Prendimi in cura da te
Curami curami curami.Curami, CCCP
Cercavano la cura contro un mondo alienante e atomizzato, contro l’occidente malato e un’esistenza immiserita dalla società consumistica. La Cura chiesta da Giovanni Lindo Ferretti è più attuale che mai. Il mondo che raccontavano i CCCP è finito, sono caduti i muri, la monumentalità sovietica è stata sostituita dal trash della comunicazione da televendita, sono caduti i miti del Patto di Varsavia e trionfa, anche nell’ex URSS, il capitalismo. Non sono finiti i disagi, le solitudini e il profondo senso di inadeguatezza tipico degli anni 80. Dall’epoca dei militanti si è passati all’epoca degli yuppies. Impiegati precari, rinchiusi in celle domestiche. Ingranaggi di una civiltà frenetica. Ora più che mai è necessario riscoprire i CCCP-Fedeli alla linea.
I CCCP (dall’acronimo in cirillico dell’URSS) sono una band punk rock italiana nata nel 1982 e operante fino al 1990. Negli anni ottanta è Ost Berlin la Parigi della new wave. Sotto l’ombrello del Patto di Varsavia molti autori subiscono il fascino del mondo del post punk tedesco, irradiati dalla monumentalità sovietica, da un mondo non edonista, vengono alla luce capolavori come la trilogia berlinese di David Bowie. Mentre nell’occidente a trazione americana il mito dell’edonismo reaganiano affascina la vecchia Europa, nauseata dalla stagione iperimpegnata del 68, in una discoteca berlinese si incontrano due ragazzi emiliani. Sono Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti. Entrambi controcorrente, inadeguati, ribelli. Ferretti, un operatore psichiatrico vicino agli ambienti di lotta continua, scoprendo la comune provenienza emiliana inizia la conoscenza con Zamboni. Elettrica sintonia che li porta a fondare insieme Zeo Giudici e Umberto Negri, dopo la breve parentesi dei MitropaNK, nel 1982 i CCCP-Fedeli alla Linea.
Sin dall’inizio i CCCP sono stati una band anomala per il panorama musicale italiano. Estremi, provocatori, visionari. Dal primo “demo1983”, prova artistica che li porta tra feste emiliane e locali fino al primo singolo: “Ortodossia”. Nei primi album si respira una atmosfera da Good bye Lenin, in cui le canzoni uniscono le frasi incise sui muri di Berlino Est(come Punk Islam) ad una esaltazione totale di quel mondo alternativo al sogno americano. Dalla provocatoria e dinamitarda “Spara Jurij”, fino a “Live in Pankow”. Proprio in questo ultimo testo si evince il centro della produzione della band emiliana. In questo immaginario tour di città capoluoghi del socialismo di stato in cui si mischiano frasi e parole d’ordine del mondo sovietico. Si mostra la ragione dell’adesione al mondo dell’oriente comunista:
voglio rifugiarmi/ Sotto il piano di Varsavia/ Voglio un piano quinquennale/ La stabilità.
Live in Pankow, CCCP
La ricerca di un mondo solido, non liquido o effervescente, lontano dall’individualismo capitalista e dal relativismo attuale, in cui vi siano certezze e punti fermi. Ribellandosi ad una realtà alienante dove l’uomo è frammentato e trafitto dalla modernità. Tema che verrà ripreso anche in “Trafitto”, dove si arriva alla ammissione che “nell’era democratica”, l’uomo è trafitto e trapassato da un futuro di merci e commercializzazione. In cui si finisce preda di “fragili desideri a volte indispensabili a volte no”. Una critica al mondo consumista che verrà ripresa nell’album più espressivo della band: “1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età”.
“Affinità-Divergenze” del 1985 è il primo album dei CCCP, che deve il suo nome al titolo di un editoriale del “Quotidiano del popolo” (organo del partito comunista cinese). Con questo album la band di Ferretti e Zamboni, si impone sul panorama musicale italiano, introducendo due figure celebri nella storia della band punk emiliana Danilo Fatur (Artista del popolo) e Annarella Giudici (Emerita soubrette), performer che accompagneranno la band con interpretazioni oniriche, irriverenti, perturbanti e forse oscene. Il nucleo centrale dell’album resta la panoramica sulle criticità del mondo occidentale.
La società che viene raccontata è impersonale, apatica, crudele. Una società che crea feticci senza personalità e non cittadini e cittadine. In “io sto bene”,una delle tracce più famose dell’album, dove si esprime la crisi dell’individuo in un mondo frenetico e cinico. Svanisce il senso della morale, delle idee, e più in generale ogni tipo di senso. Nel mondo di io sto bene al protagonista non resta che un destino di impotenza, apatia, conformismo ed incertezza:
Io sto bene, io sto male, io non so dove stare
Io sto bene, io sto male, io non so cosa fare
Non studio, non lavoro, non guardo la tivù
Non vado al cinema, non faccio sport
Io sto bene, CCCP
Un mondo che porta ad una esistenza e monotona, una sopravvivenza, dove l’individuo è ridotto a consumatore, un ordigno del mondo capitalista che si aggrappa alla vita, ignorando di non saper vivere. Una epoca vile e sterile, dove i nauseanti leitmotiv “Produci, consuma, crepa”, cullano esistenze insignificanti che preferiscono una vita da ingranaggio della catena di montaggio ad una rivolta eroica contro un mondo devitalizzato, ma esuberante. Contro queste parole d’ordine i CCCP eleggono come loro maestri coloro che affrontarono la loro epoca scegliendo un suicidio stoico o una rivolta eroica che alla non vita delle metropoli capitaliste preferisce morire. Perciò “Lode a Mishima e A Majakovski”, in fondo la morte non è insopportabile per chi deve vivere, scegliendo la protesta ad oltranza contro la decadenza fino all’annientamento, ricordando che “la vita umana è breve, ma io voglio vivere per sempre” (Mishima).
Tracce che esprimono non solo una protesta contro l’ordine della Nato, contro l’estensione del dominio della lotta ma che attraversano il semplice attacco ideologico e si fanno megafono del disagio giovanile. Raccogliendo le nevrosi e le vie di fuga che le generazioni del benessere provavano e lasciandoci una testimonianza di un male della modernità che attraversa gli anni 80 e arriva fino al 21° secolo, rappresentando una atmosfera di disperato cinismo che ben si adatta alla realtà contemporanea. Tali temi verranno reinterpretati dall’altra parte dell’album che oltre ad affrontare il lato introspettivo e sentimentale del mondo della “fluida divinità”, soluzioni e scappatoie. Ma questa è un’altra storia…