale ridefinisce il futuro delle potenze.

L’essenza nascosta della geopolitica

“Sotto la pelle del mondo” di Dario Fabbri ci conduce oltre la superficie della geopolitica, verso un’analisi che intreccia storia, geografia e psicologie collettive. In questo viaggio, le dinamiche del potere e le tensioni tra popoli si rivelano non semplici questioni di leader o economie, ma riflessi profondi di pulsioni umane. Fabbri ci invita a scrutare oltre le apparenze, a cogliere l’essenza nascosta delle nazioni e dei conflitti, in un mondo dove nulla è come sembra e ogni dettaglio nasconde un significato più profondo.
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